STORIA VENETA ILLUSTRATA DALLE ORIGINI ALLA FINE DELLA REPUBBLICA DI VENEZIA

 

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PER AVER SPOSATO IL RE STEFANO

 

LA MOROSINI SUL TRONO DI UNGHERIA

 

Anche e soprattutto un matrimonio, quello fra la nobildonna veneziana Tommasina Morosini e Stefano d’Ungheria, può portare frutti alla politica di potenza di Venezia, protesa verso il Mediterraneo orientale ma non meno attenta alle sue coste dalmate e all’importanza dei nuovi regni, quale quello d’Ungheria ...

 

 

Attorno alla metà del XII secolo i rapporti tra Venezia e il regno d’Ungheria conobbero una decisa ripresa. La repubblica veneta, tuttavia, non era nuova a questo tipo di contatti con i regnanti magiari che più volte avevano tentato nei secoli precedenti di occupare le terre dalmate ed istriane sulle quali si estendeva invece la giurisdizione veneziana.

 

Già nel 1038, inoltre, il trono ungherese era stato occupato da un veneziano, Pietro Orseolo, nipote del primo re cattolico ungherese, Stefano I il Santo. Nel secolo successivo inve­ce, i rapporti tra Venezia e l’Ungheria si caratterizzarono per la frizione dei comuni interessi nell’area dalmata e croata, con una sequenza di scontri dovuti all’azione mili­tare in quelle zone da parte del re ungherese Stefano II.

 

Fu proprio durante una di queste battaglie che il doge Ordelafo Falier trovò la morte nel 1118. Il mantenimento del controllo delle coste dalmate e istriane era natural­mente di vitale importanza per Venezia in quanto, in tal modo, si garantiva la transitabilità dei convogli mercanti­li nell’Adriatico. Mantenere buoni rapporti con il confi­nante regno ungherese o, tanto meglio, espandervi la pro­pria influenza, si rivelava così indirettamente fondamen­tale per mantenere la pace nell’area alto-adriatica.

 

All’insegna di questi delicati interessi sembra potersi ascrivere il matrimonio fra la nobildonna veneziana Tommasina Morosini e Stefano d’Ungheria, figlio minore del re Andrea II e di Beatrice d’Este. Tommasina Morosini era del resto l’esponente di una delle più ricche e nobili famiglie veneziane che avevano dato alla città già due dogi, Domenico nel 1148 e Marino nel 1249.

 

Un regalo per Venezia

 

Non è possibile conoscere le esatte circostanze che portarono alle nozze Tommasina con Stefano d’Ungheria. Questi, nato forse a Ferrara, dal momento che la madre era la figlia del marchese di quella città, pare si sia un giorno recato a Venezia in casa di un tal Michele Morosini padre appunto di Tommasina.

 

Qui, Stefano, si sarebbe invaghito della giovane fanciulla e, nel 1261, sarebbe riuscito ad ottenerne la mano. La sposa, oltre al suo decantato fascino, portava in dote al marito anche un ricchissimo patrimonio, oltre che appoggi influenti ed il prestigio di un’intera, nobile famiglia. Dall’unione dei due giovani nacque presto un figlio, chia­mato in onore del nonno paterno Andrea.

 

Allevato nella città lagunare, il giovane ben presto dovette tuttavia lasciare la tranquilla casa materna venendo chiamato alla dignità del trono ungherese. Dopo la morte dello zio Ladislao IV ,infatti, Andrea venne individuato quale pos­sibile successore dello zio paterno che non aveva lasciato alcun erede. Andrea lasciò quindi Venezia per assurgere all’alta carica con grande soddisfazione, molto probabil­mente, dello stesso governo veneziano che vedeva concre­tizzarsi nuovamente la possibilità di espandere la propria influenza nel regno magiaro.

 

Andrea, soprannominato ben presto il Veneto, veniva così incoronato nei primi giorni di agosto del 1290 re d’Ungheria dall’arcivescovo di Strigonia con il nome di Andrea III d’Ungheria. Un anno dopo, nel 1291, lo raggiungeva da Venezia anche la madre Tommasina accompagnata dal fratello Albertino che si dimostrerà ben presto uno dei più influenti e fedeli collaboratori anche militari, di Andrea.

 

In quello stesso anno (1291) Tommasina veniva anch’essa incoronata regina d’Ungheria ed assunta in virtù di tal carica, al governo del regno. Era l’apice della famiglia Morosini: Andrea re d’Ungheria, Tommasina regina dello stesso regno ed Albertino, zio di Andrea, nominato principe di Morlacchia e duca di Croazia.

 

L’equilibrio si rompe

 

Tuttavia questa felice congiuntura non sarebbe durata a lungo, tutt’altro. Andrea infatti sin dal 1292 dovet­te fronteggiare ed arginare da un lato le tendenze autono­mistiche dell’aristocrazia magiara e dall’altro reprimere i tentativi di numerosi aspiranti che lo volevano cacciare dal trono, come il duca austriaco Alberto.

 

Conseguenza di questa situazione fu la cattura dello stesso Andrea nel 1292 da parte dei nobili ribelli – salvo riacquistare fortuna­tamente poco dopo la libertà –, nobili che mal sopportava­no un sovrano così strettamente legato per sangue, edu­cazione e politica a Venezia. Non solo.

 

Al trono ungherese infatti, non aspiravano solo pretendenti locali, ma anche più strettamente occidentali. La figlia di Stefano V, cugi­no di Andrea, aveva infatti sposato Carlo d’Angiò re di Napoli al cui figlio, Carlo Martello, col consenso del Papa, erano stati riconosciuti i diritti di successione sul trono ungherese fin dal 1291. La situazione, già di per sé com­plicata, divenne infine caotica ed incontrollabile dopo la morte dello stesso Andrea III nel 1301, quando il precipi­tare degli eventi costrinse la stessa Tommasina a lasciare l’Ungheria e fare ritorno a Venezia.

 

Qui, la nobildonna veneziana si ritirò nel palazzo donatole dal fratello e posto nella contrada di S.Giuliano dove si spense nel 1311 ormai ultrasettantenne. La sua salma venne tumu­lata dopo una solenne cerimonia cui parteciparono le massime autorità politiche e religiose della città, nella chiesa di S.Angelo, oggi scomparsa, accanto alla salma dell’amato fratello Albertino. L’avventura ungherese dei Morosini era così conclusa. Si apriva invece per Venezia, nei suoi rapporti con il regno ungherese, una fase alquan­to difficile che nel corso del secolo procurerà al governo veneziano non pochi, gravi problemi.