STORIA VENETA ILLUSTRATA DALLE ORIGINI ALLA FINE DELLA REPUBBLICA DI VENEZIA

 

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INIZIA LA RIVINCITA VENEZIANA NEL MEDITERRANEO

 

MOROSINI CONQUISTA CORONE (ANNO 1685)

 

Nel 1684 i turchi riaprono inaspettatamente le ostilità contro la Serenissima che risponde con una serie di straordinarie vittorie che la porteranno a riconquistare vecchi possedimenti e ad acquisirne di nuovi. L’eroe del momento è ancora Francesco Morosini...

 

 

Quando Elena Cornaro si spegneva a Padova nel 1684 dopo aver apportato nuovo onore e fama alla Serenissima Repubblica, nuovi venti di guerra spiravano in laguna dall’est europeo.

 

Un attimo prima gli ungheresi si erano ribellati all’impera­tore Leopoldo chiedendo malauguratamente aiuto al sul­tano turco. Questi non perse certo l’insperabile occasione e così un’eccezionale armata turca si presentò ben prestò niente meno che alle porte di Vienna, ovvero, alle porte della stessa cristianità.

 

Mai la minaccia turca in tanti secoli aveva acquistato tali dimensioni e tanta gravità. La cristianità tornava dopo molti secoli a tremare come ai tempi ormai lontani dell’invasione araba fermata miraco­losamente da Carlo Martello a Poitiers.

 

La situazione dovette apparire alquanto particolare specialmente a Venezia. Per anni, anzi, per secoli la Serenissima aveva infatti bussato alle porte delle potenze europee per chie­dere il loro aiuto contro il dilagare degli eserciti turchi verso occidente.

 

Per secoli la Repubblica aveva ricevuto in cambio solo tiepidi appoggi, silenziosi dinieghi, vigliacchi volta spalle ritrovandosi spesso e volentieri a combattere da sola. Ora l’Europa piangeva, ma troppo fresco era ancora a Venezia il ricordo dell’assurda perdita di Candia dopo 22 anni di assedio mentre tutta l’Europa si era dimostrata indifferente e riluttante ad ogni forma di pos­sibile intervento.

 

Ora però tutti erano pronti a chiedere aiuto al governo veneziano, ora che i turchi si erano spinti fino al cuore dell’impero. L’imperatore naturalmente in prima fila, ma anche il papa ed il re di Polonia premeva­no pesantemente su Venezia affinché scendesse in campo con le sue navi contro l’immediato pericolo tanto più dopo che si aveva da poco inflitto una sonora sconfitta all’eser­cito turco.

 

Venezia sceglie la battaglia per rifarsi degli antichi torti subiti...

 

Il momento era dunque favorevole. Intervenendo Venezia avrebbe potuto magari riconquistare parte dei territori perduti e perché no, la stessa Candia. E così il 19 gennaio del 1684 venne dato l’annuncio ufficiale all’ambasciatore dell’imperatore a Venezia che la Repubblica era pronta a scendere nuovamente in campo contro gli “infedeli”.

 

In qualità di comandante supremo delle forze navali veneziane, venne preposto un celebre personaggio che tornava così alla ribalta della storia: Francesco Morosini, colui che fino all’ultimo aveva cerca­to di difendere Candia dovendo alla fine però cedere e fir­mare la pace con i turchi.

 

Nei confronti di questi ultimi il desiderio di rivincita doveva essere veramente grande nel cuore del capitano allora sessantaquattrenne. Tanto più che rientrato da Candia, Morosini aveva dovuto subire anche un umiliante ed assurdo processo per alto tradi­mento dal quale il comandante ne uscì brillantemente assolto tanto che poco prima della nuova entrata in guer­ra di Venezia, Morosini aveva perso per un soffio il trono ducale.

 

Dopo quindici anni tornava così a combattere nuovamente contro i turchi. Appena finiti i preparativi della flotta, Morosini non perse tempo, puntando decisa­mente sul primo obbiettivo: l’isola di Leucade conquistan­dola il 6 agosto del 1684. Situata fra Cefalù e Cefalonia l’i­sola era anche il principale punto di accesso sia all’Adriatico che al Golfo di Corinto oltre che una strategi­ca base per eventuali sortite nella vicina penisola greca.

 

E proprio lì Morosini puntò ben presto le sue bellicose attenzioni e le sue navi nella primavera del 1685 sbar­cando con quasi mille uomni nel vecchio porto veneziano di Corone, in Morea. La cittadella fortificata era stata persa dai veneziani nel 1500 e il ritorno dopo 200 anni aveva così tutto il sapore di una storica ed insperata rivincita.

 

Mentre le mura di Corone venivano bombarda­te e gli abitanti resistevano tenacemente all’assedio dei veneziani, altri 10.000 giannizzeri al comando del Pascià di Morea Mustafà, stavano sopraggiungendo. Morosini avutane notizia, si organizzò tempestivamente. Lasciata una parte dei suoi uomini a guardia delle trincee, con il resto decise una sortita contro l’accampamento nemico.

 

Sorpresi nel sonno i turchi si diedero in gran parte a pre­cipitosa e disordinata fuga mentre nel campo dilagavano i soldati veneziani. Era andata bene ed il ricco bottino di armi, artiglieria e cannoni lasciava ben sperare. I vene­ziani tornarono così a concentrarsi sulla conquista di Corone.

 

Il primo assalto tuttavia venne respinto dagli assediati dopo che il Morosini era riuscito a far aprire ai suoi una breccia nelle spesse mura dei torrioni. Si sareb­be comunque ritentato il giorno dopo se i turchi non si fos­sero preventivamente arresi issando una bandiera bianca sulle mura della cittadella assediata.Si aprirono subito i negoziati durante i quali Morosini garantì ai turchi la vita.

 

Tuttavia nel bel mezzo delle trattative una cannona­ta, probabilmente non casuale, venne sparata sul gruppo dei convenuti falciando alcuni rappresentanti e soldati veneziani. Seguirono inevitabili momenti di tensione durante i quali ogni possibilità di trattativa sembrò dile­guarsi ed infatti dalla diplomazia si passò nuovamente alle spade.

 

Alla sanguinosa provocazione le truppe allea­te cristiane – ai Veneziani si erano infatti aggregati solda­ti tedeschi e pontifici – irruppero nella cittadella lascian­dosi andare ad un orribile quanto ingiustificato massacro della popolazione civile. La città venne infine saccheggia­ta, mentre i pochi superstiti venivano catturati e impiega­ti quali rematori nelle galee. Altre 1200 persone fra donne e bambini vennero fatte prigioniere e forse vendu­te. Corone tornava in quel modo ad essere cristiana, ma per il Morosini era solo l’inizio. Corone infatti era solo il primo passo verso nuove ed ulteriori “riconquiste” che nei successivi mesi si velificarono con una straordinaria rapidità. Il leone di S.Marco, proprio grazie al Morosini, tornava così a ruggire in Oriente.