QUADERNI DELLA RESISTENZA
Edizioni "GRUPPO CINQUE" Schio - Luglio 1980 - Grafiche BM di Bruno Marcolin - S.Vito Leg.
Volume XI
[da pag. 569 a pag.573]
ATTACCO ALLA “TAGLIAMENTO”
Sanvito – 8 settembre 1944
di Emilio Trivellato
La domenica del 3 settembre 1944 giunse a Sanvito di Leguzzano da Torrebelvicino un distaccamento (giovani dai 15 ai 20 anni) del Battaglione “Tagliamento” della R.S.I.; occuparono il municipio, le scuole, la casa della dottrina, il campanile e piazzarono tre posti fissi di blocco.
Fra i partigiani nacque l’idea di assaltare gli accasermati per recuperare delle armi ed a ciò fu predisposto un piano di attacco, che prevedeva un’azione combinata fra il distaccamento garibaldino del “Tar” (circa 70 uomini), il distaccamento autonomo “C.Battisti” (circa 30 uomini), la pattuglia “Furia-Spivak” della Brigata STELLA (circa 20 uomini).
Mentre i Comandi partigiani stavano studiando la tattica migliore per una buona riuscita del colpo di mano ed era stata considerata anche l’eventualità di far affluire dei partigiani dalla Valle dell’Agno, la pattuglia “Furia-Spivak” agì da sola ed anzitempo contro un gruppetto di Fascisti, cogliendo tutti di sopresa. Il risultato non fu brillante, anzi i partigiani ci lasciarono due morti e tre feriti.
In proposito Alberto Sartori (Carlo) scrive (15.5.79): “Verso fine agosto 1944 fui raggiunto da “Alberto” presso il Comando della Brigata STELLA nella zona di Selva di Trissino. Egli mi ragguagliò sulla situazione ed in particolare su quella assai complessa della Brigata PASUBIANA dopo il rastrellamento di Posina; mi informò superificialmente sullo sviluppo delle formazioni garibaldine in zona trentina e sulle resistenze di “Sergio” ad accettare un Commissario di guerra nel comando.
Mi disse anche che, malgrado ciò, “Sergio” pareva accettare di essere affiancato da un uomo di azione e per questo il Comando Gruppo Brigate aveva pensato a me. Fu deciso che avrei passato presto le consegne ad altro comandante della STELLA e atteso, nella zona del Btg.ne APOLLONI, precise istruzioni sul da farsi.
Infatti di lì a qualche giorno passai le consegne ad Armando Pagnotti (Jura) e mi trasferii a Raga Alta, dove Alfredo Rigodanzo (Catone) mi avrebbe raggiunto per rinsaldare i contatti diretti fra la STELLA e la PASUBIANA e coordinare eventuali azioni in comune.
A Raga Alta mi incontrai con Valerio Caroti (Giulio) e con Sandro Cogollo (Randagio) ed assieme si esaminò la situazione: la prima esigenza era quella di riorganizzare, dopo il rastrellamento di Posina, le formazioni della PASUBIANA operanti ormai in una zona vastissima, la seconda esigenza era quella di accogliere i giovani disarmati che da tempo chiedevano di unirsi a noi.
In quel momento “Sergio” si trovava dislocato a Tonezza-Fiorentini con “Turco” e “Pigafetta”, mentre “Giulio” aveva spostato il Comando da Posina a Poleo-Raga alternativamente. Eravamo sempre in attesa di favolosi lanci...di là da venire e quindi, ai primi di settembre, si era pensato di risolvere il problema dell’armamento con una grossa azione contando sulle proprie forze. Fu deciso di preparare un attacco alla Caserma della TAGLIAMENTO di stanza a Sanvito unendo tutte le forze della zona e quindi con il concorso del distaccamento del “Tar”, di reparti della STELLA, dal Btg.ne autonomo C.BATTISTI comandato da “Augusto” (prof. Ghellini).
Vennero infatti convocati a Raga Alta i vari comandanti, compreso “Catone”. Il C.L.N. di Schio ci garantiva la segnalazione giornaliera della “parola d’ordine” del Comando della TAGLIAMENTO e ciò per segnalazione di un tedesco collaboratore del C.L.N. e tramite “Josef”.
Con alcuni uomini scelti avrei dovuto catturare gli ufficiali del Comando costringendoli poi ad ordinare la resa dei fascisti acquartierati nelle Scuole ed in altri pochi edifici; il C.L.N. avanzò il problema di salvare una donna con la sua bambina che viveva nella casa dove aveva sede il Comando fascista.
Le agguerrite pattuglie del “Tar” avrebbero messo fuori gioco con attacchi a sorpresa i tre posti di blocco, mentre altri alla periferia dovevano tagliare le linee telefoniche ai primi spari. La data ed i particolari compiti delle singole formazioni sarebbero stati rivelati all’ultimo momento e vi era l’ordine di astenersi nel frattempo da ogni più piccola azione; “Catone”, che si trattenne in Raga in quei giorni, intendeva far affluire a Sanvito altre forze della STELLA.
Alla determinazione di attuare l’attacco per recuperare armi si aggiunse il 7 settembre lo sdegno ed il dolore per la fucilazione del giorno prima a Sanvito di Fiorenzo Mario Costalunga (Argiuna).
Nel pomeriggio dell’8 settembre, mentre in Raga si stavano perfezionando i dettagli dell’azione che doveva aver luogo nella notte fra il 9 ed il 10 settembre, udimmo degli spari provenienti da Sanvito seguiti di lì a poco dallo scatenarsi del fuoco delle mitragliatrici anche dal campanile del paese, di cui si distinguevano le pallottole traccianti, verso i sottostanti campi e boschi.
Rimanemmo increduli ed allibiti. Quando giunsero i primi feriti conoscemmo laverità. L’ordine era stato disatteso e violato con la conseguenza di dover rinviare l’azione “sine die”. L’episodio di Sanvito veniva ad aggiungersi ad altri, conseguenti alla eccessiva autonomia di alcune pattuglie e comandanti rivelatasi ormai intollerabile”.
Valerio Caroti (“Giulio”) dice in proposito: “L’attacco a Sanvito fu organizzato localmente ed in realtà mi risulta ancor oggi che a rompere le uova nel paniere fu la pattuglia Furia-Spivak. In quei giorni mi trovavo nella zona Tretti-Valli del Pasubio per risistemare le formazioni dopo il rastrellamento di Posina”.
Ferruccio Manea (“Tar”) scrive: “Quando il 7 settembre giunsi in zona con i miei uomini che nulla sapevano del progettato attacco, mi resi conto che gli uomini delle altre formazioni ne erano al corrente e ciò non mi piacque, anche perché da più di una staffetta ebbi notizia che parecchi borghesi di Sanvito avevano cambiato aria in previsione dell’attacco.
Avvertii infatti il Comando e feci presente che la Tagliamento avrebbe potuto preparare una trappola. Così fu deciso di sospenderlo temporaneamente e gli uomini della “C.Battisti” tornarono in piannura. Il mattino dell’8 settembre fui informato che la Tagliamento stava preparando un rastrellamento nelle contrade a monte di Sanvito con epicentro in contrada Pellagati. Sicché mi portai nella zona ed appostai gli uomini con le mitragliatrici.
Nel pomeriggio, non vedendo alcun movimento di truppa, verso le 15 mandai di staffetta Giorgio Cazzola (Topolino) perché avvisasse gli uomini di trasferirsi in località Soj. La pattuglia della STELLA pur avvisata, invece di ragigungerci, avuto notizia che una pattuglia della Tagliamento si era portata in una contrada vicina a chiacchierare con delle ragazze, decise di recarvisi per catturarla.
Giunti sul posto qualche minuto dopo che i fascisti erano partiti, quelli della STELLA decisero di inseguirli e si portarono addirittura vicino alla Caserma della TAGLIAMENTO. Ne nacque una sparatoria che in un primo momento fu a favore dei partigiani ma che in seguito li costrinse alla ritirata perché non avevano tenuto conto della mitragliatrice sistemata sulla torre campanaria.
Caddero i garibaldini Pietro Baggion (Eros) e Giuseppe Corà (Cielo). Sentendo la sparatoria, decisi di portarmi nella zona in loro aiuto: avevano alcuni feriti ed un paio di prgionieri. Assieme a “Chiodi” abbiamo messo gli uomini in posizione e si cominciò a sparare contro il camoanile e verso le finestre della caserma; alle mitragliatrici c’erano Pietro Elvieri (Pelo), Bruno Micheletto (Brochèta) e Pietro Porra (Tripoli).
Ad un certo momento ci arrivarono addosso dei colpi di mortaio ed una granata mi scoppiò a pochi metri. Si decise allora di portarci a Cima di Faedo da dove nella notte ci siamo spostati a Montepiano”.
Giuseppe De Guglielmi (Chiodi) racconta: “Mi trovavo con il Tar e con Temporale alle Casare, così mi pare, e vennero su anche i partigiani della Cesare Battisti per effettuare l’attacco a Sanvito; ci dissero però che era stato ritardato (io ero allo scuro di tutto). La pattuglia della STELLA di Furia e Spivak aveva ricevuto l’ordine in quei giorni di spostarsi in Valle dell’Agno, ma ho sentito che non volevano partire senza aver fatto qualche azione. Appena sentito sparare, noi siamo corsi giù per coprire il loro ripiegamento e li abbiamo incontrati poco sopra le Scuole: avevano un ferito (della STELLA) ed un fascista prigioniero. Poi passarono in Valle dell’Agno”.
Cocco Cirillo (Temporale) riferisce: “Il ferito venne aiutato da Capriolo della mia pattuglia, che lo portò verso i Massignani: sarebbe rimasto là se non fossimo scesi ad aiutarli. Trovai il Tar che mi disse: “Via tutti, veloci!” ed io gli risposi che eravamo gli ultimi a trovarsi ancora sul posto”.
Silvio Manfron di Sanvito dice: “Il 6 settembre vi era stata la fucilazione a Sanvito di Fiorenzo Mario Costalunga (Argiuna) e questo fatto influì sicuramente sulla decisione di attaccare la “Tagliamento” e di vendicarne la morte. Il piano era stato preparato dai Comandi partigiani e si attendeva solo l’ordine di attacco; era previsto che avvenisse di notte, mentre la pattuglia della STELLA attaccò per conto suo verso le ore 17 dell’8 settembre.
Nello scontro vi furono vari militi fascisti feriti e due nostri Caduti, che vennero lasciati sulla scalinata della Chiesa (ora c’è una lapide) per parecchi giorni con la proibizione di rimuoverli”.
L’Arciprete di Sanvito così scriveva al Vescovo (cfr. G.B. Zilio, op. cit., pg. 202): “Venerdì 8 c.m. alle 19.30 attacco dei partigiani alle scuole. Esito: due partigiani morti, un legionario morto e uno portato via dai partigiani. Il campanile e la casa della dottrina servirono da fortezza. I partigiani furono lasciati sulla gradinata della Chiesa fino a sabato sera (9 c.m.) e tolti, per interessamento del sottoscritto, e portati al cimitero e sepolti (domenica mattina alle 7) in una unica fossa col fucilato, poiché, disse il sign. Tenente (Schianzi), “noi li conosciamo comunisti, quindi atei, quindi non cassa, non funerale, non sacerdote per la benedizione al momento dell’inumazione”.
Dopo aver sentito le opinioni degli ideatori del piano “Tagliamento” e le testimonianze dei partecipanti all’azione di appoggio, resasi necessaria dall’imprevisto intervento della pattuglia Furia-Spivak che stava per avere la peggio, sarebbe stato utile interpellare anche qualche componente della pattuglia, soprattutto allo scopo di accertare i motivi di questo loro attacco intempestivo.
Purtroppo quasi tutti i protagonisti o sono deceduti (Furia, Spivak, Josef, Tarzan, Eros, Cielo) durante la Resistenza o in seguito (Jamez, Attila) oppure sono di difficoltoso reperimento (Gion, Binda, Fido). Alcune notizie ho ottenuto da Lorenzo Micheletto (Broca), ora deceduto, nella riunione di Sanvito del 7.2.1978, nella quale ha affermato: “Qualche pattuglia di fascisti veniva in perlustrazione a Leguzzano e ciò costituiva un elelmento di disturbo e di pericolo; ma ci eravamo sempre astenuti dall’attaccarli per non coinvolgere la popolazione”.
Questo avvenne invece in quel pomeriggio dell’8 settembre: eravamo giunti verso le 14.30 e quel giorno c’era con noi anche Tarzan (Oscar Dal Maso), un tipo atletico, pericolato, insofferente alla disciplina ed alquanto autonomo nelle sue azioni; da poco tempo si erano aggregati alla nostra pattuglia anche Eros (Pietro Braggion) e Cielo (Giuseppe Corà). La presenza del gruppo di fascisti fu il motivo che provocò l’attacco”.
Naturalmente il Broca non poteva decidere, si trovò associato nell’azione e quindi anche le sue notizie sono marginali. Secondo informazioni di altre fonti (cfr. G.C.Zorzanello, Archivio Brigata STELLA, 1980, pg. 242) la pattuglia Furia-Spivak era in procinto di passare in Valle dell’Agno e, secondo Chiodi, prima di lasciare la zona, voleva chiudere in bellezza con una azione dimostrativa contro i Fascisti; purtroppo nel colpo di mano non tennero conto delle conseguenze sia per la loro pattuglia (2 morti e 3 feriti) che per il piano generale di attacco alla “Tagliamento” allo studio in Raga in quei giorni.
In merito al punto di vista del Comandante del distaccamento della “Tagliamento” vi è il testo (cfr. G.B. Zilio, op. cit., pg. 202) della ORDINANZA esposta a Sanvito 4 giorni dopo. Brevemente, se entro 48 ore non veniva riportato il milite catturato dai partigiani, sarebbero stati presi 20 ostaggi nei Comuni di Sanvito e di Malo e poi fucilati entro il 14 settembre; inoltre sarebbero state incendiate alcune contrade.
Il 13 settembre il milite fu rilasciato dai partigiani alle 14.30 e Don Fracca comunicò il fatto al Vescovo. Tuttavia il tenente Schianzi (commissario politico) affermò che non era da rallegrarsi perché un altro milite si trovava a Schio gravemente ferito. Le acque alla fine si calmarono e, scrive Don Fracca al Vescovo il 17 settembre 1944, “il contatto dei legionari col popolo valse a smontarli e a far loro comprendere che, in fondo in fondo, il paese è vittima dei monti, presso cui ha la disgrazia di trovarsi”.
Per completare la rassegna dei vari punti di vista sull’attacco alla Tagliamento ho promosso un incontro a Malo (6.6.80) con Augusto Ghellini (Barba), Gino Antoniazzi (Indian), Luigi Bortoli (Grillo), Giuseppe Totti (Tito) della Brigata C.Battisti (Div. VICENZA), della quale si farà cenno in seguito per meglio chiarire la situazione della Resistenza nella zona di Malo.
AUGUSTO GHELLINI, ufficiale di collegamento per conto del Comando Pro.le di Vicenza e poi Comandante della C.Battisti fino al suo passaggio nella Resistenza piemontese, era stato arrestato a S.Tomio ai primi di settembre del 1944 e tradotto presso la Tagliamento a S.Vito e qui bastonato e sottoposto a torture, specie dopo l’attacco partigiano (trasferito a Torrebelvicino, riuscì poi a fuggire come si vedrà in altro Quaderno).
La sua testimonianza è interessante perché durante l’attacco si trovava nella Casa della Dottrina Cristiana in stato di arresto e quindi ha appunto riferito che il distaccamento di S.Vito della Tagliamento era comandato da un certo colonnello Zuccari, da un Capitano, da due Tenenti o Sottotenenti, dei quali uno raccoglieva tutte le spiate di Malo e di S.Vito o le estorceva con torture (restò ucciso, sembra ad opera degli stessi militi, nel rastrellamento del Grappa).
Quando avvenne la prima sparatoria della pattuglia partigiana vi fu confusione ed i Fascisti cominciarono a sparare dalle finestre degli edifici (molti erano terrorizzati) ma soprattutto sparavano con una mitraglia piazzata sulla torre campanaria. Fu una fortuna per i partigiani che ad un certo momento si inceppò ed i Fascisti asuon di bestemmie non riuscirono a farla ripartire.
Ghellini riferisce inoltre che, nel corso degli interrogatori precedenti e seguenti l’attacco, ebbe l’impressione che i Fascisti sapessero tutto per l’opera di delatori. LUIGI BORTOLI racconta: “Dal Comando Prov.le si ebbe l’ordine di recarci in Raga per prendere accordi. Ci recammo in due (io come rappresentante per la parte amministrativa del C.L.N. di Malo e Primo Girardi per la parte militare, in quanto Ghellini era stato arrestato); recammo in Raga anche dei documenti e prendemmo accordi con Alberto Sartori (Carlo) per tagliare i fili del telefono e per appoggiare l’attacco previsto. Eravamo soprattutto interessati a liberare il nostro Comandante Ghellini detenuto a S.Vito”.
GINO ANTONIAZZI riferisce: “Con Remiglio Bonato (D.C.) e con Luigi Bortoli (indipendente tendenzialmente socialista), facevo parte come Partito d’Azione del C.L.N. di Malo e l’attacco a S.Vito aveva per noi soprattutto lo scopo di liberare Ghellini”.
GIUSEPPE TOTTI racconta: “Avevamo ricevuto l’ordine di trovarci bene armati a S.Vito per una certa ora, in quanto il nostro compito era soprattutto quello di bloccare alla Madonèta. Viceversa si ricevette l’ordine di sganciarsi perché l’attacco era sospeso. Quando nel rientro siamo arrivati ai Martini abbiamo udito gli spari.
La pattuglia degli studenti con Gigi Meneghello, che doveva anch’essa parteciparvi, era appena arrivata a Priabona e quindi si fermò. La “VALDAGNO” con Gino Soldà dovrebbe essere stata coinvolta anch’essa nel piano di attacco a S.Vito ma dalla parte verso la Valle dell’Agno”.
I due caduti nell’attacco alla TAGLIAMENTO furono:
BRAGGION PIERO (Eros). Nato a Noventa Vicentina, cl.1926, ivi residente. Di Ernesto e di Patuzzo Tisbe.
CORA’ GIUSEPPE (Cielo). Nato a Montecchio Maggiore il 24.5.1925, ivi residente, celibe, studente. Di Antonio e di Turra Maria Teresa.
I feriti furono:
FIORASO ORESTE (Binda) di Cornedo. Cl. 1922 (Cfr. G.C. Zorzanello, op. cit., pg. 132 nota 378).
SANMARTIN FRANCESCO (Tempesta).
DE CAO VITTORIO (Flagello).
NOTA AGGIUNTIVA
9 settembre 1944 – Il giorno successivo all’attacco alla “Tagliamento” a Sanvito, ebbe luogo in Valle dell’Agno il rastrellamento della Piana e fra i molti Caduti vi furono anche:
NIZZERO AUGUSTO. Nato a Schio (Magrè). Cl. 1922.
BATTISTIN MARIO. Nato a Malo. Cl. 1918. In G.C. Zorzanello, op. cit., pg. 255, nota 89, risulta figlio di Zarantonello Giuseppina, nato a Valdagno il 18-7.1918, operaio.
18 settembre 1944 . Per un incidente d’arma da fuoco restò ucciso:
BRUTTOMESSO GERMANO (Spaccafero). Nato a Monte di Malo il 18.10.1927. Di Gio.Batta e di Cengia Maria. Secondo il Tar: “Spaccaferro si trovava di guardia e dalla carabina gli partì un colpo che lo colpì al torace, dove aveva appunto un foro bruciacchiato. Io e Chiodi ci trovavamo ad una cinquantina di metri; fu sepolto in Castellaro e poi riesumato”
21 settembre 1944 – Si è già scritto (pgg. 313-14) che i militi della “Tagliamento”, di ritorno dal rastrellamento sul Grappa, fucilarono nel Cimitero di Sanvito Zanrosso Miraldo di Schio (Magrè) ed assieme a lui anche il partigiano LUIGI CASTINI dopo averlo prelevato dall’Ospedale di Malo dove si trovava ricoverato. In proposito il Tar riferisce: “Luigi venne su nelle formazioni perché con noi c’era già il fratello Isidoro. Un giorno si ferì ad un piede con un chiodo arrugginito o con del filo spinato e, siccome c’era il pericolo di tetano, con la garanzia del Primario, fu ricoverato nell’ospedale di Malo.
Qui fu arrestato dai fascisti e venne fucilato a Sanvito, benchè fosse ancora febbricitante”.
LUIGI CASTINI (Antonio) è nato a Malo il 23.12.1924. di Antonio e di De Facci Maria. Fratello di Isidoro (Achielle) da S.Tomio di Malo. “Fu sepolto al cimitero locale con cassa e con esequie fatte nella Chiesetta del cimitero” (cfr. G.B. Zilio, op. cit., pg. 201 n. 20 e pg. 203).