STORIA VENETA ILLUSTRATA DALLE ORIGINI ALLA FINE DELLA REPUBBLICA DI VENEZIA

 

sv119

 

ANTONIO FOSCARINI VITTIMA DEL “TERRORE”

 

IL SENATORE PREFERISCE TACERE

 

Congiure dall’esterno arrivano fino al cuore della città, ardono pure le controversie religiose con il Papa. Venezia si sente giustamente minacciata ma reagisce con scarsa lucidità, più con la paura e le facili sentenze ...

 

 

Venezia aveva rischiato veramente grosso con la congiura spagnola di Bedmar. Se non fosse stato per lo zelante BalthasarJuven la repub­blica sarebbe probabilmente scomparsa dalla faccia della terra. Per una volta l’efficiente rete d’informa­tori ufficiali non aveva funzionato a dovere.

 

In conseguen­za di ciò le misure di sicurezza si rafforzarono ulterior­mente. Nella città lagunare dopo lo scampato pericolo si intensificarono le azioni di spionaggio e di controllo vie­tando ai veneziani ogni contatto segreto con persone stra­niere. L’ulteriore irrigidimento delle autorità, tuttavia, non poteva che portare con sé anche dei rischi, fra i quali il più pericoloso era senza alcun dubbio la perdita di ogni lucidità e serenità di giudizio.

 

E così, immancabili, arriva­rono le prime vittime del nuovo clima “poliziesco”, vittime comuni, ma anche eccellenti personaggi come il senatore Antonio Foscarini. Costui, figlio di Niccolò, apparteneva a una delle più note famiglie nobili veneziane. Come spesso accadeva per questi aristocratici, Antonio aveva iniziato molto giovane una brillante carriera politica e diplomati­ca al servizio della repubblica che lo portò a rivestire l’alta carica di ambasciatore presso il re francese Enrico IV e, successivamente, presso la corte d’Inghilterra dove aveva particolarmente e positivamente colpito il re Giacomo I Stuart.

 

Ma quello del Foscarini sembrava già allora un destino segnato. Durante la sua ambasceria in Inghilterra, infatti, in alcuni ambienti si tentò di scredi­tarlo, evidentemente stava suscitando non poche gelosie ed invidie. Le accuse di tradimento mosse al Foscarini dal suo stesso segretario nel 1618 vennero fortunatamente smentite e il Consiglio dei Dieci lo prosciolse dopo ben tre anni d’inchiesta e di carcere.

 

Un gioco sporco tra ricatti e denunce anonime ...

 

Nel 1620, intanto, veniva nominato senatore della repubblica, ma soli due anni dopo un tragico evento sconvolse, fino a spezzarla, la vita del Foscarini. Denunce anonime giunsero infatti a suo carico al Consiglio dei Dieci. Il Foscarini, secondo queste informazioni, stava segretamente tramando ai danni della repubblica incon­trandosi segretamente con esponenti di paesi stranieri, cosa tassativamente vietata dal governo veneziano.

 

L’8 aprile del 1622 Foscarini veniva quindi arrestato mentre lasciava il senato. A complicare la situazione, già di per sé delicata, ci si mise anche una donna: la contessa inglese lady Arundel. Secondo queste voci la nobildonna inglese, figlioccia della regina Elisabetta I e grande amante dell’arte – proprio questa sua grande passione l’aveva condot­ta a Venezia sin dal 1621 –, sarebbe stata la misteriosa tessitrice di questo complotto, nel quale il Foscarini avrebbe lasciato il cuore per amore della contessa.

 

I segreti incontri notturni nella casa dei Mocenigo dove la “Lady” alloggiava, avrebbero avuto quindi carattere non solo amoroso ma anche politico. Quando il Foscarini venne portato davanti al Consiglio dei Dieci, tuttavia, si sarebbe rifiutato di fare il nome di questa donna e questo suo cavalleresco silenzio concorse non poco a confermare le accuse di tradimento.

 

Prima meglio condannare poi la grazia può sempre arrivare ...

 

Accuse dalle quali il Foscarini non ebbe neppure il tempo di controbattere adeguatamente, dal momen­to che venne condannato a morte all’unanimità dai mem­bri del famigerato Consiglio dei Dieci. il 20 aprile veniva così emessa la condanna a morte per strangolamento, condanna che venne eseguita in tutta fretta quella sera stessa nelle prigioni veneziane.

 

Ma giustizia era vera­mente fatta? Antonio Foscarini era veramente colpevole? E di che cosa, poi? Di tradimento o di aver avuto per amante la nobile, e sposata, lady Arundel? Niente di tutto questo, pare. Foscarini, infatti, non fu in realtà il protago­nista di nessuna delle due scandalose circostanze.

 

Né del complotto politico, che a fatica la stessa lady Arundel riu­scì a dimostrare inesistente, né dell’intrigo amoroso dal momento che con tutta probabilità i due si incontrarono solo poche volte e non certo in occasioni private. Resta che la donna, suo malgrado invischiata in questa spiacevole storia, venne comandata dal suo ambasciatore di lasciare al più presto Venezia.

 

Di fronte a questo perentorio ordi­ne la donna reagì energicamente. Non solo non lasciò la città, ma difese il Foscarini davanti al diplomatico, soste­nendo che mai il senatore veneziano aveva incontrato in casa Mocenigo rappresentanti di paesi stranieri e nemici. Le stesse cose dovette dire anche al doge al quale aveva chiesto udienza, doge che dovette ben crederle se la invitò a presenziare alla imminente cerimonia dello “sposalizio del Mare”. Non solo.

 

Venne letta in senato una dichiara­zione ufficiale d’innocenza da far avere poi anche a Lord Arundel e a chiunque volesse avere chiarimenti sulla vicenda. Sei mesi dopo lady Arundel lasciava Venezia per fare ritorno a casa con i suoi due figli e ben 70 casse stra­colme di merci, opere d’arte e preziosi.

 

Si lasciava alle spalle una città sconcertata dalla vicenda e dalla morte innocente di uno dei suoi più amati e stimati senatori. Se l’onore della donna era salvo, niente e nessuno poteva invece ridare la vita al povero Foscarini. Per lui le scuse arrivarono troppo tardi. il 22 agosto del 1622 gli autori della false accuse erano stati arrestati e giustiziati men­tre il Consiglio dei Dieci ammetteva pubblicamente l’erro­re, il fatale e tragico errore di valutazione riabilitando la memoria dello sfortunato Foscarini la cui salma venne riesumata per procedere poi a dei solenni funerali di stato. Era tutto quello che la repubblica poteva ormai fare per il “suo” senatore.