QUADERNI DELLA RESISTENZA
Edizioni "GRUPPO CINQUE" Schio - Luglio 1978 - Grafiche BM di Bruno Marcolin - S.Vito Leg.
Volume V
(da pag. 244 a pag. 245)
IL CIRCOLO OPERAIO DI SCHIO
di E. Trivellato
Il 4 ottobre 1943 il Partito Repubblicano Fascista – Sezione di Schio – affisse un manifesto nel quale si invitava il Presidente della S.A. Immobiliare Scledense a restituire al più presto gli immobili del « Teatro Sociale » perché quegli immobili erano stati acquistati dalle organizzazioni operaie scledensi fin dal 1912 ed appartenevano agli Operai di Schio.
Una ventina di giorni prima il Capitano Indenbirken aveva affisso le disposizioni della Standort-kommandantur ed il 24 settembre 1943 era apparso il Comunicato che invitava i militari sbandati a presentarsi subito al Comando.
Per i cittadini di Schio, in verità ben pochi, che non conoscevano la lunga querelle del Teatro Sociale, discussa nelle famiglie e commentata anche ai bambini più piccoli, il manifesto del Partito Repubblicano Fascista apparve alquanto strano. Era mai possibile che a Schio in un momento così grave, cioè subito dopo una tragica occupazione militare, saltasse fuori con urgenza un problema che risaliva al 1912?
Eppure la storia del « Teatro Sociale» nel nostro secolo, per ben comprenderla, va affrontata partendo addirittura dal 4 novembre 1900 in « Corte de Gioro » in via Fusinato, allorché ivi si fondò il Circolo Operaio di Schio. Un’imputazione causale piuttosto lontana nel tempo ma dalla quale non si può prescindere.
Nella lunga vicenda si ritrovano i personaggi più noti di Schio, si intrecciano tutte le lotte politiche di mezzo secolo dai socialisti anarchici alla dissidenza fascista, vengono al proscenio comprimari e protagonisti di tutti i ceti, vi tessono la trama abili avvocati in una causa legale a coltello nella quale intervenne anche il famoso Carnelutti e che sembrò concludersi con la sentenza n. 63 del 9 febbraio 1937, salvo riaffiorare, come si è detto, il 4 ottobre 1943 in piena occupazione tedesca.
Uno studio sul Circolo Operaio di Schio non mi è parso quindi fuori luogo per la comprensione dell’ambiente operaio e degli umori che si tramandarono di padre in figlio fino alle soglie della Resistenza ed oltre.
De Amicis, Camera del Lavoro ed Adiacenze, ai legittimi proprietari. Tali immobili furono sin dal 1912 acquistati dalle organizzazioni operaie scledensi (edl intestati all’Onor. Galeno. (...) Essi appartengono agli operai di Schio. La S.A. Immobiliare scledense sarà equamente soddisfatta della somma spesa per l’acquisto fatto in un secondo tempo e delle eventuali migliorie.
Gli stabili devono essere consegnati ad una commissione presieduta da Isidoro Marchioro e composta da: Duilio Pagnotti, Domenico Greselin per il Circolo E. De Amicis, Faccin Antonio II” per il Lanificio Rossi. Ciscato Vittorio per il Lanificio Cazzola, Canova Silvio per il Lanificio Conte, Bonato Elio per la Fonderia De Pretto Escher Wyss.
INVITO N. 3 - Gli operai scledensi di tutte le tendenze devono a disporsi alle elezioni delle Commissioni di Fabbrica, con animo scevro da ogni sentimento settario, con assoluta libertà ed indipendenza di voto. Tali elezioni avverranno al più presto possibile, in pieno accordo con l’Organizzazione Sindacale. Schio, 4 ottobre 1943. IL REGGENTE (...) (da Archivio Giovanni Meneghini - Schio).