QUADERNI DELLA RESISTENZA
Edizioni "GRUPPO CINQUE" Schio - Marzo 1978 - Grafiche BM di Bruno Marcolin - S.Vito Leg.
Volume III
(da pag. 157 a pag. 161)
S. ULDERICO - S. ROCCO
di E. Trivellato
S. Ulderico è la frazione geografica del « Tretto » che fu sede della prima Chiesa della zona (« contracta Ecclesie ») e del Municipio (« Casa del Comun »); ma devesi considerare assieme la frazione di S. Rocco (« contracta Casalini ») sia per comunanza di vita sia perché gli abitanti di ambedue defluiscono a valle per le strade che portano al Timonchio, a lato di Santorso.
A parte si è invece riferito della terza frazione del Tretto, cioè di S. Caterina, secessionista da secoli e la cui via di deflusso in pianura scende a Poleo e Schio. Gli abitanti di S. Ulderico e di S. Rocco vivevano in passato di agricoltura montana e di allevamento delle pecore, ma fruivano anche del lavoro in alcune miniere metallifere e nelle cave di caolino (tera bianca da schudèle) sotto il controllo della Repubblica Veneta; esistevano poi botteghe di lavorazione della lana (contracta de Marzarotis), molini frequentati anche dagli agricoltori di pianura, artigianato delle pelli da cui i Calgaro (caligarii = calzolai) ed i Sostere (tedesco = Schuster).
I 1422 abitanti di S. Ulderico nel censimento del 1936 sono scesi a 449 nel 1971 e gli 863 abitanti di S. Rocco nel 1936 sono scesi a 491 nel 1971. Al censimento del 1936 manca la ripartizione degli abitanti nelle varie contrade, per cui riportiamo quella relativa al censimento del 1951, come quella più vicina al periodo bellico:
S. Ulderico (141) - Acquasaliente (112) - Alba (45) - Bosco (28) - Costa (36) - Greselini (51) - Laita (-) -Nogare (123) - Quartiero (29) - Soggio (51) - Case sparse (156).
S. Rocco (97) - Balare (34) - Buzzaccari (39) - Casalini (31) - Cavecchia (58) - Dalla Vecchia (106) - Falzoie (41) - Ferracini (31) - Gonzati (70) - Molin (43) - Snorche (24) - Sostere (27) - Zaffonati (50) - Zovi (48) -Case sparse (124).
L’ex « Comune di Tretto » (S. Ulderico - S. Rocco - S. Caterina), unito a Schio nel 1969, si configurava al censimento del 1936 = Presenti 2.781 - Attivi 1.210 (43,5%) - Agricoltura 607 (50,2%) - Industria 542 (44,8%).
1. IL RITORNO DEI « MILITARI ».
In una Riunione del 22-2-1978 presso l’ACLI del Pornaro sono state raccolte le seguenti notizie:
ANTONIO ZAFFONATO (« Libertà »). Di Giovanni, operaio al caolino - agricoltore. Nato a S. Ulderico il 4-5-1923, autista Ind. Saccardo. « Da Skoflika (Lubiana) attraversai tutti i boschi fino a Grado, donde, sui respingenti di una lunghissimo tradotta stracarica, arrivai poco prima di Mestre; di qui a piedi giunsi a Grisignano dove ricordo il cortile di una casa di contadini che funzionava da posto di ristoro per gli sbandati. Poi “go visto finalmente el monte Sumàn” ».
GIOVANNI SANTACATERINA (« Balta »). Nato il 25-9-1916. « Ero in un autocentro vicino a La Spezia ed il mattino del 9 ci trovammo circondati dai Tedeschi e disarmati. Riuscito a fuggire, con uno di Breganze, guadai un fiume ed attraversai gli Appennini a piedi. A Modena fui ripreso e messo in una Caserma di Fanteria, dove i Tedeschi chiesero degli autisti e, dopo una prova di guida, partii con loro per Lucca. Qui, all’interprete che mi chiedeva una firma di arruolamento, risposi che il mio problema era quello di tornare a casa. Poiché i Tedeschi mi avevano permesso di farmi la barba presso una famiglia, questa mi fornì abiti civili e mi fece scappare dal retro. Arrivai in treno fino a Grisignano poi, avvisato dai ferrovieri di un posto di blocco a Vicenza, proseguii a piedi fino a casa, dove giunsi verso il 23 settembre ».
EGIDIO DALLA GUARDA (« Colombo »). Nato il 16-8-1924, operaio alla Fomit. Recluta in un campo a S. Pietro Natisone. « Venni a sapere di alcune voci dell’armistizio, ancor prima dell’annunzio, da alcuni venuti dalla Jugoslavia; inoltre un paio di giorni prima i nostri ufficiali erano sempre svegli durante la notte e, spiando in baracca ricordo di aver visto un capitano che piangeva. Di 160 reclute siamo fuggiti in due, Antonio Fontana dalle Tezze di Bassano ed io, mentre gli altri finirono in Germania. Tornai a piedi in borghese il 12 settembre ».
ROMOLO DALLA VECCHIA (« Genna »). Nato a S. Rocco il 4-3-1924, operaio tessile. Recluta al 5° autieri di Morifalcone. « Dopo 2 giorni partimmo in 5-6 ed un sottotenente trentino con un furgone carico di viveri, scarpe, biancheria, ma verso Cittadella avvistammo un’autocolonna tedesca, per cui girammo dentro una casa di contadini lasciando lì ogni cosa. Tornai a piedi ».
All’8 settembre 1943 si trovavano in famiglia:
SILVIO DALLA VECCHIA (« Guida »). Figlio di Marco, agricoltore. Nato a S. Rocco (Falloie) il 25-10-1921 - Operaio (portineria Saccardo). Invalido civile per infortunio a 12 anni da residuato bellico (perdita di una mano). La sua famiglia accolse parecchi sbandati ed in seguito « Guida » entrò nella guerra partigiana.
NEVIO FACCIN (« Balilla »). Di Antonio, operaio al caolino. Nato ai Pozzani il 5-2-1926, idraulico.
GAETANO CERBARO (« Ulisse »). Di Francesco, bracciante. Nato ai Quartiero il 6-11-1912, operaio al caolino. 4° Btg.ne Mitraglieri in Albania, poi a Cefalonia. Esonerato per lavoro nelle cave di caolino, diventò poi un valoroso partigiano.
MAURIZIO DALLA GUARDA (« Canòn »). Nato a S. Rocco il 7-11-1926.
II. 8 SETTEMBRE A ROMA.
Il racconto di VITO FRANCHETTI, nato a Crespadoro il 12-8-1920, studente di filosofia alla Cattolica di Milano, nipote di don Pietro.
« In quel 1943 mi trovavo a Ceva in Piemonte nel 5° Corso Allievi Ufficiali di Fanteria ma, prima dell’8 settembre, il corso fu portato a Roma dove si svolgeva anche attività di contraerea. Sostenni gli esami di sotto tenente il mattino dell’8 settembre, ma già nel pomeriggio vi fu il caos. Restammo consegnati, con le armi pronte, in un Liceo di Monte Sacro e svegli durante tutta la notte. Il Tenente colonnello cercò di mettersi in contatto con il Ministero il mattino successivo, ma nessuno rispondeva al telefono, quindi riunì tutti e ci disse: “Io non do ordini e non mi assumo responsabilità, chi vuol restare, resti, chi vuole tornare a casa, parta”. Correva voce di uno sbarco alleato ad Anzio e ricordo un capitano che ripeteva: “I Tom Mix sono qui!”.
Scambiai un orologio con un vestito in borghese, esclusi i calzoni, e mi recai alla Stazione Termini salendo senza biglietto su di un rapido per Firenze; salvo un modesto posto di blocco ad Orte, arrivai a Firenze, cambiai treno e raggiunsi Bologna e Padova senza incidenti. I primi controlli severi iniziarono il giorno 11, inoltre a Padova i ferrovieri ci segnalarono un treno pronto per Vicenza e qui uno per Schio. A Thiene c’era il blocco ed abbiamo visto i Tedeschi lungo la massicciata, un Km. prima della stazione, con le mitragliatrici; allora non ci siamo fidati a saltar giù. Per fortuna quattro donne che erano nello scompartimento mi coprirono con le sottane e, durante l’ispezione, vidi solo gli stivali dei Tedeschi, perché le donne restarono imperturbabili continuando a chiacchierare. In stazione a Schio trovai solo una guardia con una divisa particolare, forse un fascista racimolato di servizio; mi squadrò ma lasciò andare anche se avevo i calzoni chiaramente da militare. Raggiunsi così l’abitazione di Valerio Caroti ».
III. SITUAZIONE AUTUNNO 1943 - PRIMAVERA 1944.
Nella zona di S. Ulderico-S. Rocco non si costituì, durante l’autunno 1943-inverno 1944, un grosso gruppo armato, poiché una vera e propria « pattuglia » venne a formarsi verso maggio-giugno. Tuttavia in zona si registrarono alcuni fatti che meritano una segnalazione:
A. - IL RIENTRO AL LAVORO. Gli abitanti del luogo con obblighi militari furono piuttosto diffidenti verso un rientro al lavoro in industrie militarizzate dai Tedeschi ed il sistema della « Dichiarazione» (« Erklärung ») da parte del datore di lavoro non trovò molte adesioni, in quanto si temeva che i Tedeschi effettuassero improvvisamente un arresto e la deportazione in Germania.
B. - UN GRUPPO SUL NOVEGNO. Testim. di Romolo Dalla Vecchia: « Verso la fine di settembre del 194.3 si decise di salire sul Novegno e così partimmo con pignatte e materiali di sussistenza, armati di 2-3 pistole e fucili da caccia. In famiglia eravamo quattro fratelli con problemi di servizio militare (Rino-1916, Toni-1919, Romolo-1924, Remo-1926) e ricordo che una persona del luogo ci disse: “Parché no ve via soldà? I ve dà anca schei!”. Invece eravamo convinti che la guerra dovesse finire presto e quindi partimmo assieme al cugino Ernesto (1913), a Dino Dalla Vecchia (1924), a Giovanni Federle ed altri tre. Salimmo prima a Valcarezze e poi sul Novegno, andando anche a caccia di uccelli per mangiare; pioveva spesso ed il freddo si faceva sentire, per cui tornammo a casa dopo una ventina di giorni ».
C. - UNA RIUNIONE A TRE. In un pomeriggio di fine settembre, vi fu un incontro al Colletto piccolo fra Valerio Caroti, Vito Franchetti e « Guglielmo », un ufficiale di fanteria siciliano che era stato assunto come impiegato comunale. Sulla situazione vi erano idee vaghe e « Guglielmo » non era molto convinto della possibilità di costituire gruppi armati senza adeguati mezzi di sussistenza. La riunione finì lì e « Guglielmo » restò a S. Ulderico fino a dicembre, poi sparì.
IV. LA FUCILAZIONE A SANTORSO DI MARCO SANTACATERINA.
Un avvenimento importante nella zona di S. Ulderico-S. Rocco fu l’aviolancio degli Anglo-americani nella notte del 23-24 aprile 1944. Al mattino arrivò sul luogo un camion di Fascisti e si ebbe la « battaglia alle Nogare »: il racconto dei fatti proviene dalle Riunioni di S. Caterina e del Pornaro. In una Riunione a Santorso dell’1-3-1978 sono state raccolte ulteriori testimonianze.
GIUSEPPE LORENZATO (« Caramba ») racconta: « Del lancio di S. Ulderico furono recuperati 2-3 Sten nascosti nell’edera ed alcune scatolette di munizioni; il camion dei Fascisti, capeggiato da uno di Schio, arrivò verso le 10. Marco Santacaterina era tornato dal lavoro verso le 14 e si era messo a spaccare legna; i Fascisti lo hanno preso appena fuori casa ».
GINO GRASSELLI (« Boraccia ») racconta: « Mi trovavo ai Salbaretti con il padrone del bosco a spazzare “foja” e ricorda che nei paraggi c’era anche “Alfa” che stava nascondendo qualcosa, forse degli Sten; intanto “Marte”, “Turco” e “Leone” si accorsero dei Fascisti che venivano su. Più tardi ho seguito con il binocolo, assieme a Pietro Melchioretto (“Mirko”), il percorso di Marco verso Santorso; non si reggeva in piedi ed al ponte della Màsena (Ind. Saccardo) lo hanno buttato sul camion come una “fassìna”. In testa vi era un fascista con la moto. A Santorso l’Arciprete di allora don Giovanni Cattelan si trovava in Lesìna a benedire le case e mandò il cappellano. Quel giorno, oltre a Marco, hanno preso anche Luigi Nicoletti detto Badoglio, ma poi fu rilasciato ».
GIUSEPPE LORENZATO (« Caramba ») continua: « Scesi a Santorso e vidi tutta la scena: Marco venne fucilato vicino alla Canonica da un plotone di esecuzione con raffiche di mitra ed è vero che vennero fatti uscire i ragazzi dalle Scuole per assistere alla fucilazione. Prima di andarsene i Fascisti dissero che nessuno doveva seguire il funerale. Allora andai sul luogo e mi accorsi che Marco era stato anche pugnalato sul davanti e sulla schiena; verso sera fu portato nella chiesetta mortuaria vicino al Cimitero ».
SILVIO DALLA VECCHIA (« Guida ») riferisce che il giorno del funerale un gruppetto di bersaglieri della R.S.I. sparò contro 2-3 compagni di lavoro di Marco Santacaterina, i quali scendevano da S. Rocco per recarsi al funerale: Pio Dalla Vecchia fu colpito nel tacco della scarpa da una pallottola.
AMELIA DAL SOGGIO, moglie di Marco, dichiara: « I Fascisti avevano già eseguito una perquisizione in casa buttando parecchia roba in cortile che forse ritenevano sospetta, ma non trovarono niente di particolare; a meno che non abbiano scoperto qualcosa nei paraggi della casa e che altri avevano nascosto. Marco lavorava al caolino dalle 5 alle 13, era appena ternato, aveva mangiato un boccone e si era messo a spaccare legna. Quando tornarono i Fascisti, venne portato in casa e sua madre mi disse poi che gli spararono sui piedi; io sono rimasta con i tre bambini piccoli e pensavo che lo avrebbero rilasciato sicuramente, essendo congedato e completamente estraneo a tutta la faccenda; sono ancora convinta che lo hanno scambiato con un’altra persona. Al funerale venne moltissima gente sia da Santorso che dal Tretto ».
V. LA FAMIGLIA DI MARCO.
Il capofamiglia CASIMIRO, agricoltore ai Salbaretti (Belvedere), aveva sposato una Zaffonato Giuseppina. Il figlio MARCO, fucilato a Santorso, era nato il 22-6-1914, coniugato nel 1937 con l’Amelia (Cl. 1913), aveva avuto tre figli: ADORINO (Cl. 1938) deceduto poi a 29 anni in un incidente d’auto a S. Antonio, CASIMIRO (Cl. 1940) e GIUSEPPINA, nata il 22-6-1943. Marco aveva ricevuto il 6-8-1940 il congedo illimitato dal Distretto di Vicenza (57°Reg.to Fanteria « Abruzzi » -Ten. Col. Leonida Messina), per esonero come operaio nelle cave di caolino. È probabile che per tale congedo si sentisse tranquillo da eventuali arresti.
VI. IL FRATELLO GIOVANNI SANTACATERINA.
Il fratello di Marco – GIOVANNI SANTACATERINA – nato il 19-12-1921, era stato militare a Parma e tornò l’8 settembre 1943. Il giorno del lancio cercò quindi di non farsi arrestare, ma fu poi catturato (senza armi) nel rastrellamento dell’Ascensione del 18 maggio 1944 e trasferito prima in un campo di prigionia in Italia per una ventina di giorni e poi a Mauthausen, dove venne smistato per il lavoro esterno ad Innsbruck; qui inviò alla famiglia una copia del foglio che aveva firmato ai Tedeschi a Mauthausen. Più tardi un suo amico scrisse da Innsbruck al Parroco di S. UIderico che Giovanni Santacaterina, colpito da appendicite, era morto da peritonite il 16 dicembre 1944.
(1) MODULO CICLOSTILATO DI DICHIARAZIONE BILINGUE DEL COMANDO DEL CAMPO DI MAUTHAUSEN sottoposto alla firma del prigioniero in caso di trasferimento al lavoro esterno (datazione probabile: estate 1944).
Mir ist heute folgendes bekannt gegeben worden: 1.) Meine Entlassung aus dem Kon-zentrationslager Mauthausen ist erfolgt, damit ich Gelegenheit habe, mich im deutschen Arbeitseinsatz zu bewaehren. 2.) Falls ich den mir zugewiesenen Arbeitsplatz ohne behoerdliche Erlaubnis verlasse oder meine Pflicht an diesem Arbeitsplatz nicht erfuelle, den Betriebsfrieden stoere oder mich sonst nicht so verhalte, wie es von mir erwartet werden muss, dann habe ich mit dauernder Einweisung in das Konzentrationslager zu rechnen.
Oggi mi è stato quanto segue: 1.) Il mio rilascio dell’campo di concentramente di Mauthausen e compiuto con l’occasione di rimettermi al ufficio tedesco del lavoro. 2.) In caso chi il mio posto di lavoro assegnatomi doversi lasciarlo senza il permesso del’Autorità oppure non compire il mio dovere, oppure dovrei disturbare l’andamente regolare dell’azienda e se non dovrei attenermi alle dovute prescrizioni che devono essere attese da me, allora possso contare a una durevole permanenza nel campo di concentramente. - 1513 -Santacaterina Giovanni - 19.12.21 - (Firmare).
I CADUTI DI S. ULDERICO - S. ROCCO.
Nella Riunione al Pornaro (22-2-1978) sono state raccolte alcune notizie sui caduti della zona, qui disposti in ordine della data di morte:
1) - 24 aprile 1944: MARCO SANTACATERINA, operaio
2) - 27 giugno 1944: don PIETRO FRANCHETTI, parroco
3) - 11 luglio 1944: VALERIO CALGARO, patriota
4) - 16 agosto 1944: AMPELIO BUZZACCARO (« Russo ») e PIETRO BUZZACCARO (« Leo »)
5) 3 settembre 1944: DAVIDE RIGHELE e MARIO RIGHELE
6) - ottobre 1944: GIOVANNI DALLA VECCHIA (« Carnera » poi « Volga »)
7) -30 novembre 1944: ANTONIO CALGARO (« Toni Laita ») - ALBINO FRIZZO - ANTONIO FRIZZO - CESARE FRIZZO - LUIGI FRIZZO
8) - 15 dicembre 1944: GIOVANNI SANTACATERINA, deportato
9) - 26 dicembre 1944: FERRUCCIO RICCARDO BRAVO (« Tigre »)
10) - 31 dicembre 1944: DISMA DALL’ALBA (« Febo »)
11) - 1° gennaio 1945: GIUSEPPE REGHELIN (« Tokio »).
Nel 1944 erano presenti nel Comune di Tretto: don Pietro Franchetti a S. Caterina, don Carlo Barban a S. Rocco, don Antonio Morandi (« don Luigi ») a S. Caterina.
NOTA di Marco Sessa - Presso la pretura di Schio furono denunciati come « omicidio da opera di ignoti » (don Pietro Franchetti, Disma Dall’Alba), come « morte da rastrellamento » (Valerio Calgaro), come « fucilazione GNR » a Velo d’Astico (Davide e Mario Righele), come «morte non meglio specificata (Giuseppe Reghelin). Mancano notazioni degli altri.
NOTA - Ulteriori notizie su S. Ulderico - S. Rocco verranno pubblicate nei prossimi Quaderni nel corso dei vari avvenimenti in Val Leogra.