TORRI MEDIOEVALI DI VICENZA

 

Una memoria storica di B.Bressan

 

 

La città turrita

Oltre cento torri e case gentilizie fortificate videro aspre contese tra le fazioni cittadine per venire poi rase al suolo quando il Comune si sentì forte…

 

 

 


Torri dei Pitocchi

 

 

Nel luogo ove ora è il Monastero di S.Corona e la Casa dell’Isola “…furono due contrade, dette il Palazzolo e dei Galli, corrispondenti oggidì a quelle di S.Corona e delle Canove. Quivi furono grandi palazzi e torri di nobili cittadini, cui la città di Vicenza comperò nel 1260 per la fabbrica della Chiesa e del Monastero di S.Corona, come appare nel libro della Comunità di Vicenza a carte 8” (vedi Pagliarino, III 148).

 

 

“I Pitocco (nella qual famiglia furono chiari nel 1230 Guercio ed Alberto) avevano un palazzo con una gran torre nella contrada del Palazzuolo (di S.Corona), che furono acquistati da Eccelino III con grande quantità di denari, e dopo la morte di costui atterrati dai cittadini” (Ibid. Lib. V pag.196)

 

 

Torre dei Vivaresi

 

 

Anche “…i Vivaro possedevano un palazzo con una gran torre nella contrada del Palazzuolo, stati già prima dei Bassanesi, quando questi rendevano obbedienza alla nostra città; e poscia donati al Monastero di S.Corona” (Pagliarino libro III pag.148).

 

 

Torre dei Galli

 

 

Il Gallo “…come trovasi scritto nelle carte della comunità di Vicenza, vedendo nel tempo del perfido Eccelino la ruina data alla patria, e temendo dell’imperatore Federico II, fuggirono a Padova, tra i quali furono Ferrario, Alberto, Bonincontro, Tomaso, Uguccione ed Angelino. La casa di Filippo Povegliano era la loro abitazione con torre, secondo che trovasi negli antichissimi annali della nostra città, nella contrada del loro nome” (Pagliarino libro V pagg.218-219). 

 

 

Nel Registro delle Possessioni Comunali di Vicenza nel 1262 si legge: “…item sedimen Domini Marci de Gallo cum domo et turri, quod emptum per perfidum Eccelinum, et nunc est Communis Vicentiae in qua domo habitat Ferrarius de Gallo”. 

 

 

L’ultimo della famiglia fu Reglo o Regolo, il quale morì nel 1368 senza figliuoli maschi, lasciando cinque figliuole eredi delle sue grandi ricchezze, ed accasate nelle famiglie Porto, Losco, Caldogno, Pagello e Scrofa. Fu sepolto in S.Corona (vedi il monumento nel chiostro che mette alla sagrestia).

 

 

Torre degli Arpolini

 

 

E’ pure detta Torre Coxina. “In capo del borgo di S.Pietro (presso il Ponte degli Angeli) era una casa ed una gran torre, chiamata Coxina, la quale già fu del quondam Giovanni Arpolino. I Padovani tenendo la signoria della nostra città la spianarono in modo che di essa non appare più vestigio alcuno” (Pagliarino libro III pag. 148). 

 

Fu costruita nel secolo XII dalla famiglia Arpolini, a cui fu tolta nel secolo successivo da Eccelino III il Tiranno. Nel registro dei Beni Comunali 1262 leggesi: “Item domus et turris, quae fuit Joannes Arpolini, empta per perfidum Eccelinum de Romano, et nunc est Communis Vicentiae. Quae turris vocatur Coxina in castro S.Petri”. Dal Comune di Vicenza passò in potere dei Padovani, che l’atterrarono, come si disse, sul finire del secolo XIII.

 

 

Torre Reata

 

 

Detta anche delle prigioni vecchie, oggi Osservatorio Meteorologico. “Eccelino III da Romano fece distruggere (1242) il Castello dell’Isola nella città di Vicenza, il quale poi fu ristaurato da Padovani, quando ebbero la Signoria di questa città (1262). Questo castello fu anticamente chiamato il Castello Tealdo, presso la fontana del Colle; ed ivi Eccelino tenne lungo tempo la sua abitazione, come si legge nel libro Albo della Comunità a pagina 163” (vedi Pagliarino Libro I pag.49; libro III pag. 148).

 

 

“In questo castello (scrive il Castellini pag.163) vi si passava per un ponte levatoio, venendo dalla strada di Padova; ed in capo di questo ponte (acciò fosse libera l’entrata) i Padovani fecero spianare fino dai fondamenti la torre detta Coxina, e per sicurezza di esso ponte fabbricarono ai lati due alte torri, delle quali non si veggono oggidì neanco i vestigi”.

 

 

Sulle rovine del castello dei Padovani fu fatta dagli Scaligeri la Casa Grande dell’Isola (detta anche Arsenale od Armamentario) per tenervi le armi e le munizioni (Pagliarino libro III pag.152). E’ probabile che allora sorgesse la Torre Reata e delle Prigioni Vecchie, annessa alla Casa Grande. Nella Cronichetta che va unita al Cod. Pagliarino dell’Archivio di Torre sotto la data del 9 ottobre 1474 si legge:

 

“Xe brusà la Casa Grande dell’Isola, in la quale ghe gera le prexon: et xe comenzà el fogo in la preson de castigamatti, e brusà quattro omeni, computà un prete, fiolo de Scaramuzza da Montecchio Maggior. Tutti i prexonieri che gera nella Torre Riata, xe stà lassà andare, perché no i restasse brusà”.

 

E nel libro intitolato Cronica del tempo passato, presente e futuro, sotto la data del primo agosto 1453 si nota: “Dietro la Casa Grande dell’isola, appresso le mura della città Fra Giovanni da Lecco, terziario di San Francesco, principiò a fabbricare l’abitazione dei frati (detti Trebeccanti) vicino alla chiesa di S.Maria degli Angeli, la quale fu eretta per devozione entro la torre sopra l’acqua; chè prima vi si giuocava, e vi si facean molti mali e peccati”.

 

 

Torre di Prà de Valle

 

 

Nell’anno 1230 “…indicione III, fuit D.Philippus Zulianus de Venetiis, Potestas Vicentiae, qui fecit fieri Turrim, sen Guardiam de Pra de Valle (cioè al Prato della Valle, in prossimità al Ponte delle Barche), quia ibi era Portus Navium (Nic. Emeregli Chronicon, anno 1230)”.

 

 

“Il proprio sito, in cui fu eretta questa torre, è dove il Retrone entrava nel Bacchiglione; e fu fatta a spese del Comune e denominata la Guardia, perché di là le sentinelle dovevano spiare se i Padovani per terra o per acqua avessero tentato di sorprendere la città, o di molestare il contado col rubare il bestiame o col distruggere le biade”.

 

 

Torre dei Verlati

 

 

Sempre il Pagliarino (libro VI pag.248) dice: “Aveva la famiglia Verlata ampie e magnifiche case, e palazzi merlati con le sue torri; tra le quali, come rendono testimonianza i pubblici libri, furono le case, ove ora abitano li magnifici Capitani di Vicenza”.

 

 

Ed altrove: “La torre ch’è presso la loggia del palazzo del Capitano (in contrada del Monte di Pietà) fu prima di Ezio Polzati, e nel 1260 vi abitava Giovanni Bellacarne. In seguito posseduta dalla famiglia Verlata (ibidem libro V pagg.197-205). La parte superiore venne demolita nel 1813 (vedi Formenton, Memorie Storiche, pag.767)”.

 

 

Torre dei Rainoni sul Corso

 

 

Dal Barbarano: “Erano i fratelli Felice e Fortunato (santi) dei più cospicui cittadini che a quel tempo fossero in Vicenza. Appartenevano alla famiglia Rainoni, ed abitavano nella Strada Maggiore, in quel tratto che da Pozzo Rosso conduce al Castello Vecchio, appresso le case della Canonica, e quasi dirimpetto alla stradella che va dalla detta Strada Maggiore alla Chiesa di S.Marcello. Ancora si vede la loro casa, la quale nel di dietro ha una porta, che corrisponde alla piazza della porta grande del Duomo.” (Barbarano Storia Ecclesiastica libro I pagg.54-55).

 

 

Dal Pagliarino apprendiamo che questa casa con torre appartenne in seguito alla famiglia Sale, dalla quale passò nei Cerchiari (ora Lampertico).

 

 

“La casa e torre del nobile Francesco Sale, posta nella Strada Maggiore, leggiamo essere state di Felice e Fortunato, fratelli vicentini, i quali patirono il martirio presso Aquileia. Altri però dicono essere state di Leonzio e Capoforo, medici arabi, i quali morirono in Vicenza e furono sepolti nella cattedrale” (Pagliarino libro III pag.150).

 

 

Torre dei Rainoni a Portanova

 

 

Costruitasi nel secolo XII dalla famiglia Rainoni sopra la Porta di Portanova o di S.Lorenzo. Di essa fa parola il Pagliarino (libro V pag.234) in questi termini:

 

 


“La torre grande, la quale è sopra la porta di Portanova (alle Beccariette) fu di Rainone dei Rainoni, famiglia molto potente nella città. Questa torre fu lungo tempo dalli signori della Scala tenuta per loro fortezza, prima che fondassero il castello di Porta S.Felice (1343)”.

 

 

Torre dei Dalla Costa a Portanova

 

 

Nel registro dei Beni Comunali della città di Vicenza nel 1262 trovasi notato: 
“Item sedimen quod fuit olim illorum de Costa de Portanova apud Portam, cum turri et domo merlata et zironata; emptum per perfidum Ecelinum de Romano, et nunc Communis Vincentiae”.
Era questa torre situata nell’angolo di S.Biagio, ove di presente è il negozio del vendiferro Bagnara.

 

Torre dei Desmanini

 

 

Il Palazzo merlato “con l’alta torre sopra la Porta di Berga (presso il ponte S.Chiara) fu di Ubertino e di Andrea Desmanini, i quali furono da Eccelino I il Balbo (podestà di Vicenza nel 1193) cacciati dalla città, e privati dei loro beni” (Pagliarino libro III pag. 149).

 

 

In seguito questa torre passò in dominio dei signori di Berga (forse gli stessi dei Beregani) i quali rimasero per breve tempo in possesso del nuovo acquisto: essendochè nel 1262 tanto il palazzo merlato quanto la torre erano già divenuti beni comunali della città di Vicenza, come risulta dal Registro più volte citato:
“Item domus et turris quae fuerunt Roboriti et Uberti ejus nepotis de Berica, super Portam Bericae, apud viam publicam ante et retro, et nunc Communis Vincentiae.”

 

Torre dei Rasii

 

 

Nel 1250 “fu Giacomo de’ Conti de Raxii (o Rasii) il quale aveva una torre grande nella città di Vicenza” (Pagliarino libro V pag. 234). Era situata, per quanto pare, nella contrada del Colle, ove abitava anche Alberto Rasio, il quale vendette circa lo stesso tempo la sua casa con torre ad Eccelino il Tiranno; caduto dopo la morte di lui in proprietà del Comune di Vicenza…”

 

Torre dei Gomberti

 

 

Nel suddetto registro leggiamo altresì: “Item una domus apud Turrim illorum de Gumbertis, intus a Porta Sancti Petri.” Aveva pure questa famiglia un’altra torre con casa nella contrada di S.Marcello, poco lontana dalla Torre de’ Loschi, come rilevasi dal Pagliarino. “La piccola torre, poco lungi da quella dei Loschi, fu delli nobili da Castelgomberto. I loro sepolcri, posti nella chiesa di S.Lorenzo, dimostrano la loro antichità. Fu di questa famiglia Antonio q.Giacomo, il quale lasciò grandi ricchezze”. La torre dei Gomberti era sulla casa, che oggi possede lo Scalco, ed in prima del dott. Morseletto.

 

Torre dei Loschi

 

 

“La torre grande ed alta, appresso la chiesa di S.Marcello, molti dicono essere stata dei Loschi (Pagliarino). “Ancora se ne veggono le vestigia nell’angolo formato dalle due stradelle di S.Marcello e del Garofolin. Ma oltre di questa torre, altre ne possedevano i Loschi poco lungi dall’Oratorio del Duomo (casa Trento) e nella contrada di Carpagnon (casa Boschetti)”. 

 

 

 

Nel testo latino del Pagliarino (libro VI pag. 246) si legge:
“Fuit et Bugamans Luscus, vir valde, opulentus, cujus prudentia, prout volebat, urbem gubernabat. Ejus turres non lunge a campanea Turre Ecclesiae Cattedralis fuerunt. A vulgo vocabatur Bugamans Luscus de Celsano.”
E nel testamento di Tommaso q.Bugamante Proti trovasi lasciata a Giacomo q.Biancardo Loschi (suo cugino) la proprietà utile della Casa con Torre in contrada di Carpagnon, in scapizzaria pancorum, con facoltà di acquistare dal figlio Giampietro anche la proprietà diretta per il prezzo di lire 600 veronesi. Lo che avvenne nel dì 18 dicembre 1366, atti Notaio Fino Mascarello (Archivio Loschi, Marzo 1 n.27).

 

Torre dei Bravi

 

 

“I Bravi furono potenti di ricchezze, di fazione e di nobiltà nella nostra città. Banditi dalla patria andarono da’ Padovani, dalli quali ebbero grandi stipendi, ed ora (1460) sono tutti a Padova. Nel 1212, come ho ritrovato nelle scritture della Comunità di Vicenza, essi avevano una gran Torre ed un palazzo merlato nel Borgo di S.Pietro” (Pagliarino, libro V pag. 203).

 

Torre dei Trissino

 

 

Nel registro dei beni comunali, tante volte citato, leggesi: 
“Item sedimen Domini Facini a Beccaris filii Domini Lunardi Judicis, apud viam quae vadit ad Mercatum Vetus, cum Casa et Turre, in qua stat Antonius Domini Panensacchi de Drixino”. Ove ore è la Torre del Girone, già si diceva il Mercato Vecchio, e in quel luogo furono le Pescarie.

 

Torre dei Pinghi

 

 

E così pure nello stesso registro trovasi notato:
“Item sedimen Domini Bonaventurae Pingli judicis cum Domo murata et Turri; quod emptum fuit per perfidum Eccelinum de Romano et nunc est Communis Vincentiae in qua domo habitat Henricus filius praedicti Bonaventurae”.

 

Torre dei Dexente

 

 

“Dexente fu famiglia nobile e ricca, la quale avea molte torri nella nostra città. Nel 1260 fu Ottonello De Dexente, giudice eloquentissimo, il quale aveva una Torre poco lontana dalla Piazza grande della Comunità di Vicenza; et a quel tempo questa torre si chiamava Ottonella, come si legge nelle antiche scritture” (Pagliarino, libro V pag. 214). 

 

Torre dei Capobianco

 

 

“Tebaldo Capobianco aveva una gran Torre nel cantone di Strà Maggiore, che va verso Pusterla. Molti giudicano questa torre essere quella che ora è del nobile Antonio Losco” (Pagliarino, libro III pag. 149). L’Antonio Losco, di cui parla il Pagliarino, fu l’oratore e poeta famoso, figlio di Lodovico, morto in Vicenza il 28 maggio 1441. Egli fece acquisto tanto della suddetta torre quanto delle case vicine nel 1413-15 da Francesco e Nicolò q.Leonardo Pagello per il prezzo di Denari 800 d’oro (Archivio Loschi marzo II n.39, 50).

 

 

Torre dei Gastoni sul Corso

 

 

 

Quattro torri erano anticamente negli angoli formati dalla Strada Maggiore con quella che parte dalla Piazza de’ Signori e va direttamente al Ponte di Pusterla.La prima era la torre dei Capobianco, testè descritta, che risponde all’angolo sul Corso, ov’è di presente il merciajo Ruzzene. La seconda era questa dei Gastoni, che risponde all’angolo, ov’è di presente il negozio da cappellaio. Nel Pagliarino si fa ricordo di essa in questi termini:
“Nell’altro angolo di Strà Maggiore che va verso Pusterla, fu anticamente la Torre di Marco Gastone, la quale Eccelino III, dopo averlo cacciato dalla città con tutti i suoi amici e parenti, se l’applicò alla sua ditione”.

 

Torre dei Pisco o Dal Pesce

 

 

La terza torre collocata nella crociera anzidetta, e rispondente al negozio del cartolaio jacob, apparteneva alla famiglia dei Pisco e Dal Pesce, come rilevasi dal registro dei Beni Comunali del 1262 e dallo storico Pagliarino (libro III pag. 148). Leggesi nel primo:
“Item sedimen, quod fuit Ottonelli de Pisce, cum domo et Turri emptum per perfidum Eccelinum de Romano, et nunc Communis Vincentiae. In angulo Turris de Pisco Ottonellus Walberti et Zenarius Viviani (qui fuit de Brendulis), sartores, habent unam stationem in Turre, et affitatur V Libris”. E nel secondo: “Ottonello de Pisco aveva una Torre grande nel cantone della Strada, per la quale si va verso la Porta di Pusterla”.

 

Torre dei Caldogno

 

 

Quarta era la Torre dei Caldogno, rispondente al negozio di pistore, della quale si ha memoria nel Pagliarino in due luoghi della sua Cronica. “In capo di Strada Maggiore, andando verso Pusterla, eravi una Loggia con Torre delli Nobili di Caldogno; nella quale in tempo di estate li gentiluomini si congregavano” (libro III pag. 149). “In alcune antiche scritture ho così ritrovato: appresso le ragioni delli Nobili de Caldogno, e sotto la Loggia di essi, venendo dalla Piazza Maggiore, e andando alla Porta di pusterla, ecc….” (libro VI pag. 256).

 

Torre dei Porti

 

 

Nel registro del 1262 abbiamo altresì: “Item Portorum Turris, eundo versus Pusterlam, apud Gabrielem Alberti q.Henrici”.

 

 

Torre dei Morisii

 

 

Nella Cronaca di Antonio Godi (1210) si legge: “In regimine Comitis Bonifacii de S.Bonifacio (a.1210) destructum fuit Palatium Petri Morisii cum duabus Turribus”. E più ampiamente nel Pagliarino (libro V pag. 195): “Furono li Morisii molto potenti ed illustri nella nostra città di Vicenza per nobiltà di sangue, per ricchezze, amici e fazione. 

 

 

Avendo Bonifacio Conte di S.Bonifacio intese le discordie ch’erano sorte fra i principali cittadini di Vicenza, venne con gran prestezza in questa città, e si fece fare Podestà; nel cui reggimento fece distruggere e spianare il Palazzo di Pietro Morisio con le due Torri, e fece fare molte altre stragi e ruine di case. 

 

 

Questo Pietro Morisio era Signore di Verona, Vicenza, Ferrara e Modena; e le Torri e Case delli Morisii erano di fianco alla Chiesa di S.Stefano, ove ora nuovamente sono state fabbricate le case delli nobili Conti”.

 

 

In una Cronaca mss. appellata Borina, scritta nel 1582, si legge, che le case dei Morisii, Nobili Vicentini, erano dove ora abita il Conte Pietro Porto, all’incontro della chiesa di Santo Stefano; ma ciò non può stare, perché di fronte a questa chiesa v’erano, come diremo più sotto, le torri e il palazzo dei Nobili Gastoni. 

 

 

Da Pietro Morisio nacque Gherardo, partigiano degli Eccelini, come il padre: che trovasi ne’ documenti Notajo di Arrigo Imperatore fino dal 1216, giudice e storico. Il Muratori inserì nel Tomo VIII Rerum Italicarum la storia di lui, che principia dall’anno 1183, e termina nel 1237. Anch’esso racconta la distruzione delle case e torri paterne sotto l’anno 1209 in questi termini:

 

 

“Tunc temporis Palatium patris quondam mei, Petri Maurisii, cum duabus Turribus destrui fecit idem Comes Bonifacius. Modo Comes cum amicis suis habebat Veronam, Vincentiam atque Ferrariam; et etiam Mantua favebat eidem.”

 

 

Da questo brano si fa manifesto l’errore preso dal Pagliarino nell’attribuire a Pietro Morisio quelle signorie, che, secondo l’attestazione di Gherardo suo figlio, furono invece del Conte Bonifacio di San Bonifacio.

 

 

Torri dei Gastoni a S.Stefano

 

 

“La Casa con le due Torri levate in alto, per mezzo la Chiesa di Santo Stefano, fu delli nobili di Gastone; le quali poi furono fatte ristaurare dalli figliuoli del nobile Cavaliere e Giureconsulto chiarissimo Battista Porto (Pagliarino libro III pag.150)”.
La famiglia dei Gastoni fu secondo la testimonianza dello stesso storico (libro V pag. 218) antichissima nella nostra città, potente di ricchezze e di fazione. Ultima della casa fu Dovilla, che recò in dote al marito Battista Porto tutti i beni Gastone.

 

Torre dei Lanzè (poi Sesso)

 

 

“La casa con Torre vicina alla Chiesa di Santo Stefano (in continuazione della casa sopradetta), la quale ora è posseduta delli nobili da Lanzè (famiglia molto favorita del popolo, il cui stemma era di due ale in mezzo di una lancia); dalli quali i Sessi per sangue e per matrimonio hanno tratto l’origine (Pagliarino, libro III pag.150; libro V pag. 223)”.

“Dalla stessa famiglia i Sessi (già venuti in Italia sotto Federico I Barbarossa) hanno avuto case e possessioni nella villa Sandrigo (Ibidem libro VI pag.255)”.

 

Torri degli Arzignani

 

 

“Li nobili di Arzignano (famiglia molto illustre nella nostra città, potente di ricchezze, di amici, di fazione, e di uomini armati della dignità equestre, fra cui Sigonfredo) avevano le loro Case con Torri poco lontano dalla Chiesa di S.Giacomo, ove ora sono le case dei Ferreti (orgian) e ancora quelle del nobile Cristoforo Barbaran (porto) (vedi Pagliarino libro III pag.150, libro VI pag.320)”.  

 

 

Torri di Porta Pusterla

 

 

“Nella contrada che si chiama di Pedemuro v’era un certo volto, il quale mi ricordo di aver veduto: e vicino alla Porta di Pusterla v’era un certo Torrione con un barbacane, il quale fu distrutto dalli Frati Gesuati, che di quelle pietre edificarono il loro monastero (Pagliarino libro III pag.152)”.

 

 

“Nell’anno 1481 cominciarono i Frati della Congregazione di S.Girolamo, detti i Gesuati, la fabbrica della Chiesa di S.Girolamo nel borgo di Pusterla; per la qual opera ebbero licenza dalla città di spianare una Torre con certi volti molto antichi nella contrada di Pè de Muro (Barbarano, Storia Ecclesiastica libro V pag. 421)”.

 

 

Oltre di questa torre un’altra n’era poco lontana, in capite pontis Pusterlae prope segam, come si legge nel libro mss. Statute et Ordinamenta Daciorum, che conservasi nell’Archivio di Torre. Sopra d’essa venne nel 1261 murata un’iscrizione in pietra (in carattere gotico) che ricordava il cambio fatto in quell’anno tra il Comune di Vicenza e il Capitolo de’ Canonici, delle Decime di tutta la Coltura di Vicenza con alcune terre situate ne’ comuni di Schiavon, Longa e Costavernese: iscrizione, che fu trasferita nel 1584 nella loggia superiore del Palazzo della Ragione (verso sud), ed incastonata nella parete con la seguente annotazione: 

 

 

“Traslata ex Turri Portae Pusterlae Iussu M.M.D.D. Deput. (Magnificorum Dominorum Deputatorum) Die XIV Octob. MDLXXXIV.”

 

 


Torre di S.Croce

 

 

Così questa torre, come la porta contigua e le Mura, che da questa Porta si estendono fino a quella di Portanova (compresa la Rocchetta) furono cominciate a costruire nell’anno 1381 sotto la signoria del magnifico Antonio Della Scala (soprattutto per esigenze militari dovute al perenne contrasto con Venezia, ndr.)

 

Torre di Porta Da Monte

 

 

Fra i capitoli o condizioni poste dalla città di Vicenza nella sua dedizione alla Repubblica Veneta fu “ut Repubblica digneretur concedere illi Comunitati, quod possit caludi et murari facere Burgum Bericae ad expensas ipsius Comunitatis.”

 

 

Il Doge Michele Steno con ducale del 9 luglio 1409 rispose: “In conplacentiam illius Comunitatis, quam diligimus sumus contenti quod faciant claudie t murari Burgum Bericae, diminundo extra murum flumen Bachilionis” (Archivio di Torre, libro Albo, pag.24 tergo). 

 

 

Subito dopo si pose mano all’opera, e le mura incominciate alla Porta di Carpagnone e condotte poscia alla Porta di S.Giorgio (detta anche Porta Lupia) furono prolungate fino a Porta Da Monte, ove s’innalzò una Torre, che fu demolita nel nostro secolo per sostituirvi la famosa barriera che già vediamo. Né qui si arrestò l’opera del 1409. Dalla Torre suindicata le mura s’avviarono lungo la riva destra del Bacchiglione, fino alla Porta Berga (Ponte di S.Chiara) dove si unirono con le mura antiche della città. Così nella nuova cerchia venne rinchiuso tutto il borgo di Berga e quello di S.Silvestro.

 

 

Torrione esterno di S.Croce

 

 

Nella Cronaca del tempo passato, presente e futuro, che viene attribuita a Giangiorgio Trissino, e conservasi mss. nella libreria Bertoliana, leggiamo: 
“Nel mese di Gennaio 1510, si principiò a cavar le fosse vecchie attorno la città, e a fare il Torrione nella fossa, ch’è sul cantone di fuori della Porta di S.Croce, per mezzo la strada che va a S.Biagio fuori di Vicenza”.

 

Torrione di S.Lucia e Torre di Porta di Padova

 

 

Cansignorio Scaligero, insospettitosi di Francesco Carrarese, che volesse ritentare l’acquisto di Vicenza, fece nel 1370 cingere di mura tutto il borgo di S.Pietro e di S.Vito e in luogo della Porta di Castelvecchio al Ponte degli Angeli fece costruire tre nuove porte: 1) Porta Camarzo (oggi chiusa) presso la chiesa di S.Pietro, che menava direttamente al Borgo Casale; 2) Porta delle Torricelle (oggi Porta di Padova) sopra la quale innalzò la torre che tuttavia sussiste, verso il Borgo di S.Giuliano; 3) Porta di S.Vito (detta in seguito di S.Lucia) verso il Borgo di Camisano. Anche sopra quest’ultima innalzò un torrione, il quale fu demolito nel settembre del 1776, e ridotta la Porta come ora si vede. 

 

Torre dei Trissino al Duomo

 

 

La casa grande dei Trissino era anticamente nel quartiere del Duomo, ed occupava tutto lo spazio che dalla contrada della Calonega (Canonica) si estende fino alla Strà Maggiore (Corso) e propriamente fino alla casa Laschi, dove si estinse nel secolo scorso l’ultimo rampollo dei Trissino-Passalacqua. Sopra le rovine di questa casa (o per meglio dire sopra la metà di essa) innalzò nel 1577 Pierfrancesco Trissino q.Antonio-Nicolò, con disegno dello Scamozzi, il palazzo, che il nipote Achille q.Achille (morto senza figli nel 1653) lasciò all’Ospitale della Misericordia. 

 

 

Di questo poscia ne fece acquisto nel 1688 il conte Antonio q.Orazio Trento per 13,200 denari e dal conte Ottavio Trento fu legato nel presente secolo ai fratelli Sesso, dai quali passò nella famiglia Branzo-Loschi, ed ora appartiene alla famiglia Folco.

 

 

Nel lato verso la Calonega innalzavasi la Torre di cui v’ha memoria fino dal 1208 nel Precetto Edilizio, che i periti del Comune promulgarono nel dì ultimo d’aprile di quell’anno per impedire che i cittadini usurpassero con i portici o con i colmelli le pubbliche strade, sotto pena di vederseli distrutti o dimezzati.

 

 

Il Precetto fu pubblicato e commentato dal conte Giovanni da Schio nel 1860 nell’occasione che fu eletto Vescovo di Vicenza Mons. Antonio Farina: e la parcella, in cui si parla dell’abitazione di Trissino, è sotto il n. 88 in questi termini:

 

 

“De Domo Praenominati Designatores designaverunt Gattino de Carturiis, ut columellos et murum porticus splanet usque ad muros Turris Domus Grandis Domini Grypholini de Trixino, filii Domini Olderici, Comitis Vallis de Ayno (Agno)”.