QUADERNI DELLA RESISTENZA
Edizioni "GRUPPO CINQUE" Schio - Maggio 1981 - Grafiche BM di Bruno Marcolin - S.Vito Leg.
 
 
Volume XI
[da pag. 581 a pag. 589]

STILLICIDIO

 


di E.Trivellato

 

I tredici mesi dal marzo 1944 all’aprile 1945 furono tragicamente funestati da continue uccisioni di partigiani, di renitenti, di patrioti e di civili favoreggiatori del movimento resistenziale; altrettanti furono probabilmente i morti di parte tedesca e fascista sia per azioni militari che per soppressione di delatori.

 

L’uso delle armi, a quel tempo, costituiva un mezzo corrente, facile e sbrigativo per risolvere molte situazioni.

 

 

Per quanto possibile si è cercato sempre nei Quaderni di riportare qualche informazione relativa ai singoli uccisi affinché la memoria dei fatti non andasse dispersa e di questi Caduti non restasse solo un nome inciso sulle lapidi e qualche scarno dato di anagrafe: una ricerca di informazioni che è stato un impegno costante nel corso delle varie Inchieste, pur con i limiti e le difficoltà di reperire i testimoni oculari ed i familiari sopravvissuti.

 

 

Di alcune uccisioni si è scritto nei vari racconti di vicende partigiane, di altri si è detto nel capitolo “I caduti sparsi” (Quad. 10°), di altri ancora sono qui di seguito – in ordine cronologico – riportate alcune notizie. Malgrado l’attenzione posta al problema, alcuni Caduti hanno avuto largo spazio, altri invece solo brevi note, inoltre di qualcuno si hanno unicamente le generalità o il nome di battaglia: queste differenze sono dovute spesso al maggiore o minore interessamento di familiari ed amici.

 

La presente rassegna offre comunque ulteriore materiale documentario che potrà essere utile per uno sutdio organico sui Caduti della Resistenza in Val Leogra.

 

 

RASTRELLAMENTO DI POSINA

12 – 13 – 14 agosto 1944

 


Il massiccio rastrellamento tedesco che concluse il periodo della “zona libera” di Posina (Quad. 8°) provocò la fucilazione di quelli che avevano combattuto a Malga Zonta e, tra questi, alcuni provenienti dalla Val Leogra.:

 

 

Monte di Malo

COCCO ANTONIO. Fu Giuseppe (agricoltore) e di Stefani Giuseppina. Nato a Monte di Malo il 17.6.1912, ivi residente (Faedo), coniugato con Dal Medico Ida.

DAL MEDICO ANGELO. Di Pietro e di Dal Medico Angela. Nato a Monte di Malo l’8-11-1923, ivi residente (Faedo), cognato di Costa Antonio.

MARCANTE GIUSEPPE. Fu Giuseppe e di Zilio Lucia. Nato a Monte di Malo il 26.9.1925, ivi residente.

ZORDAN DOMENICO. Nato a Monte di Malo il 2.9.1921, ivi residente a Sanvito.

 

Malo

TESSARI GIO.BATTA. Nato a Malo il 18.8.1925.

 


Sanvito

GASPARONI GELSOMINO. Di Giuseppe e di Marcante Marianna. Nato a Sanvito il 17.3.1925, ivi residente.

MARCHET EUPREMIO. Nato a Seren d. Grappa l’8.10.1921, residente a Sanvito.

SCORTEGAGNA MARIO. Nato a Sanvito il 9.5.1925, ivi residente. Gli altri caduti furono: Viola Bruno – De Vicari Giocondo – Cortiana Romeo – Fortunato Bortolo – Barbieri Marcello – Dalla Fontana Ferdinando – De Pretto Gildo – Dal Maso Dino – Losco Angelo.

 

Oltre alla tragica vicenda di Malga Zonta (causata da un improvviso accerchiamento tedesco), nel corso del grande rastrellamento alcuni partigiani furono catturati in altri luoghi e poi fucilati, oppure vennero uccisi sul posto durante il loro tentativo di sfuggire alla caccia dei rastrellatori.

 

BUZZACCARO AMPELIO (Russo). Nato a Tretto il 31.1.1924, ivi residente, catturato nella zona di Malga Zonta e fucilato nel Cimitero di Arsiero il 16.8.1944.

BUZZACCARO PIETRO (Leo). Nato a Tretto il 15.5.1925. Catturato e fucilato assieme al fratello Ampelio.

CICCHELERO DOMENICO (cfr. pg. 308).

COSTA ALBINO (Mazzini). Fu Tranquillo e fu Costeniero Prassede. Nato a S.Orso il 29.12.1923, residente a Schio (Cappuccini), fratellastro di Giovanni Cavion (Glori), in quanto la Prassede aveva sposato in prime nozze un Cavion.

 

Quando il distaccamento di Glori e Bob, durante il suo spostamento per uiscire dalla Val Posina ed entrare in Val Leogra, fu improvvisamente mitragliato e si disperse in piccoli gruppi, Albino Costa e Mario Ramina risalirono un canalone verso il Novegno e nell’attraversamento di un tratto scoperto furono colpiti dai rastrellatori, i quali si erano disposti lungo le creste del Novegno. Mancano i testimoni oculari, comunque Bob riferisce che il 15 mattino Turco era passato con i suoi uomini per il Novegno ed avevano scorto in una buca il corpo di Ramina. Fu poi coperto da qualcuno di S.Caterina. Turco passò la voce a Poleo e quando Bob salì sul Novegno girò parecchio per cercare anche Albino Costa finché verso l’imbrunire lo vide in un camminamento: aveva dei grossi buchi da mitraglia e forse si era anche difeso perché vicino c’erano dei bossoli. Il giorno dopo Glori andò su a seppellirlo.

 

 

RAMINA MARIO (Marani). Di Giacomo (operaio tessile) e di Bravo Vittoria. Nato a Schio il 26.5.1904, residente in Via Cappuccini, coniugato con Ciscato Ida nel 1935, ebbe una figlia Gigliola nel 1936. La moglie riferisce: “Mario lavorava in Fonderia De Pretto come falegname modellista; aveva un carattere tranquillo ed era amico di Nello Pegoraro e di Biagio Penazzato. Io non ero a conoscenza della sua attvità partigiana e fui sorpresa quando il 2 agosto 1944 decise di abbandonare il lavoro e di salire in montagna; mi disse che a casa sua non si sentiva sicuro. La mia attività era quella di captare i messaggi alla Radio, di scriverli su foglietti che arrotolavo nel foro delle spagnolette e che poi consegnavo a Nello Pegoraro. Dieci giorni dopo la sua partenza, Mario restò ucciso assieme ad Albino Costa nel rastrellamento di Posina. La notizia mi fu portata da Biagio Penazzato, da Nello Pegoraro e da Giovanni Cavion. Siccome era stato sepolto in un prato, Mario fu esumato dopo la Liberazione. Quando chiesi alla Fonderia se era possibile assumere la figlia Gigliola, la Direzione mi rispose che loro erano svizzeri e non italiani; invece si interessò parecchio don Mario Brun”.

 


GALATO DINO. Nato a Isola Vic.na. Cl. 1922.

 

FAINI ENRICO. (Goito). Di Giovanni e di Coghi Angela. Nato a Mantova nel 1925, bersagliere di stanza a Torrebelvicino, entrò nelle formazioni partigiane e fu ucciso durante il rastrellamento di Posina a Colle Xomo. La Pierina Penazzato riferisce che, mentre lei e l’Elvira Baron, stavano transitando per Passo Xomo udirono un odore particolare, contarono gli alberi per identificare il posto e riferirono la cosa a Poleo. Di qui alcuni volentereosi partirono per Passo Xomo e trovarono infatti il corpo di Enrico Faini, che era stato colpito da una pallottola al collo. Era aggregato al distaccamento di Ernesto Vallortigara (Morgan) di Torrebelvicino.

 

VITELLA STELVIO (D’Artagnan). Nato a S.Orso il 30. 7.1923, ivi residente e caduto ai Campiluzzi. Cfr. a pg 386.

 

ZANON OSTILIO (Miscél). Nato a Mira (VE) il 6.5.1926, residente a S.Orso, catturato durante il rastrellamento e fucilato il 16.8.1944 nel cimitero di Arsiero assieme ai due fratelli Buzzaccaro del Tretto.

 

I QUATTRO UCCISI A SAVENA

26 ottobre 1944

 

 


Del fatto vi è il racconto di Carolina Chiumenti: “E non erano morti così i quattro poveri giovani di Savena, che non erano nemmeno partigiani? Vivevano nascosti a casa loro aspettando la fine della guerra. In quel periodo in paese imperversavano le Brigate Nere. Ed era capitato che un brigatista se ne era scappato per conto suo. I suoi compagni lo cercavano ed una ragazza incoscientemente aveva detto di averlo visto andare da quella parte. Alla mattina dopo, prima dell’alba, mentre quei poveretti dormivano ignari e tranquilli, li avevano tirati fuori dai loro letti e, prima li avevano quasi massacrati di botte perché non volevano dire dove era il brigatista, proprio loro che non sapevano neanche che era scappato. Poi uno alla volta li portavano fuori e mentre uno suggeriva “Scappa via!” gli altri gli sparavano alla schiena”.

 

FILIPPI CARLO, Di Basilio e di Dalla Riva Erminia. Nato a Valli il 30.5.1916.

FILIPPI GIUSEPPE. Di Giovanni e di Busellato Maria. Nato a Valli il 28.7.1921, residente in Giagora.

POJER GIUSEPPE. Nato a Santorso l’1.3.1921, residente a Valli del Pasubio.

ROMPATO MARIO DOMENICO. Nato a Valli l’1.8.1919, residente in Giagora.

 

 

I CINQUE DELLA LAITA

30 novembre 1944

 


A Poleo l’uccisione di un soldato russo, come si è visto (pg. 359), causò la messa a fuoco del paese per rappresaglia. Nel novembre del 1944 un fatto per alcuni versi analogo avvenne anche a S.Ulderico di Tretto alla Laita, dove fu bruciata la contrada e restarono uccisi cinque civili. Poichè la zona di Tretto era nell’area di pertinenza geografica del Btg.ne “RAMINA BEDIN”, ho raccolto notizie preliminari da Giovanni Cavion (Glori), secondo il quale la vicenda della Laita s’impernia su “Polenta”, un De Rizzo Ermenegildo residente a Marano Vicentino.

 

Più in particolare, dalle voci raccolte a quel tempo da “Bob”, il Polenta frequentava la contrada ed un giorno, che vi era sceso disarmato, fu riconosciuto da un interprete di S.Ulderico in divisa tedesca e da quest’ultimo fu bloccato in una stalla, pistola allamano; il Polenta, sicuramente nel terrore di venire fucilato, cercò di fuggire cogliendo un attimo di disattenzione dell’interprete e facendogli lo sgambetto, per cui nella colluttazione partì un colpo e l’interprete restò gravemente ferito.

 

Secondo alcune voci non accertate l’interprete sarebbe rimasto ucciso, il Polenta lo avrebbe nascosto a valle, ma i Tedeschi lo avrebbero trovato usando dei cani. Di qui la messa a fuoco della contrada. Invece Gino Grasselli (Boraccia) (cfr. pg. 163), che nella zona del Tretto era collegato a Bedin, Tigre, Tokio, riferisce (27.3.1980) quanto segue:

“Secondo le informazioni da me raccolte, il Polenta era entrato in una stalla per andare a trovare una ragazza, si era imbattuto in un interprete tedesco, che nella  colluttazione non restò ucciso ma gravemente ferito; sul posto accorsero dei tedeschi che erano nelle vicinanze e sembra che il colpito, attribuendosi la colpa, abbia cercato con il comandante di scagionare il suo feritore (Polenta) e che inoltre vi sia stato un diverbio fra il primo tedesco giunto sul posto ed il comandante, il quale gli avrebbe sparato; a questo punto i morti sarebbero stati due, l’interprete ed un tedesco ucciso dallo stesso comandante.
I Tedeschi misero a fuoco le case della contrada ed alcuni uomini che lavoravano sotto la TODT verso il Novegno (mi trovavo anch’io in quel momento sul Novegno) furono preoccupati per i loro famigliari ed invece di scendere lungo la strada si precipitarono come scalmanati attraverso i prati ed il sottobosco.
I Tedeschi, appostati fra le case in fiamme, li uccisero ad uno a uno appena comparivano nei viottoli, ritenendo probabilmente che fossero dei partigiani scesi per attaccare. La ragazza con la quale si era incontrato Polenta fu arrestata e tradotta a Vicenza in carcere, dove trovò Ludovico Grasselli (Croazia), anche lui incarcerato” (v. appendice).

 

CALGARO ANTONIO (Toni Laita) – Cl. 1887).
FRIZZO ALBINO – n. 18.10.1910.
FRIZZO ANTONIO – n. 21.9.1891.
FRIZZO CESARE – n. 28.2.1903.
FRIZZO LUIGI – n. 13.7.1881.

 

 


APPENDICE


Di Ludovico Grasselli (Croazia) (cfr. pg. 163), incarcerato a Vicenza per motivi diversi da quelli della ragazza della Laita, Gino Grasselli (Boraccia) ha riferito (27.3.1980) quanto segue: “Un anziano sulla sessantina di Giavenale si recava spesso a Schio in piazzetta Garibaldi a guardare la bancarella degli uccelli ed in quelle occasioni fu udito sparlare dei partigiani; qualcuno riferì la faccenda e Croazia ricevette l’ordine di andare a Giavenale con la sua pattuglia a prelevarlo. Con lui fu portato via anche uno dei figli, ma questi durante il tragitto, approfittando della gente in bicicletta che stava tornando dalla fabbrica, si infilò tra di loro e riuscì a scappare.
Due ragazze della famiglia riconobbero mio fratello “Croazia”.

Siccome si trattava di una famiglia di fascisti, ben nota ai partigiani, fu inviata la pattuglia di “Ulisse” a Giavenale per un secondo tentativo di prelevare il figlio fuggito, ma questi, avvertito dalla madre salì ai piani superiori e con un’arma fece fuoco contro il capitello dove avevano trovato riparo i partigiani; per poco “Ulisse” non restò ucciso.

In seguito, in contrà Mulin subito sotto S.Rocco, in una notte limpida che non offriva scampo 7 – 8 fascisti bloccarono Croazia, Cingo ed un sarto (un Padovan da Velo o Cogollo); il comandante del gruppo, un famigerato fascista, li fece caricare su di un camion e li portò a Schio, dove il mattino mia sorella li vide passare per la piazza con la faccia tutta insanguinata.

“Croazia” fu trasferito a Vicenza e capitò proprio nelle mani di un altro di quelli di Giavenale; fu sottoposto a continui interrogatori e pestaggi, ma lui, per difendersi, sosteneva: “E’ mio fratello il delinquente, se lo trovate fatelo fuori!”.
Contemporaneamente avvisò mia sorella che dovevo scappare: “Croazia” restò in carcere per circa sei mesi, uscì alla Liberazione, vagando sui Berici, nel Veronese, a Valli ed infine arrivò a Santorso, quasi uscito di senno e terrorizzato perché da mesi pensava che un giorno o l’altro sarebbe stato ucciso”.

 

 

RASTRELLAMENTO DI MONTEPIANO-MONTE DI MALO

1 dicembre 1944

 


Il rastrellamento segue a breve distanza di tempo l’attacco alla macchina in transito ed all’uccisione a Priabona del capitano Polga, per cui è probabile che fra i due avvenimenti esista un rapporto di causa-effetto. “Chiodi” dice: “Eravamo stati avvisati che a giorni vi sarebbe stato un grande rastrellamento nella nostra zona e quindi si cercò di disperdere le pattuglie e di spostarle fuori zona”.

 

Anche il “Tar” conferma che nella stessa notte aveva inviato delle staffette, ma che alcuni – forse sicuri per qualche loro bunker o per altri motivi – restarono in zona e quando al mattino cercarono di spostarsi incapparono nei rastrellatori e furono catturati o uccisi sul posto.

 


CATTELAN GIOVANNI (Spavento). Fu Augusto e di Bellotto Costantina. Nato a Costabissara il 25.10.1923. Fucilato, assieme ad altri 3 garibaldini della STELLA, alle Ornare (Priabona) sulla strada verso Castelgomberto.

 

DE VICARI DOMENICO (Vas). Di Bortolo e di De Guglielmi Caterina, nipote di “Chiodi”. Nato a Malo il 22.12.1923, residente a Malo in via Porto. Militare a Gorizia in Artiglieria alpina, all’8 settembre, dopo violenti scontri con i Tedeschi, fu catturato e deportato in Germania (come il padre a Vienna nella 1ì Guerra mondiale). Quando in primavera i fascisti visitarono i vari campi di concentramento per arruolare nella R.S.I. gli ex militari, Domenico aderì per fame, fu aggregato alla Monte Rosa e finì a Como; il mese successivo, tornato a casa con un permesso di 3 giorni, decise di salire in montagna con i suoi amici partigiani ed entrò nell’ISMENE. Il fratello apparteneva alla “C. BATTISTI”. Domenico fu sorpreso dal rastrellamento assieme a Guzzon e Pamato e tutti e tre, finite le munizioni, si batterono anche all’arma bianca. Domenico, catturato e torturato, venne impiccato a Malo il giorno successivo.

 

GUZZON MARIO (Cesare). Nato a S.Siro di Bagnoli (PD) il 18.1.1924, prima aggregatosi alla pattuglia del Negro poi passò con il Tar. Durante il rastrellamento i tre stavano correndo da una casa di contrà Martini a Monte di Malo, dove avevano un punto di appoggio, verso Priabona. Furono individuati verso la “calcara”.

 

PAMATO LUIGI “NINO” (Bill). Di Luigi e di Zilio Maria. Nato a Malo il 7.4.1926, ivi residente. Si battè assieme a De Vicari e Pamato.

 

FRIGO ARMANDO (Spivak). Di Umberto e di Lievore Amabile. Nato a Schio il 18.6.1920, residente a Ressecco in via Toaldi. Di lui vi è la testimonianza di Poglia Lidia ved. Dalle Nogare Ludovico, il quale era cugino di Armando per parte di madre: “Due Carabinieri erano andati a cercare Armando, lui era fuggito sul tetto, ci fu una sparatoria ed uno dei Carabinieri restò ucciso. Armando salì in montagna e quando una volta venne ferito si fermò a casa mia per un paio di mesi in cura del dr. Lavagnoli, che veniva con la scusa di curare il mio bambino.
Armando un giorno mi mandò “Joseph” ferito e accompagnato da Romeo Lora. Joseph mi fece tribolare parecchio perché gli piaceva bere (lui diceva che lo avevano abituato i Tedeschi nella campagna di Russia per andare all’attacco). A Natale voleva a tutti i costi scendere a Schio in centro. Ogni tanto veniva Teppa a fargli la paternale ed a minacciarlo di fucilazione se ci metteva in pericolo. Venni a sapere della morte di Armando Frigo da Gigi Verona”

 

GASPAROTTO FRANCESCO (Furia). Di Giuseppe. Nato a Torrebelvicino il 23.4.1922, residente a Pieve. Presente fin dall’inizio della Resistenza armata, operò inizialmente nella zona di Torrebelvicino, poi si spostò in vari altri luoghi. A detta dei partigiani che lo conobbero era un giovane ardimentoso e valido. Nella tarda estate del 1944 fu al comando della cosiddetta “Pattuglia Furia-Spivak”, aggregata alla STELLA  ma di fatto operante nella zona di Malo, Priabona, Monte di Malo.

Tra i componenti, oltre a Furia e Spivak, si ricordano anche Ruggero Maltauro (Attila), di Vicenza, Joseph di Graz, Lionzo Lorenzo (Bedin) di Monte di Malo, il “Broca” di Sanvito, Janez e Binda di Valdagno, Fido di Rovegliana, Gion di Vicenza.
La pattuglia godeva di molta autonomia e, nella stanchezza e sfiducia per un nuovo inverno, sembra sia venuta a diminuire l’autodisciplina.

Il “Broca” di Sanvito ha così riferito: “Un pomeriggio Furia e Spivak si erano recati a Schio per incontrarsi con qualcuno del Comando e tornarono in zona a notte inoltrata, mettendosi a dormire in un casolare. Al mattino furono colti improvvisamente dal rastrellamento e vennero colpiti da raffiche mentre stavano attaversando un luogo scoperto per raggiungere il bosco nella zona fra Monte di Malo e Priabona. Io invece avevo disperso le pattuglie e mi ero nascosto in un cimitero spostando una pietra tombale”.


Nelcorso del rastrellamento venne anche catturato CANEVA MARIO (Tempesta). Fu Antonio e fu Trentin Maria, nato a Malo il 2.12.1922, falegname-carpentiere. Tra i primi agli inizi della Resistenza armata, fu comandante di distaccamento in Raga alta. Catturato il 1° dicembre 1944, fu deportato in Germania, donde tornò gravemente ammalato. Nel 1949 sposò Dal Maistro Maria e nel 1960 ebbe 2 gemelle, Donatella e Laura. E’ deceduto il 19.4.1978 a 56 anni.

 

Secondo Chiodi, in previsione del rastrellamento, Tempesta si era già allontanato verso la pianura con la sua pattuglia, ma poi tornò per prendere dei soldi ed acquistare delle sigarette; restò nascosto in un bunker di Montepiano verso Boro, ma vi uscì verso le 13 credendo che fosse futto finito e che il Tar fosse ferito.

 

Durante il rastrellamento, secondo il Tar, furono catturati anche un certo Trentin Angelo di contrà Macari, marito della staffetta Erminia, ed un certo Corielli di Malo, ambedue accusati di assistenza ai partigiani (che fu realmente notevole)M ma, in assenza di prove, vennero poi rilasciati.

 

 

CADUTA ED ESPLOSIONE DI UN AEREO ALLEATO A TORREBELVICINO

6 febbraio 1945

 

 


Sull’avvenimento vi è la testimonianza di Ernesto Vallortigara (Morgan):

 

“L’aereo fu colpito dalla contraerea, probabilmente fuori dalla nostra zona, e venne a cadere in Campagnola vicino alla casa dei Volpe; mi ricordo di essere partito con 2-3 uomini per recuperare del materiale che ci potesse servire. Nel frattempo erano uscite centinaia di persone dai Lanifici per osservare l’aereo che bruciava; era verso le 11 del mattino e più tardi la gente cominciò a sfoltirsi. Mi trovavo con Flaminio Pilati, Agostino Collareda ed un altro che non ricordo.
Quando avvenne l’esplosione di una bomba dell’aereo fummo sbalzati contro il muro dallo spostamento d’aria, vi fu un crollo di parte della stalla ed alcune persone restarono coperte dai sassi e dai calcinacci: Giovanni Eberle, Battaglia ed un ragazzetto di Poleo. 
Ancora mezzo intontito, ho riunito i tusi ed avendo notato dei capelli biondi, siamo riusciti a tirar fuori dalle macerie un braccio e poi una ragazza di Torrebelvicino, mi sembra una Casarotto.
I morti sono stati adagiati sotto le barchesse dei Volpe e più tardi arrivò il camioncino elettrico del Lanerossi.
D’accordo con il Peotta, li portammo fino all’Ospedale Baratto di Schio, ma erano già spirati. Il Peotta, un territoriale anziano, mi aiutò ad uscire indisturbato, specie quando, al Cristo, trovammo un posto di blocco tedesco”.
Nella riunione di Torrebelvicino del 25.3.1978 è stato riferito che i due aviatori si erano buttati con il paracadute: uno atterrò, così sembra, verso Posina, mentre l’altro finì verso il Gogna da Pettinà e nella caduta ebbe una distorsione alla caviglia. 
I Fascisti gli avrebbero sparato e quando fu catturato, malgrado lui cercasse di spiegare che sull’aereo c’erano delle bombe, non lo lasciarono parlare e lo malmenarono. Sembra che l’aereo sia caduto verso le 11-11 e ½ del mattino e che l’esplosione sia avvenuta verso le 16-17".

 

BATTAGLIA ANTONIO.

EBERLE GIOVANNI.

SESSEGOLO LUCIANO SERGIO (staffetta partigiana). Nato a Torrebelvicino il 17.6.1931, residente a Schio (Poleo) con la famiglia dal 1933. Cfr. a pg. 491.

 

 

 

I TRE FUCILATI AL CIMITERO DI SCHIO

17 gennaio 1945

 


Nel gennaio del 1945, presso la Chiesa del Redentore del Cimitero di Schio, vennero fucilati tre partigiani, che erano stati catturati in precedenza fuori del Comune di Schio e che appartenevano alla Brigata STELLA.

 

DAL MASO OSCAR (Tarzan). Nato a Vicenza l’8.3.1912, agricoltore. Uomo atletico e felino dall’aspetto fisico aderente al suo nome di battaglia. Tarzan è presente spesso nelle cronache e nei memoriali partigiani della Valle dell’Agno ma anche della Val Leogra e ciò per il suo comportamento spericolato, molto individualistico ed insofferente della disciplina, ma soprattutto per una sua concezione della guerriglia come un’avventura personale alla “superman”.
L’aspetto esteriore, i modi rozzi e sbrigativi, l’audacia delle sue azioni gli crearono un alone quasi leggendario in ambedue le vallate sia nella popolazione, per un ancestrale bisogno mitico, sia in alcuni memorialisti (cfr. Volpato) più sensibili all’epica della Resistenza.
In un’analoga dimensione, per la Val Leogra, si trova il nostro “Scalabrin”, le cui gesta hanno suscitato l’immaginazione di molti pur fra luci e penombre. E sullo stesso piano sembra doversi situare “il Greco” che, almeno dalle testimonianze, visse la guerriglia come in un film western.

 

MORO TEODORO (Aquila Nera). Di Domenico. Nato a Vallonara (VI) il 10.8.1903. Impiegato. “Divenne vicecommissario di Brigata. Costretto a riparare a Milano dopo i rastrellamenti di settembre, in seguito a delazione veniva catturato in quella città dai brigatisti della “Muti”. Trasferito in un primo tempo a Vicenza, venne successivamente portato a Schio dove fu giustiziato il 17.1.1945 fr. G.C. Zorzanello, BRIGATA STELLA, Archivio storico, 1980, Valdagno, pg. 117 n. 304).

 

GUIOTTO SILVIO. Il Sindaco di Cornedo Vic. Mi ha cortesemente inviato (29.5.80) i seguenti dati: “GUIOTTO SILVIO. Fu Giuseppe (deceduto a Cornedo il 12.12.1956) e fu Rossi Ester (deceduta a Valdagno il 18.10.1963). Nato a Cornedo il 10.7.1924. Operaio filatore presso il Lanificio Marzotto. Morto il 17.1.1945 in seguito ad esecuzione di pena capitale alle ore 7,45 nel Cimitero di Schio; dall’atto di morte, trascritto, trascritto in seguito a comunicazione del Tribunale Regionale Militare di Guerra di Padova in Piove di Sacco, risulta: “esecuzione di pena capitale alle ore 7 e 40 nel cimitero di Schio”. Il fratello Pietro, nato a Cornedo il 20.7.1927, si è trasferito a Valdagno il 24.11.1960. La sorella Giotto Agnese, nata a Cornedo il 31.7.1933, coniugata con Zarantonello Arcangelo, si è trasferita a Valdagno l’1.12.1956”.

 

 

 


ESPLOSIONE A FORTE CAMPOMOLON

22 febbraio 1945

 

 

Nel febbraio del 1945 sull’altopiano di Tonezza a Forte Camomolon saltò in aria un deposito di esplosivo, costituito in una caverna dai partigiani della zona. E vi furono parecchiuccisi. Per l’assenza o la difficoltà di trovare dei testimoni oculari non sono ben note le cause dell’incidente e quindi le notizie sull’argomento derivano da “voci” o da supposizioni.
Silvio Sartori (Arlotta) dice:

“Mi fu riferito che stavano provando una mina anticarro e quando la fecero brillare saltò in aria il deposito per simpatia. Marchesan restò sepolto dalle pietre mentre stava dormendo”. 

Valerio Caroti (Giulio) avanza un’altra ipotesi: “Non ho notizia che ci fossero testimoni. Forse hanno pestato un detonatore oppure, per aver acceso una sigaretta, si sono infiammati i vapori che esalano dal plastico”

Anche le notizie su alcuni Caduti sono alquanto incomplete.

MARCHESAN MARIO (Forte). Di Secondo. Nato a Torri di Quartesolo (VI). Cl. 1925, residente a Schio (Poleo – via Falgare). Caduto al Forte Camomolon in Comune di Arsiero il 22.2.1945.

MORONOF PIETRO (Piero). Partigiano russo (Cfr. pg. 432). Sepolto nel Cimitero di Tonezza.

MANTOVA.

“ANTONIO” – Partigiano polacco.

“LINO” – Di Tonezza.

 

 

NOTA
Chiunque ha notizie sui Caduti nominati in questo Capitolo dei Quaderni è cortesemente pregato di inviare ulteriori informazioni.