QUADERNI DELLA RESISTENZA
Edizioni "GRUPPO CINQUE" Schio - Luglio 1978 - Grafiche BM di Bruno Marcolin - S.Vito Leg.


Volume V
[da pag. 223 a pag. 233]


GLI SCIOPERI DEL MARZO 1944 A SCHIO


Inchiesta di E. Trivellato

 

 

 

Nella storia dei venti mesi di occupazione germanica dell’Italia settentrionale il mese di marzo del 1944 è ricordato per gli scioperi degli operai contro il tentativo tedesco di avviamento al lavoro coatto in Germania e per l’aspetto politico che tale protesta operaia venne ad assumere.


Tempestivamente, se non addirittura tra i primi in Italia, anche a Schio gli operai di molte industrie tessili e metalmeccaniche si astennero dal lavoro suscitando la reazione dei Comandi germanici e la convocazione a Vicenza dei componenti le Commissioni interne di fab¬brica. Una documentazione « scritta» su questo evento di rilievo nazionale sembra di difficile ritrovamento; forse qualche traccia potrebbe esistere negli archivi delle fabbriche e forse vi è qualche relazione « riservata» della P.S. al Questore o del Commissario prefettizio. Le autorità del tempo cercavano di minimizzare o sottacere ogni forma di protesta, parlandone o scrivendo ne il meno possibile, per non aggravare il disfattismo dilagante.


In abbondanza ci sono invece le testimonianze orali degli operai e su questa strada ho condotto una prima Inchiesta riguardante la Fonderia De Pretto-Escher Wyss di Schio, riservandomi di estendere la ricerca ad altre industrie. Comunque le notizie qui pubblicate sono, a mio avviso, sufficienti per inquadrare il ruolo degli operai scledensi negli scioperi nazionali del marzo 1944.


Il concetto attuale di « sciopero » ed i suoi modi di svolgimento abituale (corteo, cartelli, comizi) non sono immaginabili nel clima poliziesco di allora: un grido o una parola in più portavano con estrema facilità all’arresto, alla deportazione nei campi di sterminio o alla fucilazione immediata.


Alle testimonianze ho voluto far precedere, sia un breve panorama dei partiti politici che agivano a quel tempo in Italia sia alcune tesi e commenti della stampa clandestina. E fra le tante pubblicazioni a ciò idonee ho preferito riportare in sintesi alcuni « Rapporti a Mussolini », ritenendo interessante l’opinione di parte fascista sui partiti politici e sulla loro stampa clandestina, che venne accuratamente raccolta, catalogata ed analizzata dalla polizia fascista.


L’argomento « sciopero » si inserisce nel più vasto problema dell’ambiente operaio di Schio e pertanto sarà oggetto di ulteriori ricerche, di cui la presente ha un significato preliminare.



I.I PARTITI POLITICI NELLA PRIMAVERA DEL 1944
«Rapporti a Mussolini»


Recentemente sono stati pubblicati, a cura di Ercole Camurani, « I rapporti a Mussolini sulla stampa clandestina nel 1943-1945 », Bologna, Arnaldo Forni Ed., 1974: furono microfilmati dagli Alleati ed ora si trovano a Roma nell’Archivio Centrale di Stato. Il testo è interessante per avere un panorama della stampa clandestina, ma è altrettanto utile per conoscere la situazione dei partiti politici nel 1943-1945 ed infine, trattandosi di un carteggio riservato della Segreteria Particolare del Duce, per capire l’opinione dei fascisti repubblicani (R.S.I.) sui vari partiti.


Ovviamente solo una lettura attenta del libro citato consente di approfondire l’argomento. Alcuni stralci e cenni sommari vengono riportati in questa sede solo al fine di introdurre il lettore alla situazione politica clandestina italiana nella primavera dei 1944 e per meglio spiegare gli scioperi di marzo.


II « Rapporto II » a Mussolini è datato 14 aprile 1944 ed il relatore così scrive:

A. - Organi della coalizione antifascista « Fronte di Liberazione Nazionale-:

PARTITO COMUNISTA ITALIANO (P.C.I.)
Il suo organo di stampa è « L’Unità », fondato da Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti (Ercoli), anno XX, in due edizioni, di cui una per l’Italia settentrionale. 086710 - rappresenta la corrente che sembra essere la più forte in seno al gruppo comunista: e cioè quella di attiva collaborazione con le altre forze del Comitato di Liberazione nazionale ». Tattica comprensibile, in perfetta linea con l’esperienza dei « fronti popolari », evidentemente ispirata dalla politica sovietica in materia. (...) 086711 - « Il grido di Spartaco » - giornale dei comunisti piemontesi. - 086712 - « La Fabbrica » - organo della Federazione milanese del P.C.I. - « Bandiera Rossa »: si pubblica a Roma. - « Combattente »: organo dei distaccamenti e delle brigate d’assalto « Garibaldi »; è una specie di bollettino ufficiale delle bande dei ribelli - « Voce operaia »: organo del movimento dei cattolici comunisti, pubblicato a Roma - « L’Azione comunista »: organo del P.C.I. per la provincia di Fi-renze. (...)


PARTITO SOCIALISTA DI UNITÀ PROLETARIA (P.S.U.P.)
Il suo organo di stampa è l’« AVANTI! » in edizione milanese e romana. 086750 - È il secondo in ordine di importanza (...) persegue l’obiettivo della fusione dei partiti socialista e comunista. Intanto affianca l’azione comunista e l’opera di sobillazione delle masse operaie e di organizzazione degli scioperi. Così, nel numero del 4 marzo, spiega le ragioni economiche e politiche per cui «i due Partiti proletari hanno dato l’ordine di sciopero ». Antimonarchico, propugna l’incriminazione di Vittorio Emanuele, quale corresponsabile dei venti anni di dittatura mussoliniana.. Ferocemente antifascista, denuncia i fascisti come « traditori » e sgherri di Hitler. (...).


PARTITO D’AZIONE (P.d.A.)
086750 - « Giustizia e Libertà » - periodico veneto del Partito d’azione « Italia Libera » che ha per organo il foglio omonimo (...). Com’è risaputo, il cosiddetto « Partito d’Azione » movimento a carattere liberal-socialista, fa parte della triade più attiva agente in seno al C.L.N. Nonostante il particolare affiatamento di cui comunisti, socialisti e « partito d’azione » dànno prova nell’opera antifascista, non mancano tuttavia di verificarsi discrepanze di vedute, che hanno trovato recentemente un eco nell’articolo « Fumo o arrosto » dell’Avanti! del 26 febbraio 1944, in cui si nega la possibilità di un socialismo che non sia marxista proletario ed internazionalista. (...) Il giornale « Giustizia e Libertà » osserva: « I nomi di Mazzini, di Garibaldi, di Pisacane, dei fratelli Bandiera e dei martiri di Belfiore non sono che i più noti e i più grandi di tutta la schiera di patrioti del Partito d’Azione ». L’odierno partito si atteggia perciò ad erede della tradizione mazziniana. (...).


PARTITO LIBERALE ITALIANO (P.L.I.)
Il suo organo di stampa è « Risorgimento liberale », aderente al C.L.N. 086755 - A giudicarne dai termini in cui è redatto, apparirebbe come il più irriducibile nemico del Fascismo. (...) Il giornale spiega che « la battaglia che il Partito liberale combatte è, anzitutto, una battaglia per il riscatto della personalità umana, per la riconquista della sua dignità ». (...) 086757 - Scopo fondamentale di questo nuovo partito, « la restaurazione dello Stato liberale » col suo nuovo sistema di partiti e di « garanzie » in cui si attuava il « vero presidio della libertà della persona ». Per quanto riguarda il problema istituzionale, il partito non pone pregiudiziali monarchiche né repubblicane: (...)


B. - Ribellismo di marchio cattolico:
« Il Ribelle » - organo di una corrente partigiana di marca cattolica. Pubblicato a Brescia, dove « esce come e quando può ». - 086760: manca finora (5 e 26 marzo 1944) un’esposizione programmatica.
C. - Organi di propaganda anglo-sassone:
« Il quarto fronte - reca il sottotitolo « Il giornale del lavoratore italiano » - 086762: è da ritenere che sia stampato nelle provincie meridionali ed introdotto in zona repubblicana per la via aerea.
« Il Patriota » - reca il sottotitolo: « Foglio della resistenza partigiana ». 086762: (...) ricorda talune concioni di Radio Londra o di Radio Bari; non riporta notizie di particolare ri¬lievo (...)
D. - Fogli indipendenti:

PARTITO COMUNISTA INDIPENDENTE
Il suo organo di stampa è « Spartaco » -0 86763 -Decisamente e ferocemente antimonarchico e antibadogliano, è anche antinglese e antiamericano, anticrociano, anticattolico, e si schiera persino contro il giornale di Ercoli, l’« Unità », « che si pretende organo del P.C.I. di cui non possiamo garantire l’attendibilità, perché di ignota provenienza ». Nel numero del 4 marzo: « Lenin è l’unico apostolo. E Stalin è l’unico capo. Essi ci guidano. Viva la Rivoluzione mondiale! ».

 

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE
II suo organo di stampa è « Prometeo » - Anno 22 - serie III. « Sulla via della sinistra ». 086713: Unico giornale indipendente. Ideologicamente il più interessante e preparato. Contro ogni compromesso, predica un comunismo puro, indubbiamente trotzskista, e comunque antistaliniano. Questo atteggiamento è definito in maniera chiara e recisa nell’articolo « La Russia che amiamo e difendiamo. (1.12.1943), in cui il giornale «si dichiara senza esitazione avversario alla Russia di Stalin, nello stesso tempo che si proclama fedele combattente della Russia di Lenin D. A tale proposito, invita gli operai a meditare sul fenomeno della profonda e subitanea solidarietà del borghesismo reazionario verso la Russia di oggi. (...)

E. -Propaganda monarchico-borghese:

PARTITO D’UNIONE
Il suo organo di stampa è « L’Italiano » che fa capo ad un « Comitato esecutivo democratico » -086769: Ogni questione pregiudiziale di natura costituzionale dovrebbe « cedere il campo di fronte al più impellente problema della liberazione di tutto il territorio nazionale ». - 086770: Questo giornale rappresenta senza dubbio un tentativo borghese per infrenare le forze anticapitalistiche della coalizione antifascista e volgere a profitto dei ceti abbienti il fenomeno del partigianesimo. Tornano perciò gli argomenti di concordia e unità nazionale che la borghesia monarchica ha sempre saputo agitare nei momenti di pericolo. ( ...)

 

 

 

II « Rapporto III » a Mussolini è datato 20 maggio 1944 ed in esso – tra gli organi di stampa del Fronte nazionale di Liberazione – sono inclusi:

DEMOCRAZIA CRISTIANA (D.C.)
Il suo organo di stampa è « Il Popolo » - 086850: segnalato nel rapporto I come operante fuori della cerchia del C.L.N., opinione che oggi va rettificata. Infatti, leggiamo nel n. del 10.11.1944, 2a pagina: « L’atteggiamento della Democrazia Cristiana - La commissione centrale della Democrazia Cristiana riunitasi in Roma il 16 dicembre 1943 per esaminare l’attuale situazione politica: dichiara che il doveroso rispetto alla volontà nazionale esige che la decisione sui problemi istituzionali sia deferita alla consultazione di tutto il popolo dopo la liberazione del paese; principio sul quale si sono concordemente impegnati tutti i partiti aderenti al C.L.N. » (...) -086851: stampato a Roma, foglio generalmente ben redatto, scritto chiaramente, che in merito alla questione sociale si ispira alle teorie di Giuseppe Toniolo e a quelle di don Sturzo. Pericoloso, in ragione stessa del suo tono relativamente moderato. (...)

BOLLETTINI PERIFERICI DEL C.L.N.
« Fratelli d’Italia » - Bollettino veneto del C.L.N., stampato probabilmente a Padova - Periodico di piccolo formato. Come tutti i foglietti del genere, destinati alla propaganda periferica, riporta gli appelli, i manifesti, le decisioni del centro.

 

 

II «Rapporto IV» a Mussolini è datato 31 ottobre 1944 e registra un certo mutamento nella stampa clandestina, conseguente alla caduta di Roma, alla diffusione di nuovi periodici, sia a stampa che a ciclostile. Per tale situazione politica si rinvia testualmente al libro sopra citato.



II. GLI SCIOPERI DEL MARZO 1944 NELLA STAMPA CLANDESTINA.
« RAPPORTI A MUSSOLINI »


Riportiamo in questa sede alcuni argomenti e stralci che interessano gli scioperi operai, facendo presente che si tratta di « relazioni » a Mussolini e quindi il problema è visto da parte fascista.

a) 086785 - « 5°) GLI SCIOPERI - È questo uno degli argomenti prediletti della stampa sovversiva clandestina, che non si stanca d’incitare gli operai a paralizzare la produzione nazionale, onde intralciare lo sforzo bellico dei tedeschi, e di esaltare il “coraggio e la disciplina” rivoluzionaria degli scioperi ogni qual volta vi siano disordini in qualche centro industriale. Agli scioperi del l° marzo, l’edizione milanese dell’Avanti! dedica la prima pagina, celebrando “la grandiosità e l’imponenza” del fenomeno. (...) Non solo rivendicazioni materiali hanno spinto i due Partiti proletari a dare l’ordine di sciopero ... ma “l’irriducibile volontà di combattere” i tedeschi ed i fascisti (Avanti! del 4.3.1944). (...) “Le parole d’ordine della classe operaia erano stavolta di carattere quasi esclusivamente politico. Esse erano dirette in modo particolare contro la coscrizione militare ordinata da Mussolini per conto di Hitler, contro la deportazione degli operai in Germania... e contro le decimazioni di ostaggi ... “. Non è mancata agli scioperi di marzo l’adesione del partigianesimo cattolico. Ecco quanto scrive in proposito “Il Ribelle”:

“Un grande sciopero ... è scoppiato simultaneamente in tutti i centri industriali dell’Italia occupata, di fronte al quale i tedeschi e fascisti hanno dimostrato la loro completa e assoluta incapacità, nonostante il movimento fosse da tempo annunciato”. Segue una cronaca succinta, ma comunque tendenziosa, degli avvenimenti, con accenni alle “manovre intimidatorie” delle autorità. “l tedeschi per assoluta mancanza di mezzi (sic) si sono disinteressati completamente della questione” (da “Il Ribelle”, “Vento di marzo: sciopero generale” 26.3.1944, pag. 2) ».


b) 086787 - « 6°) TRASFERIMENTO DI OPERAI E DISTRUZIONE DI IMPIANTI - La questione degli scioperi porta naturalmente a trattare del servizio del lavoro. Un argomento su cui fa particolarmente leva la propaganda nemica e sovversiva è quella del trasferimento di operai in Germania. ( ... ) E non si parla solo di “deportazioni” di operai, ma anche dell’invio di macchinari in Germania. ( ... ) Ne “Il Ribelle” (cattolico) si trova scritto: “Deportazione di operai” -La Germania ha bisogno estremo di uomini, i reclutamenti volontari della Todt e della Speer non bastano più. La Germania ha bisogno di molti e buoni operai; la sola Milano dovrà fornirne entro il mese di marzo ben 130.000. I Sindacati fascisti, che gestiscono quelli che chiamano uffici di collocamento e che sono in realtà gli uffici dei moderni negrieri, devono fornire a tutti i costi questo contingente di operai. Essendo i disoccupati troppo pochi e troppo poco specializzati, è stato deciso che una parte della mano d’opera italiana, anche se attualmente occupata in Italia, andrà in Germania; una percentuale a seconda del numero dei dipendenti di ogni industria, sarà d’autorità prelevata e inviata oltre il Brennero” . (“Il Ribelle”, 26.3.1944) ».


c) 086811 - Manifesto n. 11.15 del PARTITO COMUNISTA ITALIANO e del PARTITO SOCIALISTA DI UNITA PROLETARIA - Diramato nel febbraio in Piemonte, Lombardia e Liguria. Indirizzato ai «Lavoratori italiani» dai due gruppi di estrema sinistra, il Partito Comunista Italiano e il Partito socialista di Unità Proletaria. In previsione della imminente apertura del « secondo fronte » mentre l’esercito rosso avanza a oriente, e Roma sta per essere « liberata » dagli anglo-americani, avverte che le sorti dell’Italia sono nelle mani del popolo. Perciò chiama gli operai del Piemonte, della Lombardia e della Liguria a preparare d’urgenza lo sciopero generale, onde ottenere soddisfazione nelle proprie rivendicazioni economiche e protestare efficacemente « contro le brutalità e le rapine naziste e fasciste ». I padroni non devono licenziare i giovani di leva, e tutti si devono opporre all’arresto dei familiari dei renitenti. La parola d’ordine è: fermare la produzione, affinché cessino i bombardamenti aerei da parte degli alleati ». Costituire in tutte le officine i comitati di agitazione e le squadre di difesa operai. Organizzare la lotta all’interno delle caserme e in seno all’esercito repubblicano. Sarà comunicata la data d’inizio dello sciopero generale.


d) 086823 - Manifesto n. 11.42 dei « SINDACALISTI RIVOLUZIONARI, i quali prendono decisamente posizione contro gli scioperi, in cui vedono l’effetto di un mostruoso connubio dei padroni con un gruppo di gente che si spacciano quali rappresentanti degli operai e altro non sono che i servi stipendiati degli stranieri ». Si parla di sciopero armato, ma dove sono le armi? Da così inconsulte agitazioni non potranno risultare che nuovi arresti, nuove epurazioni e nuovi processi ( ... ) I compilatori del manifesto invitano gli operai ad essere veramente una massa evoluta e cosciente. « La rivoluzione la faremo quando sarà giunto il momento, quando nessun nemico esterno più si troverà fra noi pronto ad impedirlo ».


e) 086824 - Manifesto n. 11.43 del PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALISTA « Sciopero generale rivoluzionario o avventura politica al servizio del Capitalismo? » Esso svolge argomenti a noi già noti, in quanto sono quelli sostenuti da « Prometeo », organo del « Partito » in parola. ( ... ) Quale, allora, la via giusta per gli operai. È un’altra, e ha solo un nome: « LOTTA CONTRO LA GUERRA ». Non manca in questo manifesto, la solita frecciata contro la « demagogia barricadiera dei sei partiti del fronte di liberazione nazionale ».


f) 086855 - « 8) - FRATELLI D’ITALIA - «Bollettino veneto del C.L.N.”. Si stampa probabilmente a Padova. Il numero del 15.3.1944, oltre che per la sua data recente è interessante anche per l’appello “Ai Veneti”, pubblicato d’apertura. Nell’incitare gli Italiani delle Tre Venezie all’azione, ora che “si stanno avvicinando i mesi decisivi della nostra liberazione”, il Comitato di liberazione nazionale si duole dello “scarsissimo slancio” con cui “le nostre popolazioni considerate nella loro grande maggioranza” hanno risposto al suo appello. “Ma per fortuna d’Italia, vi è nella nostra patria ... chi non ha voluto piegarsi ... e vivono da mesi alla macchia, sulle montagne, per le campagne, nelle stesse città (...) ».


g) 086875 - « 2°) PRECETTAZIONE DEL LAVORO PER LA GERMANIA (...) Oltre che far leva sulla innegabile riluttanza dei lavoratori ad allontanarsi dalle proprie famiglie in un momento critico come quello attuale, una tale campagna non trascura nulla per dipingere come un inferno la vita dei nostri operai nel paese alleato. Si aggiunga a ciò lo spauracchio della disfatta militare, che la propaganda nemica fa apparire imminente per la Germania. Allora, si dice, sarà condotta contro i tedeschi una lotta di sterminio, e guai ai malcapitati che vi si trovassero coinvolti anche loro malgrado. Fin dai primi mesi del nuovo Regime fascista repubblicano, la coalizione antifascista ha sfruttato l’argomento delle “deportazioni”. Così, in data 13.10.1943, leggiamo nel bollettino per il Veneto del C.L.N.: I tedeschi, coi sistemi ben noti, hanno incominciato la requisizione dei lavoratori italiani, questi violenti (che qualche idiota considera ancora come alleati) piombano improvvisamente nelle officine e nelle fabbriche, fanno una decimazione degli operai e li caricano su automezzi, per farli giungere dove fa loro comodo, magari per apprestare opere difensive a vantaggio dei tedeschi quindi a danno dell’Italia. I compagni operai stiano all’erta e non si lascino prendere; se temono qualche pericolo, non si presentino al lavoro; meglio affrontare qualche disagio che servire i tedeschi contro la patria” (Fratelli d’Italia, “Per l’Azione”, 13-10.1943) ».



(NdA - È interessante come il foglio veneto del C.L.N. di Padova abbia anticipato fin dalla metà di ottobre del 1943 i temi degli scioperi di marzo del 1944. L’appello autunnale del C.L.N. di Padova trovò una pronta risposta a Schio (« assenteismo autunnale » che sarà oggetto di prossima pubblicazione).


h) 086881 - « ITALIA NUOVA » (...) L’organo badagliano non vuole lasciare ai soli comunisti la gloria di quanto è avvenuto (scioperi di marzo). « La stampa repubblicana (R.S.I.) tenta ingenuamente di spaventare il popolo italiano attribuendo ai comunisti l’iniziativa dello sciopero. Ma è ovvio che lo sciopero aveva un carattere nazionale: antitedesco e antifascista» (...) (Italia Nuova, « Non è l’ultimo », 20.3.1944).


i) 086883 - Interamente dedicato allo sciopero è il numero del 15.3.1944 del foglio fiorentino « L’Azione Comunista », che reca sull’intera pagina: «La classe operaia italiana ha sferrata la sua prima offensiva su scala nazionale. Lo SCIOPERO GENERALE RIVENDICATIVO-POLITICO ha mostrato la coesione e la volontà di lotta del Proletariato italiano contro gli affamatori nazi-fascisti. Partigiani e GAP hanno appoggiato la lotta dei fratelli operai ».


l) 086884 - Per quanto riguarda gli operai, « Prometeo » (Partito Comunista internazionalista) ammette che « avevano non una, ma cento ragioni di scioperare: ragioni che si riassumevano nella rivendicazione fondamentale che questa terribile guerra finisse, e finissero con lei la fame, la persecuzione politica, il terrore ». « Ma ... lo sciopero generale è, soprattutto in regime di guerra, un’ arma troppo delicata perché vi si faccia ricorso senza la possibilità e la volontà di condurlo a fondo ». Esso deve essere « l’atto finale dell’assalto proletario alla roccaforte borghese, non l’episodio isolato che si esaurisce in se stesso ».


m) 086925 - L’Avanti! del 30.3.1944 scrive sul tema « LO SCIOPERO »: « Sta di fatto però ... che cereali e grassi si trovano in quantità cospicue per i militi fascisti e per le truppe di occupazione, che buona parte della nostra produzione continua Il varcare la linea del Brennero, che sui venti milioni che la Germania ci doveva in prodotti è stata passata la spugna, che nostri operai e nostri contadini sono costretti a lavorare gratuitamente in Germania – gratuitamente, perché a pagarli siamo noi – che tutti i mezzi di trasporto sono al servizio dei tedeschi che in Italia combattono la loro guerra – la loro, non la nostra ... ».




III. LO SCIOPERO A SCHIO IN FONDERIA DE PRETTO-ESCHER WYSS
Testimonianze


GIUSEPPE SANDONÀ. Nato a Schio nel 1908. Tornitore e componente della Commissione di fabbrica della De Pretto-Escher Wyss dal 23 luglio 1943.

« Verso la fine di febbraio ed i primi di marzo del 1944 alcuni operai della Fonderia avevano ricevuto la cartolina-precetto per essere avviati al lavoro in Germania. Il fatto suscitò notevole preoccupazione nonché il rifiuto a tale forma di deportazione coatta. Vi fu l’immediata solidarietà di tutti gli operai e dipendenti della Fonderia, i quali si astennero dal lavoro per due giorni consecutivi. Allora alcuni ufficiali del Comando germanico locale, accompagnati da un interprete, vennero in portineria a parlamentare con la Direzione, con la Commissione di fabbrica e con gli operai riuniti in cortile.

A distanza di tanto tempo non ricordo tutti i nomi dei componenti ufficiali della Commissione di fabbrica, mi sembra, oltre al sottoscritto, anche Arturo Rigoni, Elio Banato, Antonio Canova, Gastone Verona e qualche altro; inoltre alcuni agivano attivamente dall’esterno affiancandola, come appunto Ferruccio Ciscato, Grotta, Biagio Penazzato, Mario Ramina: questi ultimi due facevano anche parte delle formazioni partigiane locali.

Poiché analoghi scioperi interni si erano verificati in quei giorni anche in altre industrie scledensi, il fatto destò grande agitazione nei Comandi germanici, i quali temevano soprattutto l’aspetto politico dello sciopero in senso antitedesco. Rammento che in quei giorni andai a parlare con Sandro Cogollo (« Randagio ») alle Pergole e che anche lui era preoccupato per le conseguenze dello sciopero e per l’atteggiamento dei Tedeschi, i quali non avrebbero esitato a circondare le fabbriche e ad arrestare gli operai.

Seppi infatti che a Schio erano arrivati dieci camions di S.S. con le mitragliere. Allora un gruppo di una quindicina di componenti delle varie Commissioni di fabbrica di Schio si recò a Vicenza, dove ebbe luogo un tempestoso incontro presso la Camera del Lavoro. Ricordo che c’era il Questore di Vicenza che sbraitava: “Dov’è la Commissione di Schio?! È ora di finirla con questi scioperi!”.

Ad un certo punto entrarono alcuni ufficiali tedeschi venuti appositamente da Brescia e ne ricordo uno in particolare: alto, imponente, con un occhio di vetro e con l’emblema della testa da morto sul berretto e sulla divisa (N.d.A. -Sembra trattarsi di un comandante delle S.S. Totenkopf, addetto alle repressioni poliziesche ed ai campi di sterminio ed in Italia comandate dal generale Wolff). Sicuramente si trattava di un importante Ufficiale e con lui c’era una signora dai capelli rossi come interprete.

Ad un certo momento l’ing. Bossini della Camera del Lavoro di Vicenza, richiesto dall’interprete di spiegare perché Schio era in sciopero, uscì dicendo: “È in sciopero perché è il paese più stupido della Provincia”. Intervenni con l’interprete dicendo ad alta voce: «Schio è in sciopero perché hanno mobilitato obbligatoriamente gli operai per la Germania”.

Il Comandante tedesco fece cenno che l’interprete si rivolgesse a me per una spiegazione. Ad essa esposi il nostro punto di vista e cioè che l’avvio in Germania non poteva venire ordinato con cartoline-precetto, ma dovevano svolgere una adeguata propaganda, presentare dei contratti di lavoro economicamente allettanti e puntare sul volontariato.

L’interprete fu probabilmente convincente con il Comandante delle S.S., ma ci diedero cinque minuti di tempo per far smettere lo sciopero a Schio; allora telefonai al direttore della Fonderia Froelich e gli feci il resoconto della situazione. Lo sciopero cessò nelle varie fabbriche scledensi ma da allora non vi fu alcuna deportazione di nostri operai in Germania.

Senza dubbio lo scontro fra la massa operaia ed i comandi germanici fu molto pericoloso per gli Scledensi, data la situazione, ma alla fine si concluse con un risultato positivo a noi favorevole. Non era il momento di cantare vittoria, ma una vittoria indiscutibilmente ci fu ». Schio, 1 giugno 1978 - Giuseppe Sandonà.


ANTONIO TABELLI. Nato a Schio l’11-4-1907, aggiustatore meccanico, componente della Squadra dei Vigili del fuoco della Fonderia De Pretto-Escher Wyss e residente in via Almerigo da Schio.

« Nel marzo del 1944 vi fu il pericolo di deportazione in Germania e per protesta gli operai smisero di lavorare e si riunirono tutti in cortile. Quando giunsero alcuni ufficiali tedeschi, ricordo che i dirigenti della Fonderia, assieme ai componenti della nostra Commissione di fabbrica, cominciarono a discutere, mentre nel cortile gli operai rumoreggiavano. Giuseppe Sandonà disse chiaramente: “Di qui non parte nessuno!”. I Tedeschi se ne andarono ma noi ce la siamo vista brutta e a titolo di precauzione avevamo preparato dei buchi nella mura che confina con Berlato, in modo da poter scappare dalla fabbrica se i Tedeschi avessero tentato di caricarci sulle camionette ».


BIAGIO PENAZZATO. Nato a Schio il 18-9-1914, operaio alla De Pretto¬Escher Wyss, vice-comandante partigiano (v. « Il Gruppo del Festaro » ed « Il sabotaggio al Cementificio di Schio»).

« Oltre che il pericolo di deportazione in Germania c’era anche quello dello smantellamento delle fabbriche. Non ricordo che, in occasione dello sciopero di marzo, siano stati diffusi volantini clandestini in Fonderia, ma ognuno passò parola nei reparti ed allora ci siamo riuniti tutti in cortile. Quando arrivarono gli Ufficiali del Comando germanico si cominciò a rumoreggiare e qualcuno con me gridava a mezza voce: “Andatevene a casa vostra! ». Ebbi l’impressione di essere stato individuato ed in seguito, su consiglio di alcuni amici della Commissione, andai dal dr. Bertoldi e mi misi in mutua. Sulla mura verso Berlato erano state appoggiate delle scale, perché si temeva che i Tedeschi facessero una rappresaglia, anche perché, mi sembra, Schio iniziò lo sciopero due giorni prima di quelli nazionali. Quando uscii dallo stabilimento vidi una fila di camionette tedesche ».


ANTONIO CANOVA. (v. Quaderno n. 2). Comandante del Btg.ne territo¬riale F.lli Bandiera.

« A quel tempo in Commissione o di appoggio c’erano Giuseppe Sandonà, Elio Banato, Arturo Rigoni, Vittorio Grotta, Ferruccio Ciscato, Mario Ramina ed il sottoscritto. Ricordo che i Tedeschi dissero alla Direzione: “O gli operai smettono lo sciopero o li portiamo tutti in Germania”. Noi si sosteneva il principio che, se c’erano lavori da fare, dovevano essere eseguiti in Italia. Sulla mura che confina con il campo di Berlato avevamo preparato delle scale per fuggire in caso di arresto ».


DOMENICO ARTURO RIGONI. Nato ad Asiago il 14-9-1910, residente a Schio dal 1920. Operaio alla De Pretto-Escher Wyss e componente della Commissione di fabbrica.

«Nato ad Asiago nel 1910, lasciai il paese a causa della prima guerra mondiale e cominciai a vagare da un luogo all’altro finchè arrivai a Schio nel 1920. Qui mi sistemai in via S. Gaetano e lì cominciai a frequentare molti ragazzi, figli di lavoratori socialisti. Nacque così, nell’ambiente povero di allora, la mia aspirazione all’ideale socialista prima e comunista poi. A soli 14 anni conobbi per la prima volta la violenza fascista, perché all’uscita della scuola, allora detta “in campagna”, assieme ad un certo Olivieri fui picchiato dai famigerati fratelli Dallisca; qualche settimana più tardi, mentre mi trovavo in piazza A. Rossi, un gruppo di giovani fascisti mi prelevò e mi portò nella farmacia della Carità sotto i portici, dove un certo Cailotto, fascista pure lui, mi diede da bere un bicchiere di olio di ricino.

Negli anni che seguirono dedicai il mio tempo libero alla lettura di libri ed opuscoli socialisti, che riuscivo a trovare in casa di compagni più anziani: queste letture e le discussioni che ne seguivano furono decisive per la mia formazione politica. Nel 1935 fui assunto in Fonderia De Pretto-Escher Wyss e facevo parte di un numeroso gruppo di antifascisti che operavano nella zona di Schio.

Dopo qualche settimana dalla mia assunzione cominciai a discutere con gli operai di politica e così, dopo qualche mese, ebbe vita una piccola cellula comunista. Sia pure con molte difficoltà, si iniziò un lavoro di penetrazione fra gli operai con discussioni sindacali, politiche e sulla guerra di Spagna ed inoltre con la divulgazione del giornale clandestino «L’Unità» ed « Il Lavoratore », che io portavo all’interno dell’officina.

Ma un brutto giorno furono arrestati due nostri compagni alla frontiera svizzera, mentre andavano in Spagna a combattere contro il fascismo, e questo fatto portò all’arresto dei nostri migliori compagni e tra questi anche due della cellula della Fonderia e cioè Pietro Bressan ed Igino Manea, che uscirono dopo molti anni, eccetto Claudio Pedrazza che mori da percosse nel carcere di Civitavecchia (il compagno Arturo Colombi nelle sue memorie scriverà di Pedrazza: oggi è morto un compagno tessile di Schio). Con questa retata fu spezzato il legame con il centro del Partito che operava in Italia.

A quel tempo il nostro compito fu quello di raccogliere denaro e di aiutare la famiglie colpite, oltre che riorganizzare quelli che erano rimasti. Dopo circa un anno, con l’aiuto dei compagni di Mestre, riuscimmo a riallacciare i contatti con il Partito e da allora « L’Unità » riprese a circolare a Schio.

Periodicamente ci si riuniva al Maglio di Pieve alla presenza di un funzionario del Partito che operava nella clandestinità. Questo spiega perché la seconda guerra mondiale non ci trovò impreparati e perché il numero di antifascisti aumentò notevolmente nella speranza di una caduta del fascismo. La notte del 25 luglio 1943 non riuscimmo a dormire ed il mattino successivo – alle 6 – noi della Fonderia eravamo già in portineria per invitare tutti gli operai a scioperare ed a gioire per il crollo del fascismo.

Verso le ore 10 dello stesso giorno, dopo anni di clandestinità e fra lo stupore dei presenti, distribuii nei bar del centro di Schio una ventina di copie de « L’Unità » che erano arrivate qualche giorno prima. Alla ripresa del lavoro – in una riunione di operai, venne eletta la prima Commissione di fabbrica della quale facevano parte Ferruccio Ciscato, Elio Bonato, il sottoscritto ed altri tre dei quali non ricordo il nome.

Il primo atto di questa Commissione fu quello di chiedere alla Direzione il licenziamento di un fascista, che era stato un picchiatore ed una spia; inoltre chiedemmo l’istituzione di una mensa aziendale. Vi furono delle discussioni perché noi non eravamo legali – così si affermava – ma alla fine riuscimmo ad ottenere, con l‘appoggio degli operai, ambedue le cose. Ma venne l’8 settembre 1943 e con esso l‘occupazione tedesca, che aprì un nuovo capitolo di dolori e di morte.

Quando il fascista licenziato rientrò in Fonderia lo affrontai con queste testuali parole: « Credo che tu abbia capito che per i fascisti e per i tedeschi non c’è più nulla da fare e che siamo ormai all’ultimo atto; dunque spero che tu abbia abbastanza buon senso di chiudere questo capitolo, perché ci sta di mezzo il futuro della tua vita”. Ma non seguì tale consiglio. Nel frattempo nelle nostre montagne si formavano i primi gruppi di partigiani ed il nostro aiuto fu determinante, in quanto raccogliemmo denaro per aiutarli, armi abbandonate e da noi recuperate.

In seguito anche alcuni nostri compagni della Fonderia si unirono alle formazioni partigiane e tra questi va ricordato Mario Ramina, che mori nel rastrellamento di Posina. Venne il marzo del 1944 e, come in altre città italiane, fu organizzato anche a Schio uno sciopero di protesta contro le angherie fasciste e le deportazioni in Germania. Impiegammo tutta una notte, a casa di Massimo Grotta, per ciclostilare i volantini, che al mattino dovevano essere diffusi per lo sciopero.

Lo sciopero riuscì totale ma vi fu la reazione dei tedeschi e dei fascisti. Anche se il mio scritto è un po’ personale e lacunoso devo dire con sincerità che la mia attività, se pur legata al movimento operaio di Schio, fu minima in confronto dei compagni antifascisti che diedero la vita per il nostro ideale, di quelli che fecero anni di galera o di confino e dei compagni che ebbero mansioni di direzione del movimento antifascista di Schio. Ferruccio Ciscato non lo vedo da tempo, ma gli ho telefonato e mi ha assicurato che scriverà. Bonate di sotto (BG), 2 giugno 1978 – Domenico Arturo. Rigoni ».


ANGELO MARCANTE. Figlio di Antonio (operaio tessile) e di Molin Maria. Residente a Ressecco fino al 1926 poi in via Cipani. Nato il 19-5-1903, calderaio in Fonderia.

« Noi della De Pretto eravamo i più turbolenti e quando cadde il fascismo il 25 luglio 1943 uscimmo tutti di fabbrica per andare in piazza A. Rossi; ricordo inoltre che Vittorio Negrizzolo e Gino Pozzan richiedevano che venissero liberati i prigionieri politici dal carcere e dal confino. Nel marzo del 1944 furono inviate le cartoline-precetto per il lavoro in Germania e quindi gli operai, spinti anche dalla stampa clandestina, entrarono in sciopero. Un gruppo formato da Giuseppe Sandonà, Vittorio Negrizzolo del Lanificio Rossi ed altre 2-3 persone, assieme a Cappelletti dell’Ufficio Collocamento, si recò dal Comando tedesco a Schio; ho sentito dire che il comandante tedesco tergiversò dicendo che vi erano stati dei disguidi negli elenchi e si rifece su Cappelletti dicendo che quello non era il modo di precettare. In fabbrica vennero due ufficiali tedeschi con un ingegnere italiano che faceva da interprete ».


NOTA: UNO STUDIO DI TESTIMONIANZE E DI ARCHIVIO SULLA DE PRETTO-ESCHER WYSS DI SCHIO SARA' PUBBLICATO NEL PROSSIMO QUADERNO.