QUADERNI DELLA RESISTENZA 
Edizioni "GRUPPO CINQUE" Schio - Maggio 1978 - Grafiche BM di Bruno Marcolin - S.Vito Leg.

 
Volume IV
(da pag. 217 a pag. 222)

VALLI DEL PASUBIO



Inchiesta di E. Trivellato
 
 

 

 

Sui primi abitanti di Valli del Pasubio don Pietro Marcolongo nel 1899 scriveva: « Io non sono fuori di parere che fossero gli Svevi, in quanto esistono qui alcune famiglie e una contrada che si chiamano Sbabi, evidentemente Svevi da Schwaben.

Quello di cui mi sembra non potersi dubitare si è che essi sono di razza germanica e che qui a tempi andati si parlava la lingua tedesca. Più ancora lo provano i nomi di alcune contrade come Arich, Offich, Lomich, BaH, Jol, Mogher, Bojer, Pozzer, Zoner ed altri italianizzati come Gisbente, Rosi, Zannera, Romora, Laisse, Gaiche, Cumerlati.


Vi sono poi numerosi vocaboli di origine germanica che ancora si sentono in Valli dei Signori ». Il Marcolongo afferma che: «l’indole dei Valle si è mite e tranquilla, ma non fredda ghiacciata, anzi sono ilari, e abbastanza arguti e faceti; sono gente di compagnia, perché nell’inverno le lunghe serate da tutti si passano nelle stalle, e dalle donne e dai fanciulli si può dire anche giorni interi.

Il Vallese sarà un po’ tardo nel lavoro, ma assai costante e robusto; vi ha, dirò così, la mania di portare a spalle. Alla domenica si vedono calare giù a turme ad ascoltare la messa: le donne e i fanciulli si portano da casa di che fare una parca merenda, invece gli adulti in quel frattempo vanno a prenderne un bicchiere e tal uno non trova più la voglia di partire di là che a sera avanzata.

Valli dei Signori confina ad est coi Tretti, a sud-est con Enna e Torrebelvicino, a sud-ovest con Rovegliana e Recoaro, a nord-ovest con le montagne del Trentino e a nord-est con Posina; dista Km. 8,8 da Schio. Il paese è diviso in 8 quartieri: SAVENA, CAVREGA, STARO, MALUNGA, S. ANTONIO, MASO, COLLO, ZAVIN e si trovano in essi ben 140 contrade. Alcune altezze s.l.m. sono le seguenti: Valli piazza mt. 350 - Gisbenti mt. 405 - Chiu¬menti mt. 433 - S. Antonio mt. 567 - Pian delle Fugazze mt. 1145 - Monte Pasubio mt. 2232 - Colle del Xon di Posina mt. 1043 - Vallortigara mt. 812 - Staro chiesa mt. 632 - Xon di Staro mt. 683 ». Fin gui il Marcolongo.


È da aggiungere che gli abitanti di Staro hanno una storia di guerre e di liti con i Vallesi e questi ultimi chiamano gli Staresi « i marocchini », i quali a loro volta si rifanno con quelli di Malunga, ritenuti ancor più tremendi. Nelle istorie più recenti, e più in particolare in tema di Resistenza, l’alta Val Leogra costituiva un corridoio di comunicazione, per quanto impervio, fra Schio e Rovereto: fu quindi teatro di numerose azioni partigiane, anche per i vantaggi della sua situazione geografica che consentiva azioni rapide lungo le strade avvolte da boschi e sottoboschi, rapide fughe lungo i versanti e notevole difficoltà di rastrellamento totale, in quanto le pattuglie potevano sganciarsi e defluire sia in Val Posina che nella Valle dell’Agno.


A Valli del Pasubio la Resistenza armata ebbe un inizio sparso e nei mesi autunnali del 1943 non si formò un grosso gruppo armato come al Festaro sopra Schio ed al Masetto; infatti i militari sbandati cominciarono a riunirsi in un gruppo consistente (« Pattuglia di Valli ») verso febbraio-marzo del 1944.


Nel censimento del 1936 VALLI DEL PASUBIO (alt. slm. 338) aveva una popolazione residente di 5493 abitanti dei quali a Valli centro 424 e 3222 nelle case sparse, a S. Antonio centro 108 e 1087 nelle case sparse, a Staro centro 201 e 451 sparsi. La popolazione presente era di 5267 persone con il 54,5% di « attiva »: è la percentuale più elevata di tutti i Comuni della Provincia di Vicenza. Degli attivi si trovavano in agricoltura n° 2234 (77,8%), nell’industria n° 441 (15,4%).



I. LA DIFFUSIONE DI STAMPA CLANDESTINA


Nei mesi di ottobre e novembre 1943 si organizzò a Valli il ricevimento e la distribuzione di stampa clandestina (Avanti, Unità, ciclostilati vari) ad opera di Matteo Casarotto Romer e di Virgilio Pozzer, i quali la consegnavano ad Igino Gaspari di Gisbenti, al giovane Domenico Chiumenti, a Paolino Piazza ed a qualche altro; essi poi partivano da Valli per andare a distribuirla alla gente della Vallarsa fin quasi a Rovereto.



II. IL RITORNO DEI « MILITARI »


Con lo sfaldamento dell’Esercito dopo l’8 settembre parecchi giovani militari di Valli tornarono fortunosamente in famiglia e di essi abbiamo raccolto alcune testimonianze.

DOMENICO CHIUMENTI (« Lince»). Fu Giovanni... Nato il 15-7-1924, tessitore al Lanificio Cazzola di Schio.

« All’8 settembre mi trovavo a Gorizia nel 30 Artiglieria alpina della “Julia” da 20 giorni. Partii con Luigi Facci e con Eugenio Cicchellero, in borghese ma con il cappello da alpino, del quale eravamo troppo fieri per abbandonarlo; si arrivò a Valli verso il 12-13 settembre e poco dopo ci recammo a Cerbaro, dove Germano Baron (“Turco”) ci accolse dicendo: “Ecco i tubi del 30 Artiglieria alpina! ». Appena le acque si calmarono tornammo a casa ed in quel periodo cominciai a diffondere stampa clandestina. Rammento che ai Tretti si cantava una canzoncina: “Vieni c’è una banda nel bosco, il suo nome conosco, la comanda Marchioro”. In febbraio-marzo del 1944 entrai nella prima pattuglia partigiana di Valli del Pasubio ».


GIOVANNI FILIPPI FARMAR (« Nero»). Fu Giuseppe. minatore in Francia. Nato a Groppello Cairoli (Pavia) il 24-1-1918, operaio tessile al Lanerossi.

«Nel 1943 fui di servizio militare in Croazia nel Genio e, dopo una quarantena a Postumia, tornai a Valli il 7 settembre. Ricordo di aver accompagnato alcuni neozelandesi da Savena al Masetto, dove c’erano Antonio Busellato, Boschetti ed il gestore dell’osteria Toni del Masetto. Mi è stato riferito che il rastrellamento tedesco fu causato dalla delazione di uno, vita sola, che abitava al Masetto e che poi venne giustiziato. Nel marzo del 1944 lavoravo a Vicenza e ricevetti la cartolina di richiamo, per cui ai primi di maggio entrai nelle pattuglie partigiane ».


ENRICO PENZO (« Crinto »). Di Domenico, agricoltore. Nato il 12-2-1925, operaio nei refrattari.

« Verso i primi di ottobre del 1943 ricevetti un foglio di presentazione dalla Caserma dei Carabinieri e con altri fummo portati per l’arruolamento a Vicenza, donde poi ci riportarono a Schio; ma, appena giunti in stazione, si scappò tutti a casa. Durante l’inverno restai nascosto nel bosco presso dei parenti, i Cortiana, in contrà Zonera e c’era con me anche Checco Zaltron. Restammo nascosti fino al febbraio del 1944, poi Zaltron tornò a casa sua in pianura ed io entrai nella prima pattuglia di Valli ». (N.d.A. - Francesco Zaltron « Silva » nato a Marano Vicentino il 14-3-1920 comandante poi della brigata « Martiri di Granezza », caduto il 28 marzo 1945, medaglia d’oro).


IGINO GASPARI (« Lombardo »). Fu Giacomo, agricoltore. Nato ad Ispra (Varese) il 17-12-1917, agricoltore a Valli d. P. (Gisbenti).

« All’8 settembre mi trovavo a La Spezia come sergente elettricista con mansioni di capo-carico e di capo-servizio elettrico sul posamine “Buffaluto”. All’annunzio dell’armistizio vi fu un giubilo tale che l’equipaggio continuò a sparare a salve per tutta la notte, finché giunse un marconigramma dal Comando Marina: si consigliava di uscire al largo, di autoaffondare la nave e di mettersi in salvo con i propri mezzi.

Allora si salpò immediatamente ed al largo il Comandante propose di puntare su Portoferraio – suo paese d’origine – in quanto l’isola in quel momento era sguarnita di truppe e dove si poteva attendere un chiarimento della situazione; dopo una discussione prevalse la tesi del Comandante e si partì; ma quando, verso le quindici, si arrivò in prossimità del porto di Livorno si videro due M.A.S. che uscivano in fuga dal porto e poco dopo due navi da guerra, non bene identificate (erano Tedeschi), che si trovavano al largo, aprirono il fuoco contro di noi e contro i due M.A.S.

Il nostro Comandante decise allora di appoggiare verso il porto sperando che la difesa di terra intervenisse per difenderci. Invece le batterie costiere erano già in mano ai Tedeschi e cominciarono anch’esse a spararci addosso, colpendo la plancia, il pezzo di prora ed il timone.

Ricordo di essere corso al cannone di poppa e di aver iniziato a sparare sia contro le navi al largo che contro le batterie di terra, aiutato subito dopo da due sottocapi, un puntatore ed un meccanico.

A causa del timone in avaria il posamine continuava a girare su se stesso, finché un incendio a prora costrinse i pochi superstiti dei 70 uomini dell’equipaggio ad abbandonare la nave. In quel momento giunsero alcuni aerei americani a bombardare e mitragliare il porto.

Finalmente fummo raccolti da alcune lance e trasferiti all’Accademia Navale di Livorno che, verso la sera del 10 settembre, fu occupata dai Tedeschi con autoblindo. I marinai ed i sottufficiali vennero lasciati liberi e così partii a piedi per Firenze, dove giunsi il giorno 11; qui riuscii a sistemarmi sui respingenti di un treno, poiché i vagoni erano come dei formicai pieni di militari.

In proposito è giusto ricordare l’opera svolta dai ferrovieri, i quali fermavano il treno prima delle stazioni per farci scendere ed evitare gli eventuali Tedeschi, salvo poi raccoglierci nuovamente dopo la stazione. A Bologna la popolazione si prodigò in tutti i modi per fornire abiti civili e vettovaglie alle migliaia di militari che transitavano per quella città. Arrivai a Valli il 12 settembre 1943».


FRANCESCO FILIPPI (« Tosca »). Fu Alessio (carrettiere). Nato a Valli d. P. il 24-11-1921, residente in via S. Rocco. Militare nel 9° Alpini della Julia, campagna di Grecia e poi di Russia.

« Nella ritirata di Russia restai ferito ad una gamba e congelato in un piede; dopo un ricovero in un ospedale tedesco a Leopoli fui rimpatriato in Ospedale a Bologna nell’aprile del 1943, poi ad Imola ed inviato finalmente a casa in convalescenza. L’11 settembre dovevo presentarmi alla visita di controllo ed il brigadiere di Valli di allora, mi sembra un certo Gallo, antifascista ed una gran brava persona, mi fece il foglio di via e mi consigliò di presentarmi, ritenendo che con un congedo avrei risolto definitivamente la mia situazione. Mi misi in viaggio in borghese ma a Villaverla mi resi conto della situazione e ritornai a casa. Entrai nelle pattuglie verso marzo-aprile 1944, prima in Malunga con “Scalabrin” per circa 15 giorni, poi con “Nero” verso Rovereto, poi in Civillina ed infine, verso giugno-luglio 1944, dai Barbieri in Raga, dove rimasi ».



III. LA « PATTUGLIA DI VALLI »


Nell’inverno 1943-44 ed agli inizi della primavera non vi è ancora in Val Leogra una organizzazione vera e propria della Resistenza armata con comandanti, vicecomandanti, commissari politici e formazioni divise in distaccamenti e brigate, come avvenne nel successivo periodo garibaldino «  Garemi ».


Agli inizi domina la «pattuglia », più o meno consistente a seconda dei luoghi, tutta formata di indigeni oppure «mista» (locali, di paesi vicini, foresti). Il comando e le decisioni vengono prese in forma collegiale anche se qualche giovane -per maggiore età o esperienza militare o personalità più decisa -predomina sugli altri e fa il capo o vice-capo. Nella Inchiesta sulla zona di S. Caterina si è visto che la « pattuglia » bellicosa che operava colà, nell’autunno-primavera 1944, si configurava come una forma « mista »: « Bixio », « Omero », « Dorigano » e gli altri locali accanto a quelli di Poleo come « Marte », « Turco », « Brescia » e così via, accanto ad elementi dei luoghi più vari come « Luganega », « Salsiccia » di Sanvito oppure « Turiddu » e «  Bari ».

Invece a Valli del Pasubio si notano due fatti: a) un inizio guerrigliero più lento, rispetto ad altri luoghi, ma subito dopo estremamente più violento, e basti pensare al mese di giugno 1944; b) una forma a composizione « indigena» della pattuglia, cioè con uno scarso apporto di elementi che non fossero nativi di Valli.


D’altra parte la zona di S. Caterina aveva la confluenza di Poleo e di Schio, la zona di Torrebelvicino disponeva di una sua pattuglia, la zona di Recoaro era geograficamente ricettiva per conto suo con boschi e montagne, né infine vi poteva essere un flusso da nord, cioè dalla Vallarsa. In più riunioni avvenute in contrada Chiumenti con gli ex partigiani del luogo si è potuto definire la composizione della prima pattuglia di Valli, che, dopo la morte del suo primo comandante Roso Domenico (« Binda ») nell’imboscata di Staro, veniva chiamata la « pattuglia Ciccio », dal nome di battaglia del vice¬comandante Bruno Brandellero.

 

1. - ROSO DOMENICO (« Binda ») - capo-pattuglia. Classe 1922. Dei « Roso » di Codevolpe. Bersagliere, tornò dopo 1’8 settembre.

2.- BRANDELLERO BRUNO (« Ciccio ») - vice-capopattuglia. Classe 1922. Della contrada Brandelleri. Servizio militare in Sanità, campione veneto di pugilato.

3. - CHIUMENTI DOMENICO (« Lince »).

4. - CHIUMENTI GIUSEPPE (« Bruno »). Nato a Torrebelvicino il 3-1-1918 (profughi di guerra), residente a Valli in via Chiumenti, fratello di Domenico. Nei giorni dell’8 settembre fugge dal 5° Autocentro di Trieste, rimane a casa fino a maggio 1944 poi entra nelle formazioni prima con Attilio Andreetto (« Sergio ») poi con Germano Baron (« Turco »).

5. - CORTIANA FULVIO (« Fulvio »). Classe 1921. Figlio di Pietro, agricoltore in via Costegiolo sopra contrà Chiumenti e fratello di Eugenio. In Fanteria a Sacile, all’8 settembre era a casa in convalescenza per peritoni te. Fu tra i primi della pattuglia, in maggio passò a Campetto e Campodavanti e poi, per un certo periodo, operò nella Brigata « Stella ».

6. - CORTIANA SILVIO (« Fiamma »). Classe 1922, residente in via Campagnola di contrà Taldi, cugino di Fulvio. Guardia frontiera verso l’Jugoslavia, tornò a casa.

7. - DALLE MOLE LUCIANO (« Lancia »). Classe 1925, residente in via Gioi a S. Antonio. Figlio di Davide, esercente, mediatore. « Lancia » venne gravemente ferito nel rastrellamento di Vallortigara.

8. - PENZO ENRICO (« Crinto »).

9. - PENZO VITTORIO (« Bruna »). Nato il 6-7-1924, residente a S.Antonio, riformato per imperfezione alle dita. Fu nella « Pasubiana », nel Trentino ed in Val di Non.

10. - PIANEGONDA WALTER.

11. - PIAZZA MARIO ALESSANDRO (« Nostrano »). Classe 1924. Figlio di Domenico, agricoltore, da S. Antonio. Per pochi giorni fu recluta nel 9° Alpini a Vicenza. Caduto a Vallortigara.

12. - PIAZZA PAOLO (« Pedro »). Classe 1924, recluta. Figlio di Albino in via Chiumenti. Ora in Australia.

13. - ROSO ALCIDE (« Gallo »). Classe 1924, volontario a 17 anni. Figlio di Giuseppe Roso (Caldaia), stradino, residente a S. Antonio.

14. - TRENTIN ANTONIO (« Battaglia »). Classe 1918. Figlio di Giuseppe dei « Furbi » in contrà Pietra sopra i Chiumenti. L’omonimo « Burasca » è di Torrebelvicino.

15. - VALMORBIDA RINO (« Spiridione »). Classe 1920, Figlio di Giuseppe in via Costegiolo. Di Fanteria, tornò dopo 1’8 settembre. Fu anche commissario della « Pasubiana » ed ha lo stesso nome di battaglia di « Spiridione » della « Pino ».



IV. LA «PATTUGLIA DI MALUNGA» detta «LA VALANGA»


La Resistenza armata nella zona di Malunga richiede uno studio particolare sul luogo e sui personaggi. In questa Inchiesta si riportano solamente alcune notizie preliminari che derivano da un memoriale di Corzato Ferruccio (« Romagnolo ») e da qualche informazione fornita dai partigiani di Valli d. P., i quali riferiscono che il nome « LA VALANGA » dato alla pattuglia di Malunga proviene dal nome di battaglia della partigiana Alma Cavion (« Valanga »). «Romagnolo», nella sua prima azione armata, cita un buon numero di nomi di battaglia e di alcuni di questi è stata possibile l’identificazione nel corso delle riunioni a Valli d. P.:

1. « SCALABRIN » (Albino Gaspari) - 2. « ROLANDO» (Giuseppe Pozzer) - 3. « MASTRILI » (Pietro Pozzer) - 4. « DUMAS » (Corzato Mario) - 5. « TOSCANO» o « Narciso » (Narciso Pagliosa, caduto a Camposilvano) - 6. « EL VECIO » (Augusto Cumerlato, caduto a Camposilvano) - 7. « VALANGA » (Alma Cavion) - 8. « ALDA » (Alda Chiumenti) - 9. « CALABRIA » (un meridionale) - 10. « IVANO» (di Torrebelvicino) - 11. « PIPER » -12. « FRANCO » - 13. « FIORE » - 14. « POLI » - 15. « FIUME » (di Pievebelvicino).

Non si può escludere che, nell’elenco, vi siano delle imprecisioni che verranno eventualmente rettificate nel corso delle ricerche.



V. LE « PATTUGLIE DI STARO »


Per la sua posizione geografica la zona di Staro, sita quasi a cavaliere fra la vallata del Leogra e quella dell’Agno, fu coinvolta da azioni partigiane e dalla presenza di pattuglie provenienti sia da Recoaro che da Malunga, oltre all’arrivo di partigiani che risalivano da Valli. Tuttavia vi furono alcune piccole pattuglie anche localmente. Uno studio particolareggiato è tuttora in corso nella zona, anche perché a Staro vi era allora don Antonio Ziliotto (« Valpolicella »), il quale per voce quasi unanime aiutò in più occasioni i partigiani della zona e, fra luci ed ombre, costituisce una figura importante della Resistenza in Val Leogra.



VI. I PARTIGIANI CADUTI DI VALLI DEL PASUBIO.


Nel Cimitero di Valli è stata murata una lapide con i nomi e la data di morte dei Partigiani caduti.
1) 10 maggio 1944: ROSO DOMENICO - 2) 11 maggio 1944: SBABO SEVERINO - 3) 14 giugno 1944: CAMPANARO PIETRO - 4) 16 giugno 1944: CORTIANA GUIDO - 5) 17 giu¬gno 1944 (rastrellamento di Vallortigara): BRANDELLERO BRUNO, CERVO GIOVANNI di Posina, CICCHELERO MARIO, GHISI RENZO di Ostiglia (Mn), LOVATO DECIMO ANGELO di S. Quirico, PIAZZA MARIO ALESSANDRO, ZAMBON ENRICO di Posina - 6) 8 luglio 1944: CUMERLATO AUGUSTO, PAGLIOSA NARCISO - 7) 4 luglio 1944: PIANALTO ANTONIO - 8) 8 luglio 1944: DALLE MESE NARCISO - 9) 9 luglio 1944: MASSIGNANI ERNESTO, TESSARO GUERRINO - 10) 26 ottobre 1944: FILIPPI GIUSEPPE DI GIOVANNI, FILIPPI CARLO, POJER GIUSEPPE, ROMPATO MARIO - 11) 8 novembre 1944: PENZO GIULIO ¬ - 12) 4 dicembre 1944: CHIUMENTI LUCIANO - 13) 21 febbraio 1945: PENZO DOMENICO ¬- 14) 16 febbraio  1945: POZZAN ADOLFO -17) 24 marzo 1945: POZZAN GIROLAMO - 18) 13 aprile 1945: PIANALTO PIETRO - 19) 29 aprile 1945: FILIPPI GEMMA, TRENTIN ANTONIO ¬- 20) VALMORBIDA FRANCESCO - 21) 14 aprile 1946: PIANALTO MARCELLO.



NOTA AGGIUNTIVA
In corso di stampa sono pervenuti dal Comune di Valli del Pasubio i seguenti dati anagrafici (28-5-1978):

BRANDELLERO BRUNO -Figlio di Emilio e di Lissa Dal Prà Angela. Nato il 19-1-1922 a Valli del Pasubio (Vi) ed ivi residente in contrà Brandelleri, falegname, lic. elementare.
Il padre Emilio è nato a Valli d. P. il 17-7-1874, agricoltore, coniugato in prima moglie con Taldo Catterina dalla quale ebbe Giovanni Maria nato il 3-7-1897, Ester nata il 3-11-1909, Caterina detta « Nella » il 28-3-1917. Ester morì il 15-12-1963, Caterina nel 1971 in Neozelanda. Emilio sposò in seconde nozze Lissa Dal Prà (n. il 6-7-1892, m. il 18-1-1933) ed ebbe Luigi detto “Gino”, nato il 24-11-1918, e Bruno nel 1922. Bruno Brandellero effettuò il servizio militare in Sanità (matricola 25380) ma venne riformato per affezione tiroidea. CICCHELERO MARIO di Antonio e fu Vallarsa Clorinda. Nato a Valli d. P. il 15-6-1922, caduto a Valli il 17-6-1944 nella strada che da Valli porta a S. Sebastiano. CORTIANA GUIDO di Giacomo e di Lighezzolo Santa. Nato a Lecco il 31-7-1918 e caduto a Valli, vicino al sentiero che porta dal Ponte Verde alla Casina Rossa, il 16-6-1944. PIAZZA MARIO ALESSANDRO di Domenico e di Filippi Luigia. Nato a Valli d. P. il 16-9-1924 e caduto a Valli il 17-6-1944 nei pressi del Capitello di Via Vallortigara.