STORIA VENETA ILLUSTRATA DALLE ORIGINI ALLA FINE DELLA REPUBBLICA DI VENEZIA

 

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DOPO 22 ANNI DI ASSEDIO CANDIA SI ARRENDE

 

VENEZIA ABBANDONA CANDIA

 

Nel mese di settembre del 1669, il comandante Morosini decide di scendere a patti con i turchi. Venezia ammette così la sua sconfitta e dopo 456 anni i veneziani lasciano l’isola di Candia interrogandosi sul futuro ...

 

 

Con la partenza delle ultime navi alleate, a difen­dere Candia restava solo, dunque, la guarnigio­ne veneziana in trepida attesa di nuovi ordini. Tutti gli occhi infatti erano ora puntati sull’unico punto di riferimento rimasto sull’isola: il capitano genera­le Francesco Morosini.

 

Da lui, dalla sua decisione, dipen­deva la sorte di quel pugno di uomini e degli abitanti di Candia ridotti ormai a sole 4000 anime. Venne deciso innanzitutto che d’ora innanzi nessuno dei soldati posti a guardia delle mura poteva abbandonare la sua posizio­ne.

 

Questo significava l’impossibilità di dare il cambio nella guardia sottoponendo gli uomini ad uno sforzo ecce­zionale. Intanto anche i turchi si stavano preparando all’assalto finale. Ben 10.000 soldati poterono essere recu­perati dalle trincee che ora non servivano più avuta la conferma che a Candia erano rimasti ormai solo i vene­ziani. Di fronte ad una simile forza offensiva, il Morosini saggiamente cercò di concentrare al massimo le ultime energie.

 

I trenta soldati che ancora controllavano la postazione di Santa Pelagia, vennero così richiamati. Le truppe di Malta, quelle almeno rimaste in città, vennero invece destinate ai rinforzi da mobilitare nei casi di estre­mo bisogno. A mezzogiorno ebbe inizio il primo scontro col nemico che prontamente occupò il sito di Santa Pelagia.

 

Il comportamento dei veneziani in quelle ore ormai senza speranza fu a dir poco esemplare riuscendo sulle prime a contenere, se non a respingere del tutto, l’ondata assalitrice grazie anche al coraggio di due comandanti: Pietro Gabrieli e Luigi Minio. A dar man forte arrivò anche Alessandro Pico con i suoi 1000 uomi­ni: una goccia nell’oceano!

 

Si impone una scelta: arrendersi per non perire ...

 

Ma se c’era chi arrivava, c’era chi continuava la sua ritirata come gli ultimi 300 soldati francesi ancora rimasti sull’isola e gli ultimi cavalieri di Malta. A quel punto Francesco Morosini fece necessariamente i suoi conti. Radunati tutti i comandanti per il giorno 27 agosto, espose loro i dettagli della situazione, le forze in campo e le pressoché nulle probabilità di salvezza.

 

I convenuti si trovarono ovviamente tutti concordi su quello che restava da fare. Dopo tre anni di duri combattimenti e ventidue di assedio, non si poteva certo accusarli di non aver fatto l’impossibile. Versare altro inutile sangue non avrebbe mutato certo la situazione e garantito Creta alla Serenissima.

 

La resa, una resa onorevole, a quel punto non avrebbe certo scandalizzato nessuno. E questa fu infine la saggia decisione presa dal Morosini e dai suoi ufficiali. Vennero così prontamente inviati al campo nemico due ambasciatori al fine di valutare le reali possi­bilità di pace. Non era infatti così scontato che i turchi dopo tanti anni di impegno militare a Candia, dopo tanti morti ed energie spese in quell’assedio, accettassero ora di buon grado un trattato di pace, così senza combattere e senza dare una lezione esemplare a coloro che per tanti anni avevano osato opporsi alla loro potenza.

 

Dopo alcuni iniziali momenti di tensione tuttavia, anche fra i turchi prevalse infine la convinzione che un trattato di pace con­veniva loro molto di più che un ulteriore combattimento. E così il 6 settembre del 1669 venne finalmente fumato il trattato. Per Venezia non si rivelò un trattato disonorevo­le, anzi.

 

Il Gran Visir turco in fondo aveva da sempre nutrito una profonda ammirazione per il coraggio e la ret­titudine del Morosini e l’aver sostenuto per tutti quegli anni l’assedio non faceva certo poco onore ai veneziani. A questi veniva così concesso di lasciare l’isola con tutti i loro personali averi entro 12 giorni, tempo permettendo, mentre a Candia doveva restare tutta l’artiglieria che vi si trovava prima dell’inizio dell’assedio e con l’artiglieria anche le munizioni e la polvere da sparo.

 

L’isola natural­mente passava sotto la giurisdizione turca, ma non le vicine isole di Grabousa, di Suda – che non si era mai arresa – e di Spinalonga che restavano a Venezia. L’attuazione dei patti, infine, venne garantita dallo scam­bio di tre ostaggi per parte.

 

Firmato il trattato ebbe inizio la triste operazione di rientro. Quattordici galee accolsero il carico umano e materiale in partenza. A lasciare Candia infatti non erano solo i soldati veneziani, ma un’intera cittadinanza seppur ridotta a poche migliaia di persone che certamen­te non avevano nessuna intenzione di ritrovarsi a vivere sotto i turchi. Persone che avevano vissuto gli anni della potenza e della ricchezza e poi quelli più duri e intermina­bili dell’assedio, si preparavano ora a lasciare per sempre quell’isola e con essa ogni speranza e ogni progetto per il futuro. Un futuro certamente incerto e sconosciuto per molti di loro.

 

E così non furono pochi quelli che si recaro­no dallo stesso Morosini pregandolo di farsi carico dei loro incerti destini. Dove sarebbero andati? Come avrebbero potuto ricominciare dal niente? Morosini rispose genero­samente assegnando loro uno stipendio ed un vitto. A questo si aggiunsero speciali privilegi poi confermati in parte dal Senato, mentre ai primi profughi raccolti in gran numero a Parenzo in Istria, assegnò nuove case e terreni dove poter ricominciare una vita dignitosa.

 

C’era pur sempre anche Venezia, la madrepatria, dove tutta­via, le sorprese per alcune delle famiglie superstiti di Candia non saranno delle migliori. Quando gli ultimi veneziani lasciarono per sempre Candia – fra essi Francesco Morosini e l’ultimo doge dell’isola Zaccaria Mocenigo – era il 26 settembre del 1669. Dopo 465 anni sull’isola calava il vessillo della Serenissima Repubblica di Venezia e al posto del Leone saliva la mezza luna. L’assedio era durato complessivamente 22 anni.