SI TIRAVA LA CINGHIA
Come si mangiava nei primi anni di guerra? E dopo? Con i tedeschi, i bombardamenti e la guerra civile? Profilo di un paese in guerra
di Vittoriano Nori
Ancora prima dello scoppio della guerra, già nel 1939, incominciano a scarseggiare alcuni generi di prima necessità. È l’inizio del grande sacrificio per mancanza di generi alimentari (e non solo) compiuto dalla gente minuta che resta a casa a combattere senza armi, giorno per giorno, sul cosiddetto fronte interno, la guerra più lunga, dura e dolorosa della nostra storia.
La commissione provinciale d’incetta, nel comunicare la sua costituzione informa il 22 Giugno 1940 che la pasta, il riso, il formaggio da raspa, i legumi secchi, le patate, il lardo, l’olio, il concentrato di pomodoro, il vino, i bovini, il fieno, la paglia mangiativa, la farina, la legna sono le derrate e i materiali da incettare anche ad Arzignano.
Dal 30 agosto viene servita al ristorante Alla Rosa una sola pietanza, e il giorno dopo è proibita la vendita liberalizzata di caffè in quanto tutte le scorte di questo prodotto vanno riservate alle forze armate, all’ospedale e alle opere pie. La disciplina dei consumi viene annunciata il 3 settembre con il divieto di vendere carne due giorni la settimana (il giovedì ed il venerdì).
Poi è vietata anche la cottura pomeridiana del pane. In ottobre crescono i prezzi del riso e delle uova e in dicembre cresce quello dello zucchero di 25 centesimi il chilo.
Il quotidiano vicentino, “La Vedetta Fascista”, pubblica il 21 dicembre 1940 la notizia della denuncia all’autorità giudiziaria dell’esercente Bomitali Luigi fu Pietro, proprietario di un negozio ad Arzignano, per avere venduto generi alimentari a prezzo notevolmente superiore a quello indicato nel listino.
Aggiunge il giornale:” Il provvedimento serva di esempio, poiché negli attuali momenti in cui il Partito è impegnato per la vittoria e tutte le forze devono essere tese a quest’ultimo scopo anche a costo di sacrifici, non è permesso che esercenti approfittino delle inevitabili difficoltà per realizzare ingiusti guadagni speculando specialmente sulle classi del popolo. È dovere, perciò, di ogni cittadino di far osservare i prezzi del listino e di denunciare chiunque vi contravvenga. Chi non agisce in questo modo tradisce i propri interessi: quelli dei cittadini e quelli della Patria”.
LA GENTE SI RASSEGNA
Il giorno dopo, sempre ad Arzignano, lo stesso foglio di informazione, pubblica la notizia che su deroga delle disposizioni allora vigenti, il competente ministero autorizza la vendita di ogni genere di carni, nei giorni del 24, 25 e 26 dicembre.
Per la gente la guerra è lontana ed è convinta che comunque finirà presto: accetta, quindi, rassegnata le restrizioni ed i sacrifici che già iniziano a farsi molto pesanti.
Il problema del momento è come sopperire alla scomparsa dal mercato di molti generi di largo consumo e la gente comincia a lavorare di fantasia.
La scarsità di sapone induce molte donne a prepararselo da sole. Non è un’impresa facile, tuttavia molti caseggiati, specie della periferia arzignanese, cominciano ad essere avvolti dagli effluvi nauseabondi provenienti dalle pentole in cui bolliscono per giorni interi gli intrugli stregoneschi destinati alla produzione del sapone alternativo.
Lo zucchero viene razionato dal 1° febbraio 1941: 500 grammi al mese a persona.
In macelleria, anziché carne, si possono trovare soltanto frattaglie, ossia fegato, polmone e trippa. La scomparsa della tradizionale fettina crea seri problemi in molte famiglie. In trattoria i clienti hanno diritto soltanto ad una michetta di 150 grammi. La guerra appena iniziata incomincia ad incidere anche sulla moda e sul costume. Se taluno legge i giornali, trova che insegna alle donne come confezionarsi gli abiti, utilizzando stoffe usate, tela di juta o altri tessuti ruvidi ricavati dalle ginestre o da fibre sintetiche. Alcuni annunci in giugno alla popolazione:” Zucchero, caffè, sapone: chi non prenota entro il 25 giungo perde diritto alla razione di luglio”; e poi:” Dal primo luglio pane burro, pane eccellente”.
Quindi in luglio la popolazione è informata di un nuovo divieto:” il martedì (anche se qui è giorno di mercato) non è concesso vendere carne”.
Per i richiamati nuovo trattamento da parte del governo, nel quale vengono privilegiati gli impiegati ed i professionisti e non gli operai e i contadini.
SI RAZIONANO CARNE E PANE
Il 20 agosto 1941 viene disposta con decreto prefettizio la chiusura per sette giorni della macelleria De Bernardini e Mani per vendita di carne a prezzo superiore al listino, a seguito di denuncia del locale comando dell'Arma dei Carabinieri. Il 27 settembre un documento riservatissimo del prefetto informa i podestà e i commissari prefettizi dei comuni della provincia che con decisione dello stesso giorno il Consiglio dei Ministri, tra gli altri provvedimenti, delibererà il tesseramento del pane.
“Prego di far conoscere a volta di corriere la ripercussione presso la popolazione”. Non essendo riuscito a trovare all’archivio del comune di Arzignano la risposta data dal podestà, evidentemente distrutta dall’incendio del municipio del 22 gennaio 1944, mi servo come parametro della risposta data dal podestà del municipio del vicino comune di Montecchio Maggiore:
“...Il provvedimento concernente il tesseramento del pane è stato accolto con disciplina; la popolazione con comprensione del momento in cui vive ed opera la Nazione, ha compreso la portata del provvedimento, che era previsto. Mentre il provvedimento in sè e per sè ha trovato disciplinata la popolazione, viene commentato il quantitativo della razione-base che è ritenuto insufficiente ai bisogni ed alle necessità, specie delle categorie non considerate lavoratrici, se si tiene conto del razionamento e del contingentamento degli altri generi alimentari un tempo di largo consumo. Lo stato d’animo della popolazione al riguardo potrà essere più efficacemente conosciuto nella pratica quotidiana applicazione del provvedimento stesso”.
Con il primo di ottobre il pane diventa ancora più scuro per l’abbassamento del tasso di abburattamento e vengono tesserati l’olio e il burro (500 grammi del primo e 300 grammi del secondo ogni mese per persona). Il podestà Ghirardini dispone e fa iniziare il lavoro di coltura agricola di tutte le aree pubbliche adibite a giardino: è già approntato il terreno situato presso le scuole comunali, di circa 400 metri quadrati ed in breve lo sarà il rimanente nelle altre località del centro.
“Pertanto ogni proprietario di fabbricato o fittavolo di case che dispongono di terreno adibito a giardino, sarà bene e comprensivamente fascista, lo adattino a coltura agricola per aumentare ed incrementare la produzione di patate e grani”.
Ancora il podestà fa presente che è fatto obbligo a tutti gli agricoltori del comune di provvedere quanto prima alla denuncia del granoturco prodotto durante l’anno. Tutti gli interessati devono rivolgersi all’ufficio annonario del comune, ove sarà loro consegnato apposito modulo per la denuncia. Deve essere inoltre, per disposizioni di legge, denunciata anche la produzione di piselli, patate, fagioli, lenticchie e cicerchie.
CI SI ARRANGIA CON I SURROGATI
Il primo inverno di guerra (1940-1941) si rivela più freddo del previsto: predominano le cosiddette “cucine economiche” di ghisa con molti fornelli e sportellini vari, utilizzate per la cottura dei cibi e per il riscaldamento: nelle scuole troneggiano stufe rosse di cotto dal vago stile littorio.
Nelle frazioni tanta gente frequenta ancora la “stalla” dei contadini (laddove è accettata) e così è risolto il problema del riscaldamento. Nei pochi negozi di calzature al centro e in quello di Tezze sono esposte scarpe da donna con la suola e il tacco in legno, il sottosuola in gomma sintetica e la tomaia in capretto scamosciato.
E’ proibito l’uso del cuoio o della pelle “nei puntali, nei contrafforti, nei cambrioni e nelle intersuole”. Al posto del cuoio, che poi ad Arzignano viene lavorato in qualche conceria, deve essere usato del materiale succedaneo (leggi cartone o stoffa). Tali calzature “autarchiche”, divise in due tipi, devono essere vendute al prezzo di 70 o di 140 lire al paio.
Con il primo di gennaio del 1941 ogni uno deve accontentarsi di due chilogrammi di generi di minestra al mese: 600 grammi di pasta, 400 grammi di farina di granoturco e un Kg.di riso. Ma la gente si arrangia in altro modo e si rivolge alla “borsa nera”, floridissima, e dove un fiasco d’olio costa circa 700 lire e un quintale di farina altrettanto.
Sono vietati la panna ed il mascarpone ed è possibile riutilizzare i turaccioli già impiegati una volta. Il 15 febbraio arriva anche il razionamento del sapone. Dietro ordinanza podestarile del 7 ottobre 1941 di cui ho già parlato, compaiono anche da noi taluni piccolissimi “orti di guerra”: sono coltivate patate nelle aiuole del monumento al piazzale del Mattarello dedicato ai Caduti, in quello a Fabio Filzi alle scuole elementari del capoluogo, a quello a Luigi Cazzavillan nel piazzale dell’ospedale, nelle grandi aiuole del giardino della casa di riposo Scalabrin, ad un lato di piazza Indipendenza, nei giardini privati delle abitazioni lungo via Trento.
SALGONO I PREZZI
I prezzi continuano a salire vertiginosamente, mentre i prodotti alimentari di uso più comune si fanno sempre più rari. Il burro costa 44 lire al chilo, le mele 6.50, le arance 5.90 e le ciliegie 10 lire; prezzi inavvicinabili per le mogli dei richiamati che devono vivere con un sussidio di 8 lire il giorno, più tre per ogni figlio.
Ma anche per i lavoratori la situazione si fa sempre più nera, malgrado il premio pari a 120 ore lavorative distribuito agli inizi del mese di giugno oltre al raddoppio degli assegni familiari (da 40 a 80 lire per la moglie, da 58 a 116 per i figli). Continuano a diminuire di peso e ad aumentare di prezzo a vista d’occhio i generi alimentari. Sono ormai praticamente introvabili i grassi, lo zucchero ed il caffè.
Scarseggiano le sigarette e la carne. In luglio, ad esempio, la razione della carne scende a 105 grammi lordi la settimana (33 grammi di osso) e il prezzo sale da 26 a 60 lire il chilo. Dal 10 agosto la vendita della carne in macelleria è consentita solo il sabato e la domenica mattina. In agosto sono diffuse a mezzo stampa le “norme per la produzione di scarpe con la suola di legno”. Si tratta delle “sgambare”, che io già portavo da sempre. Il primo ottobre altra stretta di freni ed arriva il tesseramento dei manufatti tessili e dei generi di abbigliamento e dopo qualche giorno quello delle uova, delle patate e del formaggio.
TAGLIANDI E BOLLINI
La distribuzione delle tessere per l’acquisto del pane e dei generi di abbigliamento crea confusione e molti nuovi problemi. Per acquistare i generi razionati occorrono particolari tagliandi che gli esercenti devono sforbiciare dalle carte annonarie dei clienti. Per quanto riguarda l’abbigliamento esiste invece il sistema dei “punti”.
Ogni cittadino ha diritto a 120 “punti” l’anno (90 i ragazzi, 72 i bambini) mentre ogni articolo vale un determinato numero di “punti”. Ecco alcuni esempi: un paio di scarpe vale 80 “punti”', un vestito da donna 60, un cucirino da rammendo 5, un cappotto tipo lana 80, un paio di zoccoli 10, un paio di calze 10, una valigia 30, una sciarpa 6, un fazzoletto 3. Restano in libera vendita soltanto i paramenti religiosi, le bretelle, i guanti, i cappelli, i gagliardetti, le bandiere e i distintivi. Senza “punti” non ci si veste, senza tagliandi non si mangia.
La carta annonaria del pane è divisa in 30 e 31 bollini su ciascuno dei quali è segnata la data del giorno in cui si può acquistare la consueta razione di 200 grammi (o, se si preferisce, 160 grammi di grissini, o 170 di farina di grano o 300 di granturco). I bollini non hanno validità retroattiva: chi non acquista il pane il giorno fissato perde il diritto alla razione. E’ invece possibile acquistare mezza razione tagliando a metà il bollino relativo.
Questa nuova disciplina dei consumi, oltre a comportare un delicato lavoro di intarsio, provoca anche nuovi problemi. Chi viaggia, e chi resta l’intera giornata lontano da casa, deve portarsi appresso i bollini necessari (la tessera è meglio lasciarla a casa, al sicuro) altrimenti non mangia.
Nel 1942 la razione di pane è ridotta a 150 grammi (250 per gli operai). Ma nel pane ormai c’è di tutto: patate, farina gialla, farina di riso, farina di veccia. Al mercato nero il burro si paga 160 lire al chilo anziché 27; il lardo 100 lire al chilo contro le 17 del prezzo ufficiale; la farina gialla 12 lire contro le 1.80 con la tessera; il riso 25 anziché 2.50. Con il suo salario di un giorno, quindi, un operaio della Pellizzari non può comperarsi che un chilo di riso o 250 grammi di lardo. Il 19 gennaio inizia la refezione scolastica per gli organizzati della GIL (Gioventù Italiana del Littorio) del centro e delle frazioni. Sono ammessi con speciale riguardo i figli dei combattenti, dei mutilati, degli squadristi o congiunti dei combattenti. Il numero degli organizzati che beneficiano sono 156 in centro, 40 a San Bortolo, 32 a San Zeno, 51 a Castello, 42 a Costo, 51 a Tezze.
E COMPARE IL BORSARO NERO
Il mercato clandestino di generi alimentari si fa sempre più presente, e per taluni diventa una professione redditizia. Gli agricoltori diminuiscono sempre più i loro versamenti all’ammasso e prodotti vengono imboscati anche da noi, presumibilmente e preponderatamente nelle frazioni.
Il locale ufficio imposte denuncia all’autorità giudiziaria, “per frode delle imposte e violazione alle norme che disciplinano l’approvvigionamento ed il consumo delle carni”, Gio.Batta Savegnago di Giovanni dal Giorio, per avere macellato un vitello, le cui carni, “compresa la pelle”, vengono sequestrate; Dal Maso Acquilina fu Angelo da Calavena, perchè trovata in possesso di circa 4 Kg.di carne di vitello fornitale dal Savegnago e Domenica Carlotto fu Giuseppe, abitante a Tezze, “perchè trasportava 11 Kg.di carne di vitello”.
Viene anche tratto in arresto e tradotto a Vicenza l’agricoltore Marcheluzzo Aurelio, di 28 anni, abitante alla Restena, proprietario di circa 15 campi, “per essersi reso colpevole di sottrazione di grano all’ammasso”. Analoga cosa avviene a carico del trebbiatore Mario Tonin di Giacomo, di 41 anni, residente a Pugnello, “perchè responsabile di irregolarità nella trebbiatura commesse in comune di Montebello Vicentino”.
Sempre nel 1942 tutti portano ormai scarpe risuolate più volte. In un certo senso sono fortunate le famiglie numerose, nelle quali c’è sempre un paio di scarpe vecchie del padre o del fratello o della sorella maggiore, che possono passare al più piccolo. Per aumentarne la durata, si ingrassano a lungo, con un pò di strutto avanzato dalla cucina e con un po’ di cera, sulle suole si stende la vernice di coppale, alle punte e ai tacchi si applicano dei rinforzi di ferro, come gli zoccoli dei cavalli. Così le scarpe di prima della guerra potranno durare a lungo. Adesso le calzature di cuoio non si trovano più: si trovano invece sempre le “sgambare” e gli zoccolini con strisciette di tela (come quelli che si usano ora al mare). D’estate, specie i ragazzi, tutti a piedi nudi, e non solo nella periferia arzignanese!
SI FA LA CODA PER TUTTO
Si fa la coda per l’acquisto di gomme per le biciclette dei lavoratori. I vecchi copertoni, rappezzati all’infinito, ad ogni sobbalzo sulle strade, specie delle frazioni, lasciano spuntare dalle slabbrature delle cuciture l’anima rossa della camera d’aria che si espande a cipolla, poi scoppia.
Appeso dietro alla sella di ogni bicicletta c'è un borsellino con tutta l’attrezzatura per l'emergenza. In casa le donne rivoltano le e giacche, rammendano i pantaloni, finchè un po’ di filo può attaccarsi alla stoffa, pezze di diversi colori una sopra l'altra negli abiti da lavoro e rammendi "invisibili” sugli altri. Siamo poveri scopertamente! In ottobre la legna è razionata. Queste sono le assegnazioni fatte per la cottura delle vivande: un quintale e mezzo al mese per le famiglie sino a cinque persone, un quintale e 75 chili sino a otto persone, due quintali al mese oltre le otto persone.
Un manifesto del podestà, pubblicato nel quotidiano vicentino "La Vedetta Fascista” del 24 ottobre 1942 avverte che tutti i detentori di quantitativi superiori a 5 q.li di legna da ardere e ad un q.le di carbone vegetale, comunque prodotti o acquistati sia per uso familiare che per uso industriale, sono tenuti a denunciare entro il 5 novembre al competente ufficio comunale il quantitativo di legna da ardere e di carbone vegetale detenuto.
L’ufficio del comune, a richiesta, consegnerà apposito modulo sul quale dovrà essere stesa la relativa denuncia. A carico dei contravventori saranno applicate le penalità previste dalla legge. Ancora in ottobre sono in distribuzione le razioni del mese delle uova (un uovo a persona al mese: costa 2 lire) e della carne (100 grammi, con l'osso, il cui peso però non deve superare il 25 per cento).
Con il nuovo anno scolastico 1942-43 vengono assistiti con la refezione scolastica 500 bambini bisognosi: sono 200 del centro, 50 di San Bortolo, 40 di San Zeno, 50 di Castello, 50 di Costo, 50 di Tezze, 30 di Restena, 30 di Pugnello. Intanto sul mercato appaiono prodotti alimentari “autarchici” di dubbia fattura e di sapore indefinibile. Farine ricavate dalla macinatura di semi una volta destinati ai foraggi, minestre in polvere, concentrati. Il palato degli arzignanesi si abitua, anche alla farina gentile, che è un intruglio sgradevole ma resiste alla cottura.
Ogni famiglia è un microcosmo in guerra con il resto del mondo e gli appelli al risparmio e all’astinenza cascano nel vuoto in quanto la gente è convinta che la guerra finirà presto. In novembre distribuzione straordinaria di patate: 10 chili a testa oltre la normale razione e istituzione della “disciplina sul consumo della ricotta”.
LE INDAGINI DELL’ARMA
Nel febbraio del 1943 viene vietata la vendita degli aperitivi e il 17 marzo una ordinanza del prefetto vieta l’uccisione dei gatti, dei quali - dice - “si nota una preoccupante rarefazione, con conseguente aumento di topi portatori di malattie”.
Notizia di due arresti il 27 giugno. “La locale stazione dei carabinieri era a conoscenza che da qualche tempo un ignoto individuo, proveniente da Milano, si recava nella nostra città e specialmente nelle frazioni per raccogliere uova ed altri generi commestibili, pagando talvolta i fornitori con sigarette e tabacchi. L’ignoto approfittatore quando aveva fatto la sua normale provvista ritornava a Milano ove vendeva le uova a prezzi esagerati.
Dopo accurate indagini esperite dalla locale Arma benemerita, è stata ieri l’altro tratta in arresto e condotta alle carceri di Vicenza, la persona ricercata. E’ risultata essere Leone Gennaro di Guglielmo, residente a Milano in Via Massimo d’Azeglio. Il Gennaro aveva nella valigia 747 uova e tre Kg. di vitello. La merce è stata sequestrata. Il Gennaro è reo confesso ed è anche autore del furto di una tacchina. E’ stato inoltre arrestato e condotto alle carceri di Vicenza Antonio Zarantonello fu Giovanni, residente nel comune di Arzignano via Restena, per avere clandestinamente macellato un vitello e averne messo in vendita le carni”.
Nell’estate del 1943 sono diffusi nuovi regolamenti per i surrogati da caffè. La prima categoria deve contenere almeno il 90 per cento di cicoria e deve essere messa in vendita a 30 lire al chilo. La seconda, a base di malto e riso a 29 lire. La terza, gruppo A, con almeno il 95% di melassa di fichi, a 38 lire. Il gruppo B, con almeno il 95% di barbabietole, a 29 lire. La quarta, a base di orzo nudo e fichi, a 26 lire. La quinta, confezionata con orzo vestito, fave, ceci e ghiande, a 24 lire. La sesta a base di miscele di prodotti vari, a 31 lire. Sono tutti intrugli imbevibili.
Altri arrestati per infrazioni annonarie in luglio: si tratta di Angelo De Bernardini, detto Gioppo, di anni 68, abitante alla Restena e di Rosa Bettega ved. Bettega, di anni 54, residente in via Riotorto: il primo per avere macellato e venduto clandestinamente carne, la seconda per avere sottratto al normale consumo 8 Kg.di vitello. Una ragazza, evidentemente una minorenne perchè dal quotidiano vicentino non appare il nome, sarà fermata nella seconda decade di novembre con Kg. 12.500 di carne bovina pronta da macellazione clandestina.
La carne, requisita, viene versata alle cucine economiche per gli sfollati (“Il Popolo Vicentino” del 25 novembre 1943). Anche i tabacchi sono razionati dall’11 ottobre: 7 sigarette al giorno agli uomini, 5 alle donne e 2 ai giovani e ancora in ottobre l’aumento di 50 grammi (da 150 a 200) delle razioni di pane.
Sono tesserati anche i fiammiferi. Ne vengono assegnati 250 al mese a persona: 200 per uso personale e 50 per uso domestico. I primi si possono ritirare con le sigarette, i rimanenti con la razione di sale. In moltissime case delle frazioni, l’illuminazione viene realizzata con lampade apposite alimentate dal carburo.
Ma il problema più grosso è sempre quello alimentare. Il commissario prefettizio Ottorino Caniato chiede in data 7 dicembre 1943 informazioni circa il conferimento latte nel mese di novembre in alcune zone del comune: litri 2860 alla latteria di Madonnetta, litri 8993 al consorzio di Arzignano, litri 2847 alla latteria Lagnerini di Costo e litri 5828 allo spaccio di Tezze.
ANCHE LA QUESTURA SI FA IN QUATTRO
La squadra della questura repubblicana di Vicenza (ci troviamo da quattro mesi sotto il governo della Repubblica Sociale Italiana) eleva ad Arzignano contravvenzioni per mancata esposizione dei cartellini dei prezzi ai seguenti esercenti: Dal Maso Giacomo, Stocchiero Luigia, Stocchiero Sebastiano, Roncolato Flora, Dal Maso Umberto.
Nell’abitazione dell’agricoltore Angelo Marzotto fu Giovanni, detto Pugnale, in via Restena, gli agenti dell’ufficio annonario comunale rinvengono q.li 8,50 di frumento, 49 di granturco, 130 Kg.di farina bianca, 7 forme di formaggio per complessivi 70 Kg., 200 Kg.di insaccati, 1500 fascine di legna.
Il frumento e il granoturco risultano sottratti all' ammasso; i 200 Kg. di insaccati risultano essere il frutto della macellazione di 2 suini (una autorizzata e una invece clandestina); le fascine, a quanto sarebbe accertato, venivano vendute a piccoli quantitativi e a caro prezzo. Nella casa di Luigi Panarotto di Antonio vengono rinvenuti 115 Kg.di carne proveniente da macellazione clandestina. In casa di Angela Lazzari di Eliseo a S. Zeno vengono trovati 43 Kg.di suino macellato.
Sono denunciati Antonio Pellizzari fu Gio.Batta, Basilio Cisco fu Vittorio, Giuseppe Fochesato fu Marcello, Massimiliano Gattazzo fu Marco, Francesco Beltrame fu Orazio, tutti da S. Zeno, per non aver conferito all’ammasso la quota obbligatoria di carne e grassi derivanti dalla macellazione dei propri suini. Sono anche posti in contravvenzione Pietro Zaupa fu Gio.Batta, Silvano Marana fu Agostino e Giuseppe Zaupa fu Giovanni per mancato conferimento di latte allo spaccio autorizzato: altrettanto dicasi per Giuseppe Dani Sansugaro da S. Zeno.
LE RAZIONI GIORNALIERE
Queste risultano le razioni alimentari tesserate e contingentate alla data del 15 aprile 1944: - pane, razione giornaliera normale g. 150, lavoratori g. 325, ragazzi 9-18 anni g. 225. - Generi di minestra, razione normale g. 2000 al mese, bambini 0-3 anni g. 3000. Supplementi ai lavoratori: g. 100 al mese per lavori pesanti, generi minestra g. 600; per lavori pesantissimi g. 200 e 600 al mese.
Col 20 aprile 1944 aumento di g. 50 di pane a tutti e g. 100 di minestra. -Grassi, g.150 al mese. - Zucchero, g. 1000 al mese (compreso supplemento di g.500) ai bambini fino a 3 anni; g.500 al mese. - Formaggio, g. 480 al mese ai bambini da 0-3 anni; g.150 agli adulti. - Marmellata, g. 500 al mese ai ragazzi fino ai 18 anni. - Sapone, g. 100 al mese.
Generi contingentati. Salumi, g. 50 a persona (assegnazioni periodiche e saltuarie). Patate. assegnazioni periodiche. Carne, g. 180 mensili circa, a seconda della disponibilità. Baccalà, g. 80, secco, un'unica assegnazione nel dicembre passato. Conserva, g. 300 in un semestre a persona. Fagioli, mai visti! (da un documento ciclostilato trovato nell’archivio comunale di Arzignano).
Sulla scorta dei dati sopra riportati la razione giornaliera normale è pertanto la seguente: pane g. 150, pasta o riso g. 66, olio o burro g. 5, formaggio g. 5, carne g. 6, conserva g. 1.6, zucchero g. 16.6. Assegnazioni periodiche e saltuarie di patate e baccalà e niente fagioli.
E’ logico che una difficile situazione del genere fa fiorire il mercato nero, floridissimo a Tezze, una frazione abitata prevalentemente da commercianti di bestiame. Si commercia clandestinamente il tabacco, che viene nascostamente tagliato nelle cantine e nei posti più impensati, “foderato” nelle valigie di cartone e trasportato dalle ragazze nelle città dell’alta Italia servendosi dei camion di passaggio tra pericoli continui (basti pensare ai bombardamenti e mitragliamenti anglo-americani).
Si commercia tutto ciò che capita sotto mano, ed in modo particolare la carne di castrato, macellata abusivamente e venduta con tanta fortuna ed in fretta ai numerosi acquirenti che a Tezze ricorrono. Specie nelle frazioni i contadini poveri autoconsumano quanto producono e quando non sono addirittura costretti a rifornirsi fuori del podere e nell’intero territorio comunale conoscono tutto un ceto di speculatori, a livello intermedio (fattori, mediatori, commercianti, esercenti, ambulanti) che si interpongono tra la produzione e il consumo.
Il commissario prefettizio di Arzignano, in data 14 ottobre 1944, informa con pubblico manifesto, che con decreto in corso del Capo della provincia, tutta la legna da bosco compresa nella zona qui sotto descritta, è requisita a sensi del decreto-legge 18 agosto 1942 N. 882, per uso della popolazione civile: in comune di Arzignano, in quello di Nogarole Vicentino e in quello di S. Pietro Mussolino tutto; nel comune di Chiampo ad ovest del confine con Arzignano, Monte Calvarina-confine con S. Giovanni llarione, quota 639 Valle Oscura, torrente Chiampo sino al confine con S.Pietro Mussolino, a levante tutto il confine con Nogarole e Arzignano, a sud confine con Arzignano; nel comune di Altissimo a ponente del confine con S. Pietro Mussolino verso Vestenanuova sino alla quota 557, contrà Cavaliere, contrà molino, Costa, Caussi, Valle di qua, a levante strada Altissimo, Campanella, Disconzi, Passo Bellocca, Roccolo Fochesati, a sud confine con Nogarole e S. Pietro Mussolino (Archivio Comunale di Arzignano, busta 285).
Siamo a pochi giorni dalla fine della guerra e a cura dell’Emerguerra provinciale, la commissione comunale allestisce e mette in funzione due mense di guerra presso le trattorie Priante e alla Stella. Una terza mensa alla trattoria Zini funziona in particolare per la somministrazione di minestre per il popolo.
Vittoriano Nori