STORIA VENETA ILLUSTRATA DALLE ORIGINI ALLA FINE DELLA REPUBBLICA DI VENEZIA

 

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PIETRO AVEVA TENTATO DI DEPORRE IL PADRE

 

CANDIANO III PREGA GRAZIA PER IL FIGLIO

 

Un tentativo di assalire il palazzo ducale e di deporre il vecchio e amato doge Candiana III viene stroncato dalla reazione del popolo. II figlio, Pietro Candiana, viene arre­stato e condannato a morte. Ma la pietà del padre e il suo carisma gli concedono la vita e l’esilio perpetuo, una soluzione che però non risolse il problema visto che ...

 

 

 

Dopo la morte del doge Pietro Tribuno sotto il cui dogato vennero fortunatamente fermati gli Ungari presso il porto di Albiola, i suffragi del popolo veneziano si concentrarono su di un esponente della famiglia Partecipazio: Orso II che si dimostrò degno continuatore della saggia politica di svi­luppo urbano e difensivo delle isole realtine già iniziato dal suo predecessore.

 

Rialto stava così assumendo sem­pre più la fisionomia di una vera e propria città. L’isola venne innanzitutto collegata alla vicina Olivolo, sede del vescovado mentre si accelerava il processo di espansione della zona abitativa verso oriente e nelle isole minori più vicine. Anche le zone agricole e paludose subivano un notevole ridimensionamento contribuendo così a configu­rare sempre più l’area di Rialto come un’area propria­mente urbana.

 

All’indomani della sua elezione, il doge inviò a Costantinopoli il figlio Pietro per rendere omaggio all’imperatore bizantino ricevendo in cambio il titolo, ormai vuoto e puramente formale, di protospatario impe­riale. Tuttavia ciò dimostrava e confermava comunque la secolare intesa tra Venezia e la lontana capitale imperia­le.

 

Dopo un dogato tranquillo e laborioso durato vent’an­ni, il vecchio doge si ritirava nella pace del monastero di S.Felice e Fortunato nell’isola di Ammiana dove fini i suoi giorni. Gli successe l’esponente della seconda grande famiglia veneziana del momento, Pietro Candiano II, a riprova che nel corso del IX secolo il dogato era appan­naggio di un numero ristrettissimo di antiche e potenti famiglie, nel caso specifico, i Partecipazio e i Candiano.

 

Non a caso, alla morte di Pietro, fu nuovamente la volta di un Partecipazio, l’ultimo doge di tale patronimico e appartenente al ramo collaterale dei Badoer che resse tuttavia il dogato per soli tre anni. Era il 942 e in quel medesimo anno veniva eletto il nuovo doge, questa volta, ovviamente, un Candiano: Pietro III figlio del precedente doge Pietro II. La personalità del nuovo eletto, diversa­mente da quella del padre, appare quella di un uomo incline ad una politica di forza, imperniata eminentemen­te sulle iniziative militari.

 

In questa direzione si presentano le due spedizioni navali che Pietro organizzò contro gli Slavi di Narenta con i quali ormai da secoli i Veneziani si scontravano con alter­ni esiti. La prima, di ben 33 navi, sembra avesse avuto uno scopo puramente dimostrativo, di semplice pressione sui bellicosi pirati affinché garantissero la sicurezza per le navi veneziane che transitavano nell’alto Adriatico.

 

La spedizione infatti, non sortì alcun esito né di ordine politi­co, né militare. Diversamente invece, si concluse la secon­da spedizione a seguito della quale iNarentani accettaro­no e sottoscrissero un patto di salvaguardia richiesto dal traffico commerciale veneziano.

 

Tuttavia i problemi e le difficoltà più grosse, il doge doveva affrontarli in casa pro­pria, all’interno della sua stessa famiglia composta da tre figli che il doge aveva provveduto a collocare. Il primo era stato investito del vescovado di Torcello, l’altro, che por­tava lo stesso nome del padre, venne assunto da questi come coreggente mentre il terzo ed ultimo figlio, molto probabilmente era stato spedito a Costantinopoli come da consuetudine, quale ambasciatore o, più verosimilmente, quale garanzia di fedeltà alla corte greca da parte del padre.

 

L’assunzione alla ducea del figlio Pietro, si dimo­strò ben presto, tuttavia, una scelta alquanto infelice tanto che molto probabilmente il vecchio doge si era visto più che altro costretto ad accettare che gli venisse affian­cato il figlio nella gestione del potere.

 

Fu infatti “... per istanza – volontà – del popolo...” dicono le fonti, che Pietro sali al trono ducale accanto al padre che, visto come andarono le cose, ne avrebbe fatto probabil­mente volentieri a meno. Si ha notizia, al riguardo infatti, di una vera e propria ribellione del figlio nei confronti del proprio padre, trasgredendo ad ogni sorta di ammoni­mento fino ad arrivare allo scontro aperto e diretto.

 

Le ragioni, con tutta probabilità, erano riconducibili a due diversi modi di gestire ed improntare la politica venezia­na. Il vecchio doge incline a sviluppare e tutelare la politi­ca tradizionalmente marittima di Venezia – le due spedi­zioni contro i pirati slavi comprovano questa linea di con­dotta –, mentre dall’altro canto il figlio si dimostrava por­tatore di una visione completamente diversa che puntava sull’espansione veneziana anche sulla terraferma e sui beni fondiario-immobiliari.

 

Gli stessi Candiano, del resto, specie dopo Pietro III, ave­vano fondato il patrimonio familiare sull’incremento dei beni già posseduti sulla terraferma. Progetti ed aspirazio­ni diverse allontanavano i due dogi, espressione, in que­sto senso, di due ben diversi ed opposti interessi di parte. Non c’è dubbio infatti che all’interno di una società come quella veneziana del X secolo in rapida espansione, si facessero sempre più sentire le pressioni di gruppi mer­cantili che guardavano alla terraferma e alle sue ricche rendite con crescente interesse.

 

I limiti imposti dalla tradizione lagunare non erano più sufficienti a contenere esigenze ed interessi cresciuti e maturati con la stessa società. Per il momento, tuttavia, prevaleva ancora la tradizione, quella parte di popolo da sempre legata alle attività marittime, custode dell’antica tradizione. Nello scontro presso il mercato di Rialto tra le due fazioni, venne infatti catturato il giovane coreggente dalla parte di popolo e clero rimasta ancora fedele al vec­chio doge che dovette personalmente intervenire affinché venisse risparmiata la vita al proprio figlio.

 

Ottenuta la grazia, Pietro si vide tuttavia costretto a ban­dire il figlio dalle isole veneziane dopo che il popolo ebbe giurato che mai avrebbe eletto in futuro quale proprio doge il figlio traditore. Figlio che ben presto si organizzò per tentare di far ritorno in patria. Rifugiatosi presso la corte del re d’Italia Berengario, Pietro organizzò infatti una piccola flotta con la quale attaccò delle navi venezia­ne presso Ravenna. Preludio di uno scontro ben più grave e doloroso? Non è dato saperlo. Il destino decise le sorti della contesa con la morte del vecchio doge e padre, Pietro III Candiano.